L’abbiamo conosciuta, apprezzata e soprattutto temuta in “Gomorra 2”, serie tv dal meritatissimo successo. Stiamo parlando di Cristina Donadio, la talentuosa attrice che ha interpretato Donna Annalisa Magliocca, (soprannominata Scianel).
Ma chi è veramente Cristina Donadio?
Cristina Donadio è un’attrice che fa questo mestiere da 40 anni con coerenza, fatica, determinazione e grande amore.
Ci sono molti modi di essere attrice: io, tornando indietro, rifarei tutto quello che ho fatto.
Nel mio mestiere come nella vita, però, l’importante è non dare mai nulla per scontato; tutto quello che avviene e che succede, bisogna viverlo con il proprio modo di essere, sempre.
Adesso è arrivata Scianel, che ha un po’ sconvolto la mia vita… ma va benissimo, perché sto avvertendo tutto l’amore e l’affetto della gente per quello che ho creato interpretando questo personaggio.
Quando e come si è manifestata la sua ‘vocazione’ per la recitazione?
Quando ero bambina, a Natale mio nonno amava vedere i suoi nipoti salire a turno sul grande tavolo di legno della cucina per esibirsi ciascuno a suo modo…
Ricordo che quando arrivava il mio turno non volevo scendere più dal tavolo! Posso dire che le mie prime esibizioni sono nate proprio lì…
Ho iniziato d’estate facendo piccoli spettacoli di cabaret con il mio amico Geppy Gleijeses. Una sera Nino Taranto mi vide e mi propose di entrare nella sua compagnia. Quella fu la mia prima tournée: da allora non ho mai più smesso.
La sua vita si è spesso alternata tra teatro e cinema. In quale di questa due realtà si sente maggiormente se stessa?
Personalmente, mi sento a mio agio tanto sul palcoscenico quanto sul set, che sia di Gomorra, del film “Libera” di Pappi Corsicato o altro….
Il teatro è la mia casa. Tornare al palcoscenico tra una ripresa e l’altra, per me, è naturale: lo studio del copione, le prove, la condivisione con i colleghi di lavoro…
Mi piace tutto questo perché è la vita che mi sono scelta…stare bene nel proprio ‘abito’, nella propria pelle e nella propria anima, dedicandosi totalmente a ciò che si fa…questo fa sì che ci si senta bene con se stessi ovunque.
Immagini di essere regista per un giorno. Che genere di storia vorrebbe raccontare? E quali attori inserirebbe nel cast?
Aiuto: non è mica una domanda facile, questa!
Oggi il cinema italiano, pur essendo ricco di eccellenze, ha il suo handicap nelle sceneggiature… si racconta quasi sempre di personaggi la cui età oscilla tra i 20 ed i 45 anni; tutti gli altri, in genere, sono di contorno.
Ci sono persone anziane, io credo, che custodiscono storie molto forti che meriterebbero di essere raccontate. Mi piacerebbe fare un film così…
Quando stavo per porle la domanda successiva, Cristina ha poi esclamato:
Ecco, mi è venuta in mente: mi hai fatto accendere la lampadina!
Mi piacerebbe dirigere un film tratto da un testo francese intitolato “Moby e Dick”. Il titolo, però, va inteso come il riferimento a due persone: una donna (Moby) ed un uomo (Dick).
È la storia di due vecchi attori di varietà che dopo 50 anni di matrimonio si concedono il lusso di andare in crociera per la luna di miele che non hanno mai fatto…
La sera del Gran Ballo a bordo, i due, eleganti e tirati a lucido come nei tempi migliori, si apprestano a lasciarsi andare alle danze ma… la nave va in avaria, e mentre sta affondando, la coppia riesce a salvarsi su una piccola scialuppa di salvataggio.
La scialuppa va alla deriva, così come loro… Moby e Dick cominceranno a ripercorrere la loro vita ricordando tutti gli spettacoli realizzati, ma finiranno con l’accusarsi a vicenda di tutti i fallimenti collezionati nel corso delle rispettive esistenze, finendo nella pancia di una balena, dove, con ogni probabilità, moriranno.
Come attori sceglierei <Isa Danieli> per la parte di Moby e <Roberto Herlitzka> per la parte di Dick, due incredibili attori di teatro ma anche di cinema. Mi piacerebbe dirigere entrambi.
Spostandoci sul versante “Gomorra”, volevo condividere con lei questa mia scoperta e farle una domanda che si ricollega al suo personaggio. Anni fa, mi ha colpito scoprire che sia Jack Nicholson che Heath Ledger, dopo essersi calati nei panni del Joker di Batman, avessero sviluppato una vera e propria ossessione per quel personaggio. L’interpretazione della fredda e calcolatrice Scianel ha in qualche modo influito su di lei, cambiandola da un punto di vista recitativo se non addirittura umano?
…è stato per me un grande regalo avere un personaggio come Scianel tra le mani.
I registi di Gomorra mi hanno dato una ‘stoffa’, lasciandomi libertà totale di tagliarla, imbastirla e cucirmela letteralmente addosso.
