Lo Stato Sociale è un gruppo musicale italiano nato nel 2009, formato da tre DJ di Radiocittà Fujiko di Bologna: Alberto Cazzola, Lodovico Guenzi e Alberto Guidetti. Nel 2011 la formazione a tre viene ampliata a quintetto con l’ingresso di Enrico Roberto e Francesco Draicchio.
E’ sicuramente il fenomeno musicale del momento e il secondo posto di Sanremo lo conferma. Una boy band che non ricorda neanche da lontano le boy band degli anni ‘80 o ‘90 la cui peculiarità era l’essere bellocci (non che siano brutti!!). Lo Stato Sociale come band, ha dai testi impegnati e intelligenti ma presentati e cantati con una allegria di fondo che conquista il pubblico.
Intervista Lo Stato Sociale
(portavoce del gruppo è stato per SG Alberto “Bebo” Guidetti)
Dopo Sanremo la vostra canzone ha spopolato e siete arrivati primi su iTunes. Ve lo aspettavate?
E’ già successo con dei vecchi singoli di arrivare primi su i-Tunes su quello Store. In realtà, la vera sorpresa è stata quella di rimanere per un mese e mezzo (quasi due) ai primi posti della classifica e anche ai primi posti dei brani più trasmessi delle radio nazionali. Che è sicuramente un bel risultato per una band che viene dal basso come noi!
“Una Vita in Vacanza“ ha un ritmo scanzonato, divertente ma ha un tema di fondo originale e piuttosto serio. Qual è il vostro messaggio, cosa volete comunicare?
L’antica lotta con il lavoro e la sua anamnesi, la vacanza. Cerchiamo di parlare in maniera più leggera possibile perché comunque si tratta di una canzone pop, i minuti a disposizione sono solo quattro. Non può essere quindi una dissertazione di come in realtà molto spesso il lavoro si tramuti in forme che non rispecchiano la passione o la volontà il lavoro lo fa e Sarebbe bello riuscire a perseguire più spesso e avere lo spazio di poter trattare il lavoro e la propria passione e quindi praticamente non lavorare mai. Avere una bella fortuna insomma di fare della propria passione un lavoro!! (un po’ come fanno loro!)
“La vecchia che balla” Paddy Jones sul palco dell’Ariston
Avete avuto un’idea originalissima e assolutamente geniale di invitare sul palco dell’Ariston durante la vostra esibizione, una vecchina di 80 anni… da dove è nata l’idea?
L’idea è nata da Matteo Romagnoli di Garrincha Dischi, nostra casa discografica, di fatto sesto uomo de Lo Stato Sociale e stavamo cercando un’idea per la messa in scena sul palco dell’Ariston.
E abbiamo pensato, “Cavolo! Troviamola davvero un vecchia che balla!” Così siamo andati su Youtube, e uno dei primi risultati era Paddy Jones che ballava con Nico nella trasmissione Tu Si Que Vales. Da lì l’abbiamo contattata tramite mail e poi è nato tutto, diciamo che ci siamo “innamorati”.
Vi definite “la band di cinque ragazzi bolognesi che fanno canzonette” ma sono veramente solo canzonette? I vostri testi hanno sempre un quid di “denuncia”. Chi è veramente questa band?
Guarda questa band è un animale strano, 5 animali strani a formare il corpo e la testa. Noi cerchiamo ovviamente di fare qualcosa che faccia passare 4/5 minuti positivi alle persone.
Così come quando facciamo il concerto cerchiamo di mandare a casa delle persone almeno un pochino più felici di quello che sono arrivate e sai oggi, far divertire e stare bene assieme non è facile. Soprattutto in questa società.
Per non parlare di quello che succede attorno. Sai noi per formazione siamo molto attenti a quello che i succede attorno e a quello che viviamo. Nell’ambito della società della politica, e insomma non stiamo qui a fare delle fiction, poi quello che viviamo lo “ributtiamo” nelle canzoni.
Lo Stato Sociale: La politica non come gioco di potere ma un dare voce alle esigenze del cittadino
Nei vostri testi parlate moltissimo di politica anche se in un modo molto personale, siete attivi politicamente? Che cos’è per voi la politica e quale sarebbe il modo giusto di farla?
Guarda io ti rispondo personalmente anche perché ci vorrebbero 5 risposte diverse. Comunque diciamo che ognuno di noi in maniera diversa con intensità diverse si occupa di politica fa attivismo, in generale.
