Vittorio Sgarbi è sicuramente uno dei personaggi politici più chiacchierati, specie negli ultimi giorni quando ha ammesso di essere il “telefonista” di Silvio Berlusconi per reperire i 70 voti necessari per far eleggere il Cavaliere come Presidente della Repubblica alla quarta votazione raggiungendo il fatidico quorum dei 504. Vittorio Sgarbi è però soprattutto uno dei critici d’arte più rinomati del Bel Paese e noi lo abbiamo incontrato per un’intervista esclusiva proprio in questa vesta in occasione della presentazione del suo nuovo libro “Raffaello – Un Dio Mortale” presentato alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.
Vittorio Sgarbi, l’intervista
“Chiamarlo romanzo è improprio ma si avvicina al vero, perché non è un saggio o una
monografia ma bensì il resoconto di un viaggio che ho fatto con Raffaello a teatro nei miei
spettacoli. Ho fatto spettacoli più lunghi per Leonardo, Caravaggio e Michelangelo mentre
per Raffaello è stato più contenuto causa covid. Ho fatto quasi 150 volte il racconto dei primi tre e almeno 50 quello di Raffaello, sono riuscito a portare nel libro un raccolto intimo diverso da quello di un ricercatore storico. Questo è un dialogo con lui su quello che è rimasto nel nostro tempo”, ha spiegato il critico d’arte.
Interrogato invece sulla mostra di straordinario successo che le Scuderie del Quirinale
hanno realizzato lo scorso anno dedicata al grande pittore Vittorio Sgarbi ammette: “Una
mostra piena di opere importanti, io ne ho fatte parallelamente ad Urbino con una serie da
Perugino a Raffaello. Le mie sono state di minore quantità ma con altrettanto impegno.
Quella aveva un percorso rovesciato che partiva dalla fine andando all’inizio, una posizione
capricciosa che parte dalla lettera di Leone X ma che ci permette di vedere come la
grandezza di quest’uomo abbia salvato Roma dai contemporanei e non dai barbari”.
Intanto se Raffaello sarebbe un ideale Presidente della Repubblica come sottolinea
sorridendo, rivela come il sogno nel cassetto da ormai un po’ di tempo è però andare in
televisione non nei talk politici, ma in un suo programma dedicato all’arte: “Ne ho parlato con diversi animatori e proprietari di televisioni e spero che si possa fare”.
Poi la chiosa sul tema dei vaccini e la riflessione sul caso Djokovic che ha ripreso più volte sui social nelle ultime ore: “Non possiamo imporre un obbligo vaccinale che la legge non prevede, chi non si vaccina ha gli stessi diritti di chi si vaccina. Un giocatore a distanza di 40m da un altro non può contagiare nessuno. Impedire di giocare a Djokovic è l’arbitrio di un paese incivile e arretrato come l’Australia”.
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Peccato sia così presuntuoso … ogni volta che lo incontro peggiora… peccato veramente che non abbia un po’ di… Garbo, come sarebbe opportuno ( vedi i vari Angela, Giacobbo, Bocci). Possibile che proprio la cultura non gli abbia insegnato l’umiltà