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“Vivi e lascia vivere”, intervista esclusiva a Massimo Ghini: “Ai David di Donatello faccio il tifo per Pierfrancesco Favino”

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E’ uno degli attori più amati e conosciuti della televisione e del cinema italiano. Grazie al suo talento e alla innata simpatia è entrato nel cuore degli telespettatori che continuano a seguirlo con affetto. Stiamo parlando dell’attore Massimo Ghini, protagonista della serie in onda dal 23 aprile su Raiuno  Vivi e lascia vivere. Massimo interpreta Tony, un uomo che torna dal passato di Laura interpretata da Elena Sofia Ricci e che porterà scompiglio nella sua vita. In questa intervista, rilasciata in esclusiva a SuperGuida Tv, Massimo ci ha parlato più approfonditamente del suo personaggio e delle seconde possibilità che possono presentarsi nella vita. A proposito di occasioni ci ha rivelato che proprio l’incontro con Pappi Corsicato, regista della serie, è stata una scoperta e che è stato proprio lui a convincerlo a partecipare al progetto. “Mi ero convinto di non essere adatto”, ha infatti confessato. A partecipare alle riprese della serie anche il figlio di Massimo, Leonardo, che per la seconda volta dopo l’esperienza al cinema con il film “La banda suona il pop” si è trovato nuovamente ad interpretare il padre da giovane. Ci scherza su Massimo puntualizzando però su un aspetto a cui tiene molto. Non si è trattata di una raccomandazione ma di occasioni che si sono presentate. Per il futuro si augura però che Leonardo possa proseguire la sua strada da solo considerando che ha da poco concluso l’Accademia. Massimo si meriterebbe però di più tanto che quando gli chiediamo se aveva mai pensato di cimentarsi nella regia la risposta non si fa attendere anche se lascia un po’ l’amaro in bocca. Ci rivela di essere stato avversato perché “purtroppo sembra sempre che io occupi un posto che non è il mio in quanto dovrei limitarmi a fare l’attore, ci ha spiegato. L’attore ci ha dato anche il suo favorito ai Premi dei David di Donatello che si svolgeranno il prossimo 8 maggio e a proposito di politica si dice pronto a lucidare le spade nel caso in cui gli venisse offerta un’altra possibilità. Noi intanto gli auguriamo che possa tornare presto a lavorare considerando che un nuovo ruolo lo attende.

Intervista esclusiva all’attore Massimo Ghini

Massimo, da giovedì sera la vedremo nella serie “Vivi e lascia vivere”. Ci può descrivere il suo personaggio?

Lo posso descrivere ma non del tutto. Essendo una serie in cui è presente anche l’elemento thriller cercherò di dire delle cose che possano confondervi (ride). La sintesi del mio personaggio è il passato che ritorna. La storia ruota attorno al personaggio di Laura, una donna gagliarda che dopo un momento difficile cerca di non arrendersi e di ricostruire la propria vita. Tradurrà le sue difficoltà in un progetto. Il caso ci metterà il dito perché Tony e Laura si rincontreranno a Napoli. Un incontro che avviene per caso dopo dieci anni e non posso dire se sarà foriero di cose belle o brutte. Starà allo spettatore scoprirlo. 

Come al personaggio di Laura, c’è stato un evento che le ha cambiato la vita e che l’ha portata a rimettersi in gioco?

Si mi è successo. Nella serie Laura è sposata e il marito che lavorava sulle navi scompare. Si trova a fronteggiare da sola le difficoltà familiari e comincerà a farsi delle domande per capire come riuscire a risolvere i problemi. E’ abbastanza significativo dal punto di vista dell’universo femminile. Nel suo progetto Laura trascina anche le sue amiche che condivideranno con lei gioie e dolori. La resistenza la porterà a conquistare un importante risultato. 

Crede nelle seconde possibilità?