Io ho un’estrazione un po’ più movimentista vengo dal Movimento extraparlamentare dei centri sociali e insomma un pò tutta la band è così. Insomma sarebbe bello che la politica non fosse solo gioco di potere, perché lo è anche, è inevitabile ma avesse sinceramente a cuore le esigenze nuove della società:
- La regolamentazione e la possibilità di dare un impiego alle nuove generazioni
- La tutela dello studio e della sanità pubblica
- La possibilità di godere di un welfare allargato; si è parlato tanto in campagna elettorale di reddito di cittadinanza
Insomma, ci sono tante nuove esigenze che la modernità, la tecnologia e l’avanzamento e i cambiamenti della società ci impongono che molto spesso la politica si scorda.
Attivarsi in maniera contingente a quella che è la realtà Per Davvero e non giocare a chi “No il Premier è mio, No il Premier è tuo” “No l’Interno è mio, gli Esteri è tuo” etc… e Sai, è quello che poi causa la disaffezione della politica.
Lo Stato Social, Uno per tutti, tutti per uno
Di solito in una boy band c’è spesso il front-man che identifica un mondo preciso ma voi avete preferito molto spesso cantare tutti. E’ una voglia di protagonismo personale o solo comunicare che l’idea del “collettivo” è la scelta migliore?
Entrambe le cose: al 60% è una voglia di rompere lo schema, il cantante che è il Leader, il Front Man. Qui tutti fanno tutto. E’ un’azienda di famiglia. Ognuno a turno si prende la responsabilità di essere il Leader, insomma.
Dall’altro lato naturalmente quando sali sul palco, c’è una fetta di Ego da soddisfare. Anche noi, che tutto sommato siamo delle persone parecchio normali, facciamo questo mestiere perché ci piace sentire gli applausi. Una fetta di soddisfazione dell’ego è sempre presente.
Però anche questo è un modo naturale che fa emergere delle dinamiche che sono da sempre così: c’è un giorno della settimana che magari, qualcuno è un po’ più dimesso e stanco e non può oggettivamente tirare avanti il baraccone e l’altro giorno della settimana magari è il suo turno. Insomma non è un problema. E’ comunque molto naturale, da questo punto di vista.
Uno dei vostri brani di successo ha un testo molto particolare “Nasci Rockstar, Muori Giudice Ad Un Talent”. Ci pare di capire che non approvate i Talent. Eppure per i giovani che vogliono fare musica pare sia una tappa obbligata. Cosa ne pensate?
Ma più che non approvare i talent, che sono comunque una fetta importante della discografia è che sono uno strumento piuttosto interessante che dà veramente una possibilità forte di accedere al panorama musicale, insomma una bella vetrina…
Il problema è che forse la dinamica di produzione televisiva tende un po’ a sottovalutare quelli che sono tutti gli aspetti pedagogici di insegnamento di quello che in realtà è un mestiere a tutti gli effetti.
In questo caso, non è tre mesi di conservatorio e imparare a suonar Bach, ad occhi chiusi, ci sono un sacco di competenze trasversali oltre a padroneggiare la tecnica che magari vengono un po’ sviliti o perse di vista in favore della grandeur, della diretta televisiva, dell’essere piacenti, piacevoli o comunque colpire in quei tre minuti che sei davanti le telecamere.
Questa cosa qua, dista da noi che magari sono 10 anni che cerchiamo di imparare da autodidatti e qualche risultato l’abbiam portato a casa che ci fa pensare: ok è una figata! Ma si potrebbe essere più bello…
Comunque “Nasci Rockstar e muori giudice di un talent” è un modo per dire: ti pieghi molto spesso a delle logiche o delle dinamiche che non ti piacciono per cercare costantemente un compromesso per portare a casa un risultato che vada bene a noi e alle nostre contro parti lavorative.
Quindi un po’ come guardare l’abisso e chiederti quanto di quell’abisso ti rimane dentro. Inevitabilmente qualcosa resta sempre.
Lodo Guenzi giudice ad X Factor? Verità o fantasia?
Alcuni rumors parlano di una possibile presenza di Lodo Guenzi come giudice di X Factor. Avete voglia di confermare o smentite decisamente la notizia?
Guarda io non ne so niente! E credo che non ne sappia niente manco Lodo! Sono veramente dinamiche di potere. Ignoro volentieri. Anche perché abbiam passato gli ultimi mesi e settimane chiusi in sala prove – aldilà del Primo Maggio- sono solo cose che si dicono, ne abbiam lette veramente di ogni… ma non è vero nulla!
Sarei più contento se Lodo Guenzi diventasse Primo Ministro!! Sarebbe più interessante la chiacchiera!!
Sempre nello stesso testo di “Nasci rockstar e muori giudice ad un talent”, troviamo: “Non serve avere un’opinione su tutto, Serve fare qualcosa su cui tutti abbiano un’opinione”. Approfondite ed ampliate questo concetto.
