Alessandro Gassmann ha presentato, alla 78esima Mostra del Cinema di Venezia 2021, il suo terzo film da regista “Il Silenzio Grande” con il cast composto da Massimiliano Gallo, Margherita Buy e Marina Confalone. Si tratta della versione cinematografica del testo teatrale portato in scena prima che il Covid-19 mettesse in pausa la normalità dei riti collettivi. Insieme a Gassmann, il co-sceneggiatore è Maurizio De Giovanni con il quale condivide il set de I Bastardi di Pizzofalcone che, nella terza stagione, promette “avrà molta più azione”.
In esclusiva, ai microfoni di SuperGuida Tv l’attore romano ha raccontato il rapporto con il padre Vittorio. Un rapporto “vero e di silenzi salvifici”. A sua volta, essere genitore non è stato facile ma ha deciso di seguire l’esempio ricevuto dal padre ed infatti, con Leo Gassmann è stato severo ma lasciandolgli la libertà di sbagliare. Ora che è un adulto, possono essere anche amici.
Inoltre, ha dichiarato che le sue prossime scelte professionali saranno “meno popolari e più vicine ai suoi gusti cinematografici”.
Alessandro Gassman, l’intervista
Quanto da regista ha trasposto le dinamiche relazionali all’interno del Film
É stato un rapporto vero, quello che dovevamo dirci ce lo siamo sempre detto. Abbiamo avuto un bellissimo rapporto. Era un rapporto che viveva soprattutto di silenzi ma non erano silenzi per mancanza di cose da dirci ma erano silenzi perché, probabilmente, avevamo già detto tutto quello che ci volevamo dire, le cose essenziali ed erano silenzi molto piacevoli, per quanto mi riguarda li definirei, salvifici e che mi mancano particolarmente.
Si dice che si sia padri diversi ad ogni età. Lei che padre si sente, oggi, di essere?
Mio figlio, ormai, è grande. La sua strada è cominciata come essere umano, come uomo adulto. Sono stato un padre severo come lo è stato mio padre. Ritengo che i padri debbano essere attenti ai propri figli come le madri. Essere genitori è un mestiere. Non si può essere amici dei propri figli. Ci si diventa, dopo, quando sono adulti. Per quanto mi riguarda, in questo senso, sono abbastanza rigido. Un figlio deve imparare a vivere ed è nostra responsabilità aiutarlo a farlo al meglio.
In futuro, ha intenzione di proseguire come regista o anche come attore?
Spero di continuare a fare tutto. In questo momento, ovviamente la regia mi interessa particolarmente. Progetti spero di avere la possibilità di realizzarli. Sto lavorando molto anche come attore. Ecco, probabilmente, il cambiamento delle mie scelte, come già lo sono state, saranno scelte meno pop, popolari. Non per questo film strani o noiosi ma film più complessi con tematiche importanti e più vicini a quelli che sono i miei gusti cinematografici che sono gusti molto personali e anche, fortunatamente, un po’ strani.
Riguardo la tv, il 20 settembre, inizia la terza stagione de I Bastardi di Pizzofalcone. Come evolverà il suo personaggio?
Siamo saltati tutti in aria. É stata dura. Non posso rivelare tanto sugli esiti dell’esplosione, però è una terza stagione, secondo me, molto avvincente. C’è più azione. Le storie trasversali assumono ancora più importanza. C’è la risoluzione del caso dell’esplosione del ristorante e una nuova regista, Monica Vullo che ha fatto un grandissimo lavoro. Quindi, benvenuta a Monica e ci auguriamo che possa avere lo stesso incredibile successo delle ultime due stagioni.
Visto che la Rai sta scommettendo molto sulle serie tv internazionali, le piacerebbe prendere parte o la sfida con la lingua la spaventa?
Intanto, penso di essere uno dei rari attori italiani a parlare correttamente in inglese. Non mi spaventa, dovrebbe spaventare qualcun altro soprattutto nel mondo della politica (ride). Ma perché non portano i traduttori? É così semplice. Parli nella tua lingua, il traduttore traduce ed è fatta. Perché ti devi intignare a parlare una lingua che non è tua. No, non mi spaventa. Se arriveranno delle storie con un’idea forte, di grande ricostruzione storica e con un ruolo adatto a me, figurati.