Scianel mi ha dato un gran gusto come attrice: è un personaggio duro, difficile, contraddittorio, pieno di sfaccettature e fuori da ogni schema. In poche parole, una donna che racconta l’orrore..
Io non recito la parte di Scianel: io ‘sono’ Scianel.
Penso che ogni attore debba arrivare a questo: diventare corpo, sangue, sudore dei personaggi da interpretare… Ormai, Scianel è dentro di me: fa parte del mio ‘guardaroba’.
La testa di un attore per me è una sorta di grande cabina armadio, dove ci sono scaffali, cassetti, mensole.
Lì sono riposti ‘gli abiti’ che un attore ha cucito nel corso della propria carriera. Scianel è nel mio guardaroba, in uno dei cassetti più a portata di mano. Nel momento stesso in cui apro quel cassetto, io torno ad essere Scianel.
Penso di parlare a nome di tutti i fan della serie tv Gomorra quando dico di attendere con impazienza ‘Gomorra 3’. Può dirci cosa dovremmo aspettarci dalla terza stagione di questa incredibile serie tv?
No, ovviamente no! – ha esclamato, divertita – È fuori discussione: non c’è spazio per dire nulla, se non che abbiamo iniziato le riprese della terza serie. I personaggi ‘superstiti’ torneranno, ma non posso dire altro.
Spero tanto di vedere le donne di Gomorra decidere le sorti delle più influenti famiglie camorristiche. Confesso di aver amato la seconda stagione proprio perché sono emersi questi ruoli femminili forti come, appunto, il suo personaggio e quello di Patrizia (Cristiana dell’Anna).
Sì, è vero: nella seconda serie sono subentrati questi due personaggi così diversi tra loro. Due donne ugualmente determinate e che sanno quello che vogliono.
Credo che questo avrà un seguito anche nella stagione successiva. Al di là della sceneggiatura, la discesa in campo delle donne, nel mondo della malavita organizzata, è un dato di fatto: non c’è niente d’inventato.
Le donne, nel mondo della malavita, scendono in campo non perché siano mogli, figlie o madri, ma perché anche loro hanno come obiettivo il potere, al pari degli uomini. Questa, ahinoi, è la realtà, ed è storia.
Una delle scene che le è stata più contestata – anche se, personalmente, non sono d’accordo per come è stata letta e pubblicizzata sul web – è quella della canzone con il vibratore. Secondo lei, quella particolare scena tendeva a mostrare una Scianel più fragile di quella intravista nel corso dell’intera stagione?
Assolutamente sì. Chi ci ha voluto leggere altro, gli ha dato una propria interpretazione. Quella scena, però, racconta soprattutto solitudine e disperazione. Intendiamoci: tutti questi personaggi sono dei walking dead (morti viventi).
Ognuno di noi vive recluso, in case di un lusso eccessivo, kitsch. Non sorridiamo mai, e quando accade, lo facciamo solo per schernire qualcuno. Ci sono tanti soldi che circolano ma non c’è concretamente la possibilità di spenderli e di ‘vedersene bene’, come diciamo dalle nostre parti.
C’è sempre la paura che qualcuno possa ucciderti, quindi non puoi rilassarti neanche un attimo, nemmeno in presenza di persone che, in teoria, dovrebbero esserti amiche o di famiglia. Sono delle persone disperate, e lo sono tutte.
La scena del vibratore racconta disperazione e solitudine, niente altro che questo…
Forse tra le scene in cui compare Scianel, ce ne sarebbero altre da criticare. Quando fa uccidere ‘O Track giocando con il telefonino, per esempio: trovo che sia molto più violenta ed urtante questa scena piuttosto che quella della canzone.
Siamo nel 2016: credo che non ci sia niente di cui scandalizzarsi se una donna, di qualsiasi ceto o di qualsiasi tipo, abbia in casa un oggetto fallico. Lo può tenere come opera d’arte, o come oggetto del desiderio. Che poi sia diventata una scena virale posso capirlo, perché è una scena forte, che normalmente non si vede nelle serie tv italiane.
Credo che se avessimo ripreso un boss che, di ritorno a casa dopo aver fatto una strage, fosse entrato nel bagno di casa sua per masturbarsi, ad esempio, avremmo destato molto meno scalpore.
Questo quasi a voler sottolineare che ad una donna sembra non sia ancora concessa una simile libertà, pur trovandosi tra le mura di casa propria.
Quella scena è altamente drammatica ed è stata girata, montata ed interpretata in maniera sublime da Francesco Comencini. Eravamo tutti consapevoli di voler raccontare qualcosa che facesse male al cuore, non certo qualcosa che potesse essere ammiccante o volgare.
Personalmente, ho amato molto quella scena, al pari di molte altre persone che l’hanno apprezzata per quello che raccontava.
Esattamente come la meravigliosa trilogia de ‘Il Padrino’, anche Gomorra è stata tacciata di incitare gli adolescenti alla violenza ed al bullismo, piaga che non accenna minimamente ad arginarsi nella nostra società ma che, al contrario, sta dilagando soprattutto tra le ragazze. Cosa risponde a queste ‘critiche’?
