Nella nuova serie “Fino all’ultimo battito”, in onda dal 23 settembre in prima serata su Raiuno”, interpreta il boss Cosimo Patruno. Fortunato Cerlino ha raggiunto il grande successo vestendo i panni di Don Pietro Savastano nella serie “Gomorra”. Poi è riuscito a farsi strada sempre di più tanto da avere le porte spalancate anche all’estero. Proprio di recente al Festival del Cinema di Venezia è stato presentato il film “American Night” in cui lui è uno dei protagonisti.
In questa intervista, rilasciata in esclusiva a SuperGuida TV, Fortunato ha parlato di come sia intrigante affrontare personaggi dai lati oscuri e ci ha rivelato che sta lavorando ad un progetto come regista. Non potevamo non fargli una domanda sulla sua città Napoli e di come sia cambiato lo sguardo delle produzioni negli ultimi anni. A tal proposito, l’attore ci ha rivelato una piccola anticipazione sull’ultima serie di “Gomorra”.
Fortunato è anche una bella penna e si diletta a scrivere monologhi su vari argomenti di attualità, non ultimo quello sui Novax che ha attirato anche delle critiche. Fortunato però è convinto della scelta che ha fatto e ha spiegato le sue perplessità in merito a chi ancora oggi dimostra la sua contrarietà ai tamponi: “Non ho ricevuto minacce. Ho un grande rispetto per chi ha paura, soprattutto in tema di vaccini. Green pass non vuol dire per forza vaccino ma vuol dire anche altro. Io ho fatto un’altra scelta assumendomi il rischio basato sulla fiducia nella scienza. Non capisco chi non è disponibile a farsi i tamponi soprattutto ora che la politica ha compreso che in certi ambienti devono essere gratuiti”.
L’attore mette se stesso in ogni personaggio e rivela che ogni volta è una sfida. Vive questo mestiere con passione attingendo dal suo percorso umano. Noi comunque lo attendiamo nel ruolo di un buono.
Fortunato Cerlino, l’intervista
Fortunato, anche in questa nuova serie interpreti un cattivo.
E’ un privilegio interpretare i cattivi. I personaggi che ho interpretato mi hanno sempre smosso delle riflessioni. Ancora una volta interpreto il cattivo vestendo i panni di un boss, Cosimo Patruno. Portare sullo schermo questi personaggi può essere l’occasione per chi guarda di fare i conti con i lati oscuri.
Ti piacerebbe passare dietro la macchina da presa?
E’ una domanda sibillina e forse sai già qualcosa (ride). L’avevo sperimentato già in teatro. E’ un mondo che mi interessa molto e sto lavorando ad un progetto.
Hai diffuso sui social un tuo monologo sui Novax. Hai ricevuto minacce?
Non ho ricevuto minacce. Mi sono accorto che questo è un argomento che incendia molto gli animi Sul Corriere del Mezzogiorno in cui ho una rubrica ho scritto un articolo su questo tema e ho deciso di leggerlo anche sui social. In quel caso volevo spiegare che la convivenza tra due diverse visioni è molto complicata. Ho un grande rispetto per chi ha paura, soprattutto in tema di vaccini. Green pass non vuol dire per forza vaccino ma vuol dire anche altro. Io ho fatto un’altra scelta assumendomi il rischio basato sulla fiducia nella scienza. Non capisco chi non è disponibile a farsi i tamponi soprattutto ora che la politica ha compreso che in certi ambienti devono essere gratuiti.
La tua popolarità è esplosa grazie alla serie “Gomorra”. Che ricordo conservi di quell’esperienza? Ti sembra che oggi rispetto a quella serie sia cambiato lo sguardo su Napoli?
Napoli non l’abbiamo scoperta con “Gomorra”. Sicuramente erano anni che non veniva considerata come un palcoscenico straordinario. “Gomorra” è servita però a catalizzare l’attenzione su questa città. E’ cambiato lo sguardo delle produzioni e dei registi che hanno capito che Napoli può offrire molto a livello di narrazione. Ricordo “Gomorra” con tanto affetto. Sono rimasto legato a tutti gli altri attori con cui ho condiviso il set. Faccio l’in bocca al lupo a tutti gli amici che debutteranno con la quinta stagione. Tra l’altro vi svelo che ci sarà anche una piccola sorpresa che poi vedrete.
Le serie Rai negli anni hanno puntato molto sui biopic. In che ruolo ti piacerebbe cimentarti?
Gli attori giocano con i ruoli. Sono dell’idea che qualsiasi ruolo abbia qualcosa di personale, mai privato. Chiaramente alcuni ruoli come quello di Cosimo Patruno non riguardano la mia vita. Anche in quel caso però ci ho messo dentro qualcosa del mio percorso umano. E’ biografico tutto ciò che permette di attingere dalla memoria e dalle esperienze.
Intervista Video a Fortunato Cerlino