Ci credo molto. Avere una seconda possibilità è anche una questione di fortuna ma è anche frutto di determinazione. La vita non è mai solo una situazione e non è mai solo una possibilità. Quando ci si accontenta di quella possibilità si può essere felici ma si perde molto. La seconda possibilità non origina per forza da una tragedia ma potrebbe anche essere frutto di un ragionamento, di un’autoanalisi. Ognuno di noi vive con l’idea di avere una seconda possibilità. 

Riproponendo una citazione di Charles Bukowsky ha mai desiderato una seconda possibilità di incontrare qualcuno per la prima volta?

Nel nostro mestiere accade più facilmente di quanto si possa immaginare. Noi viviamo anche di sogni e tutto ciò che è fatto di desiderio e di utopia nasce dalla possibilità di avere una seconda occasione. A me è successo questo quando ho incontrato Pappi Corsicato. Dirò una cosa stupida ma non pensavo di essere nei suoi progetti. Mi ero convinto di non essere adatto. E invece mi ha offerto questa bellissima occasione. Ci sono persone che si incontrano e si scoprono. Con Pappi è successo proprio così. Incontrare Elena invece è stato tranquillizzante perché ci conosciamo da anni e avevamo lavorate insieme diverse volte tra cinema e televisione. Elena è una compagnia di viaggio straordinaria e una grande professionista. 

Nel ruolo da giovane suo figlio Leonardo. Che consigli gli ha dato? Come è stato averlo con lei sul set?

Spero per Leonardo che sia l’ultima volta e ti spiego il perché. Non ho assolutamente raccomandato mio figlio. E’ avvenuto tutto per caso. Ci sono state due diverse occasioni in cui Leonardo ha dovuto interpretare me da ragazzo. Una ha riguardato il film “La banda suona il pop” di Fausto Brizzi e l’altra la serie “Vivi e lascia vivere”. Nel caso del film è stato proprio Fausto a propormelo visto che cercava qualcuno che mi somigliasse. E Leonardo è stata una scelta azzeccata perché tra i miei figli è quello che mi somiglia di più quando avevo 20 anni. Poi dopo il film è nata l’occasione con la serie perché in un flashback si rivede Tony da giovane. Anche in quel caso è stato Pappi che me l’ha proposto. Ho pensato in quel momento che mi avrebbe odiato per il fatto di essersi specializzato nel ruolo del padre da giovane. Meno male che l’ha presa a ridere. Ha finito di studiare da poco in Accademia e purtroppo ora che stava cominciando a lavorare si è trovato come tutti in questa situazione complicata. Deve farsi la sua strada e non credo che gli capiterà più di interpretare me da giovane. 

E pensare che lei nasce sotto tutt’altra stella, come animatore nei villaggi turistici. Che ricordo ha di quell’esperienza? E’ stata una buona palestra?

Cominciai con Rosario Fiorello. Lavoravamo nello stesso villaggio e io facevo il capo animatore e Rosario il barman. Da giovane non guadagnavo molto e amici in comune mi convinsero a tentare quell’esperienza. E’ stata un’esperienza positiva perché è stata una bella palestra. Ho imparato ad interfacciarmi con il pubblico e a fare cose che il mio mestiere di attore non mi consentiva di fare. All’inizio ho ravvisato una sorta di razzismo intellettuale perché se facevi l’animatore dovevi nasconderti. Ho sviluppato grazie a questa esperienza la capacità di parlare e di prendere in mano le situazioni. 

Qual è stato l’incontro che ha dato una svolta alla sua carriera?

Ci sono stati alcuni incontri che hanno svoltato la mia carriera. Il primo è stato con Strehler che mi prese dopo un provino portandomi a debuttare a Parigi. L’altro è stato con Vittorio Gassmann che considero il mio maestro. Quando ho lavorato con lui instaurando un rapporto di amicizia e di stima mi sentivo considerato. L’altro incontro che mi ha permesso di farmi poi conoscere a livello internazionale è stato con Franco Zeffirelli. In Italia purtroppo non sappiamo trattare bene le eccellenze che abbiamo ma ogni volta che sono andato all’estero essere l’attore di Zeffirelli era il mio biglietto da visita. 

