Il fulgore di Dony, “un film delicato”: recensione sulla pellicola drammatica di Pupi Avati

Il fulgore di Dony

Ci sono film che ti rimangono impressi, che ti lasciano un segno indelebile, nel cuore e nella mente. Uno di questi è Il fulgore di Dony, scritto e diretto da Pupi Avati, che già mi aveva emozionato tanto con Il papà di Giovanna. Ma qui si è davvero superato.

Questa bellissima pellicola drammatica è stata trasmessa in prima tv martedì 29 maggio, nella prima serata di Rai 1. E oggi mi sento di scrivere le mie impressioni, che forse sono anche quelle di molti di voi.

Il fulgore di Dony: recensione

Un film delicato. Per il tema affrontato, per come viene affrontato, per l’interpretazione profonda dei suoi bravissimi attori. Un titolo che a primo impatto può sembrare incomprensibile, ma che più che mai azzecca la personalità della dolcissima protagonista di questa storia.

Come ha spiegato il regista, fulgore è sinonimo di splendore, luminosità, lucentezza, scintillio, sfavillio, brillantezza, fulgidezza; per essere capaci di fulgore occorre emanare luce propria, oppure, come nel caso di alcune pietre preziose, riflettere nelle mille sfaccettature una luce esterna.

La commovente storia de Il fulgore di Dony

Dony fa entrambe le cose: emana una straordinaria luce propria, ma è anche una pietra preziosa, che riflette la luce di Marco, a cui dedica la sua vita.

Donata, per tutti Dony, ha solo 14 anni, forse 15, è la prima della classe, vuole diventare scrittrice ed è ballerina di danza classica. Un giorno, per caso, conosce Marco, entrato nel cortile del suo condominio per recuperare un drone finito su un albero. E’ amore a prima vista per Dony, che ha paura di non incontrare più quel ragazzo bellissimo, gentile ed educato, in una Bologna così grande e affollata. Invece, durante le vacanze di Natale, avviene il “miracolo”, come lo definisce lei. I due si rincontrano in un ospedale, dove sono ricoverati sia Marco sia il fratello di Dony, entrambi caduti dagli sci.

Tornata a casa, Dony non ha più notizie del ragazzo, così si reca a casa sua, trovandosi davanti ad un Marco completamente “diverso”. L’incidente sugli sci gli ha causato un grave danno neurologico, e ora Marco è come un bambino. Dony scappa, poi torna, scappa di nuovo, finchè decide di restare, perchè vederlo felice è l’unica cosa che conta. Lui si aggrappa a lei, dipende da lei, vuole solo lei.

La vita di Dony cambia di botto: abbandona la danza, i voti a scuola peggiorano e i genitori proprio non riescono a capirla, tanto che la mandano da uno psichiatra per valutare se la sua scelta di “sacrificarsi” per Marco è consapevole. E’ qui che ha inizio e si svolge il racconto di tutta la storia, una storia d’amore rara, quasi unica considerando l’età adolescenziale, profonda, essenziale. Poi la frase che ti spiazza: “Voglio sposarlo”.

Il fulgore di Dony: la bravura dei protagonisti

Non è facile interpretare un ragazzo disabile. Saul Nanni ha superato una grande prova calandosi nei panni di Marco e riproducendo movenze ed espressioni di chi ha subito tale danno cerebrale. Non solo l’atteggiamento tipico dei bambini, l’ingenuità e la ripetitività, ma anche la difficoltosa deambulazione.

Greta Zuccheri Montanari. Che dire di lei? Assolutamente perfetta nella parte di Dony. Ha dato vita ad un personaggio che sembra esserle cucito addosso. La sua tenerezza, il suo sguardo, la sua maturità, la sua voce sottile e pacata commuovono e sorprendono. Ha talento, non c’è che dire. E non stupisce il fatto che a soli 10 anni abbia ricevuto una candidatura ai David di Donatello come Miglior attrice protagonista per il film L’uomo che verrà.

Sul set, accanto ai due giovani bolognesi (entrambi classe 1999), quattro amati attori italiani, anche loro eccellenti interpreti di ruoli altrettanto difficili: i genitori. Sì, perchè qualunque padre o madre che abbia visto Il fulgore di Dony si è domandato cosa avrebbe fatto al posto loro.

L’impeccabile Lunetta Savino è una madre protettiva e disperata, preoccupata per il futuro del figlio, che non vuole affidare ad un qualche istituto dove lo tratterebbero come un malato di mente. Anche lei, come Marco, si aggrappa a Dony, ritenendola l’unica che può aiutarlo. E’ anche una donna arrabbiata, con chi, secondo lei, è la causa di tutto: l’ex marito neurologo, Andrea Roncato, colpevole di non aver riconosciuto il problema del figlio dalla tac eseguita subito dopo l’incidente.

Ambra Angiolini e Giulio Scarpati sono invece i genitori di Dony, che fanno di tutto per farle capire la situazione drammatica in cui si sta cacciando, accusando anche la madre di Marco di aver plagiato la loro figlia. Dony è solo un’adolescente, non riescono a pensare e ad accettare che così giovane possa fare un sacrificio così grande. Sacrificio che le stravolgerà la vita. Alla madre sorgerà il dubbio che la figlia sia pazza.

Piccolo ruolo, ma rilevante, quello di Alessandro Haber, psichiatra, interlocutore di Dony durante il lungo racconto della ragazza. Si commuove per la toccante storia di questo grande e difficile amore, e verrà maltrattato dall’infuriato padre di Dony per il giudizio espresso in merito.

Il fulgore di Dony, un film che tutti dovrebbero vedere

In conclusione: grande regia di Pupi Avati, ottimi attori, bellissima trama, un film emozionante, delicato, profondo, che commuove e fa riflettere. Fa molto riflettere. Insomma, un film che consiglio a tutti.

C’è una frase che Dony ripete più volte nel suo racconto e che, seppur con qualche piccola variazione, chiude con un fermo immagine dolcissimo questa meravigliosa pellicola. Voglio terminare così le mie impressioni su Il fulgore di Dony, e condividerla con voi:

L’avevo fatto ridere, e quando rideva era ancora più bello. Ridevamo occhi negli occhi, poi si fermava a guardarmi.

Non so se mi guardava perchè lo divertivo o perchè mi trovava bellissima.

Qualora vi siate persi il film andato in onda ieri sera su Rai 1 potete rivederlo in streaming ondemand gratis grazie alla nostra app, nella sezione OnDemand del menu.

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