Dico che esiste Gomorra perché esiste la camorra, non il contrario. Non credo assolutamente che una serie abbia il potere di spingere le persone a delinquere.
Ricordo che a Carnevale alcune mamme facevano travestire i figli da Diabolik, ma questo non ha certo reso quei bambini dei delinquenti.
Lo stesso vale per Il Padrino, o Scarface: quando uscì quest’ultimo film, quasi tutti gli adolescenti avevano appeso il poster di <Al Pacino> in camera, e non per questo sono diventati dei narcotrafficanti!
Non credo che lo sfogliare un semplice giornale di cronaca, italiano o estero, possa indurre chi lo legge ad imitare questo o quel criminale.
Il rischio di emulazione rappresenta un falso problema che, purtroppo, evidenzia una falsa coscienza. A volte si parla di questo per non affrontare la realtà.
Secondo lei, Gomorra vuole trasmettere un messaggio ai telespettatori?
Gomorra racconta il male senza alcun tipo di giudizio: è una fotografia dei fatti. Non c’è nessun pentito, nessun poliziotto, nessun magistrato che racconta le vicende a cui il pubblico assiste. Ognuno, con l’aiuto della propria coscienza e del proprio modo di ragionare, recepisce e riporta un proprio messaggio.
Se vogliamo, il messaggio è rintracciabile a monte: Gomorra è il libro di <Roberto Saviano>, scritto da quest’ultimo con l’idea di raccontare quello che tutti sapevano ma che ognuno faceva finta di non sapere.
È come se Saviano avesse squarciato quel velo che nascondeva tutto ciò che accadeva a Secondigliano ed a Scampia ma che, purtroppo, può verificarsi in tutto il mondo.
Il messaggio del libro è: “Aprite gli occhi!”.
‘Gomorra’, invece, non trasmette alcun messaggio perché gli occhi di milioni di persone, grazie al libro, sono stati finalmente aperti.
Le musiche scelte come colonna sonora di Gomorra sono cupe, magnetiche e spesso anche struggenti. Lei, invece, che genere di musica ascolta di solito? C’è un cantante o un musicista a cui affiderebbe la colonna sonora della sua vita?
Le musiche di Gomorra mi piacciono moltissimo: i Mokadelic, ‘ Lucariello e Clementino rappresentano delle realtà musicali meravigliose, quindi li ascolto con grande piacere.
Per quanto mi riguarda, ogni mattina mi sveglio ed ascolto musica.
Ci sono giorni in cui ho desiderio di ascoltare Pino Daniele, un pezzo della nostra anima napoletana che, purtroppo, non c’è più. Oppure Ivano Fossati, che considero un grande poeta. O, ancora, Paolo Conte.
Ma amo anche la musica classica e la musica jazz, che adoro ascoltare dal vivo.
A volte una canzone ti rimane dentro perché ti evoca uno stato d’animo.
Sia che siamo felici o malinconici, molto spesso affidiamo il commento dei nostri stati d’animo a determinate canzoni. La musica è un qualcosa da cui non si può prescindere: non riesco ad immaginare la mia vita senza!
Quando non è impegnata a lottare per i suoi interessi e per la piazza di spaccio, Scianel si divide tra l’acquisto di abiti eleganti (il suo ‘sconto Scianel’ ha fatto ormai storia!) ed il gioco d’azzardo. Cos’ama fare, invece, Cristina Donadio nel suo tempo libero?
Vivere! Vivere la vita!
Nella mia scala di valori, ho sempre messo al primo posto la vita, assieme al lavoro. Tendenzialmente sono una persona un po’ pigra: posso trascorrere intere giornate in casa a godermi la vista del mare.
Spesso mi addormento e mi sveglio con il suono delle onde del mare: lo faccio da quando sono nata e credo sia un grandissimo privilegio.
Oppure frequento i miei amici: ho delle sorelle meravigliose con le quali adoro trascorrere il tempo. Ho una madre che vado a trovare ogni volta che posso.
E poi sono nonna: ho un figlio che mi ha regalato dei nipoti, ed anche se vivono ai Caraibi, cerco di vederli tutte le volte che mi è possibile.
A volte mi rammarico quando devo lavorare troppo, perché finisco col sottrarre del tempo alla mia vita, però posso affermare di avere una vita fatta di ‘pieni’, e di questo sono molto orgogliosa.
Credo di avere costruito una bella piattaforma sulla quale stare o con i piedi per terra o con la testa per aria.
Sono scissa tra <Cris> che è la parte di me che vive con la testa tra le nuvole, e ‘Tina’ che è quella con i piedi ben piantati a terra.
Al termine dell’intervista, non so quante volte ho ringraziato Cristina!
Credo sia raro incontrare persone che ti facciano sentire umanamente più ricca dopo averci parlato, anche solo per mezz’ora. A mio personale avviso, credo che lei sia una di queste, quindi sono felice di aver avuto questa opportunità
Eccovi il video del saluti ai nostri lettori
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