Ha mai pensato di cimentarsi nella regia?

Ho fatto delle regie teatrali ma non ho avuto fortuna in quelle cinematografiche. Un paio di volte che ho tentato sono stato avversato. Purtroppo sembra sempre che io occupi un posto che non è il mio perché dovrei limitarmi a fare l’attore. Il fatto di essere stato anche altro ha sempre dato un po’ fastidio. All’estero questi miei progetti erano stati apprezzati mentre in Italia mi hanno tagliato le gambe. Non mi arrendo però. Credevo e credo in quei progetti e da persona onesta mi batterò.  

Tra poche settimane ci sarà la premiazione ai David di Donatello. Chi meriterebbe di vincere come miglior film? E tra le interpretazioni?

Parteggio per Pierfrancesco Favino. Ha diritto a vincere per la migliore interpretazione. E’ un attore che stimo molto e che trovo superlativo. Il film mi è piaciuto perché dentro ci ho trovato un po’ l’anima di Rosi. In questo ho notato una maggiore grinta nel trattare la cronaca essendo un film di denuncia. Bellocchio è un regista più poetico e ho trovato la sua scelta coraggiosa. 

Quale ruolo le piacerebbe interpretare in futuro? Sui ruoli che interpreta si confronta anche in famiglia?

Tre settimane fa dovevo iniziare a girare il film “Una famiglia mostruosa” di Wolfango De Biasi. Il ruolo che mi è stato offerto è stato ricoperto da attori importanti del passato. Spero di poterlo girare a breve. Sui ruoli che interpreto mi confronto sempre in famiglia. Sono anche inconsciamente invadente perché mia moglie mi ripete spesso che quando inizio a studiare un personaggio mi trasformo fisicamente. Io comincio a ragionare e a sentirmi come il personaggio. Guadagnandomi la disistima di tutti ho sempre detto che il primo cambiamento che affronto quando vado ad interpretare un nuovo personaggio è fisico. Quando mi alzo la mattina e mi guardo allo specchio mi abituo a vedermi in quel personaggio. Mia moglie rimane impressionata. 

L’età le ha insegnato qualcosa che non sapeva sull’amore?

Tutti i giorni mi continua ad insegnare qualcosa sull’amore. L’amore non è un sentimento codificabile. Il nostro è un mestiere fatto di amore. Non so se mi ha cambiato ma so che mi piace sentirmi innamorato. 

Ho letto che una delle sue più grandi passioni è la politica. Ha mai pensato in questi anni di candidarsi?

Sono già stato candidato a Roma alle elezioni del 1992. Vinsi e venni eletto consigliere comunale. Poi ho ricoperto anche il ruolo di Vicepresidente della Commissione Cultura. Sono sempre incarichi che comportano grandi responsabilità. La politica è stata l’altra anima della mia vita. In questo momento avevo pensato di appendere le spade al muro e invece le sto lucidando perché è un momento di grande combattimento. Ci ho pensato in questi anni e mi viene spontaneo farlo. Avevo sperato qualche volta di essere candidato ma sempre spiegando che guadagnavo di più a fare l’attore e che avevo la mia visibilità. Sono stato deluso quando non mi è stato chiesto ma sono sempre pronto ad avere questo senso di responsabilità. Amministrare una città come Roma non è una passeggiata. Quell’esperienza mi ha cambiato come uomo e come cittadino. Mi piacerebbe farlo come atto di coscienza. Nel nostro ambiente non abbiamo mai un vero e proprio riferimento. Io mi creerei un grandissimo danno a farlo perché durerei una legislatura. 

Prossimi progetti?

Come ti dicevo, sto aspettando che si possa girare il film “Una famiglia mostruosa”. Quando ci penso mi viene però da ridere a denti stretti. 

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