Quello che dicevamo prima in una scala più allargata. Se già un programma televisivo, per natura ti impone di essere spettacolarizzato, essere dirompente in pochissimo tempo condiviso anche dall’uomo della strada, che non pensa di realizzarsi un in mestiere ma sogna ormai di avere un pubblico.
Dopo decenni in cui ci è stato inculcato: bisogna apparire, bisogna apparire, la nuova generazione sogna solo di fare qualcosa che la metta al centro dell’attenzione mediatica.
E quindi ti ritrovi ad un certo punto quello che da fuori di brocca perché voleva fare il gesto da facinoroso così come alcuni fenomeni da baraccone che emergono dall’internet che ce ne sono tantissimi…e via di seguito.
E’ un modo di vivere e di pensare la propria vita che ti permea da piccolini: questa necessità di diventare qualcuno, perché se non sei qualcuno non sei nessuno. E quindi questa cosa ti distrugge, perché o da una parte o dall’altra. O zero o uno. Acceso o spento. E ragionare in questa maniera è un ottimo modo per distruggere le persone.
Quindi sarebbe più interessante che le cose succedessero naturalmente ai livelli in cui devono succedere. E che non ci sia l’agonismo nell’essere protagonisti. Magari un agonismo nel conoscere le cose e avere un’opinione. Perché l’opinione è legittima a tutti.
Il vostro successo è sotto gli occhi di tutti. Tuttavia, da una parte godete di un’approvazione sempre più grande dall’altra di critiche feroci che vi definiscono “cazzari irritanti”. Cosa accettate e cosa rispedite al mittente?
Tutte le cose sono giuste e vere. Noi abbiamo iniziato i nostri live quasi 10 anni fa, quando abbiamo formato la band e facevamo un’ ora di concerto ma avevamo solo 5 canzoni e aldilà delle 5 canzoni era tutto stra-cazzeggio. A livelli anche irritanti, sinceramente.
Quindi è vero, non è una critica, anzi è una realtà che fa parte di noi. Probabilmente di qualcuno che si accorge che succedono delle cose un po’ diverse però non gli vanno giù, e va benissimo.
Io penso che quando tutto quello che fai va bene o sei un santo o sei il Papa, probabilmente. Quindi sono contento di fare delle cose che diano anche fastidio e che non vadano giù ad alcune persone. Perché fa parte di questo mestiere e perché non è obbligatorio piacere a tutti.
Voi passate molto spesso da un registro demenziale ad uno molto impegnato. Questo non rischia di banalizzare il discorso serio?
Io penso che si banalizza più il discorso serio senza mettere quella giusta leggerezza nelle cose che si dicono. Noi non siamo degli accademici e non abbiamo la pretesa di dare lezioni a nessuno. Il problema è quando guardi ad un artista e pensi che lui debba dare delle indicazioni al Paese.
Evidentemente c’è qualcosa che non funziona. Io sono contento di dire delle cose impegnative e poi anche “vabbè ma cosa vuoi che ne sappia io!!” Chiaramente ho una mia idea delle cose: leggo un sacco di giornali e libri ogni giorno, ma non ho la pretesa di dire delle Verità Assolute.
Ho le MIE VERITA’ che trasferisco nelle canzoni e poi sarà il pubblico a decidere se condividerle oppure no.
Chiudiamo con una domanda da “Intervista bon ton” . Avete un sogno nel cassetto? Qual’è?
Secondo me ne abbiamo tantissimi… E’ forse il motore che ti spinge a fare questo mestiere, almeno per noi! Riuscire a realizzarne almeno una fettina, per quanto piccola… Ce ne sono tanti.
Potrebbe essere riuscire a fare davvero un tour nei palazzetti l’anno prossimo, così come scrivere un libro che hai dedicato anche solo a una persona o essere felici quando torni a casa e chiudi la porta e smetti di essere “Lo Stato Sociale”, che secondo me è già un bel risultato…
(Chiedo se il mercato internazionale è tra i loro progetti)
Beh… Si dice che all’estero è tutto più bello! Il problema è la lingua! Io credo che nel 2018 anche il pubblico estero non si preoccupa più della lingua che ascolta, tuttavia è un po’ utopico come pensiero.
La realtà dei fatti è che l’inglese per andare all’estero è fondamentale così come lo spagnolo. L’italiano lo parliamo in Italia e basta.
Per cui credo che il mercato internazionale non credo sarà mai una frontiera reale. Sarà più un gioco, ci facciamo un tour e “parliamo” agli italiani all’estero!
Ringraziandovi per la vostra disponibilità noi di Super Guida tv vi auguriamo il meglio! In bocca al lupo per tutto ragazzi de Lo Stato Sociale.