Il diritto di contare, analisi e recensione del Film a cura di Christian Fregoni

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Il diritto di contare è un film del 2016 di genere Drammatico/Storico, diretto da Theodore Melfi, con Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monae, Kevin Costner, Kirsten Dunst, Jim Parsons. Eccovi brevi cenni sulla trama del film e recensione/analisi approfondita della pellicola a cura del “bagnino” di Caduta Libera Christian Fregoni.

Brevi cenni sulla trama del film

La storia di tre scienziate afroamericane, Katherine Johnson, Dortohy Vaughan e Mary Jackson, che lavorarono alla NASA agli inizi degli anni 60 collaborando all’operazione spaziale degli Stati Uniti.

Il diritto di contare: Un nastro rosa nella corsa allo spazio, recensione e analisi del film a cura di Christian Fregoni

Theodore Melfi ci regala una pellicola basata sul “realmente accaduto”, anche se debitamente romanzato, inquadrandola in un momento storico di estremo e rilevante cambiamento per la società americana.

Il film narra le vicende di Katherine, Dorothy e Mary, amiche e matematiche, impegnate come “calcolatrici umane” dalla NASA. Il clima è quello freddo, arido e cupo della Virginia anni ’60: un quadro storico in cui la segregazione razziale era ancora presente e radicata nelle fondamenta della società, motivo per cui le tre protagoniste sono relegate ai margini dell’Agenzia Spaziale.

Essere donne, di colore per giunta, non costituisce certamente una colpa, ma la Storia ci insegna diversamente. Bisogna quotidianamente scontrarsi con assurdi ideali di supremazia bianca, sempre pronte al servilismo e confinate in angusti spazi lavorativi che male si addicono alle loro enormi potenzialità.

Le tre “figure nascoste”, richiamando l’emblematico titolo originale del film, non ci stanno: vogliono imporre la propria libertà in una società troppo impegnata a guardare verso le stelle e l’ignoto dello spazio siderale per preoccuparsi dei gravissimi problemi che ne descrivono l’essenza interiore.

Lo spauracchio dell’avanzamento russo nel campo dell’esplorazione spaziale si fa sentire come un fragoroso colpo di cannone e la necessità di rispondere con la stessa moneta impone l’adozione di politiche lavorative strette e serratissime. Ecco che finalmente si propone l’opportunità per le tre donne di distinguersi per ciò che sono, e non per come paiono.

Katherine viene quindi chiamata a collaborare al Progetto Mercury in prima persona, in qualità di analista matematica, e dopo un primo momento di diffidenza e distacco da parte dei suoi colleghi (tutti rigorosamente bianchi), ottiene il rispetto che merita imponendosi come unica figura affidabile per la buona riuscita del lancio dell’astronauta John Glenn in orbita.

Dorothy, assistendo in prima persona all’installazione di un supercomputer IBM, capisce la necessità di doversi informare sulla programmazione onde evitare l’imminente smantellamento del suo gruppo di “calcolatori di colore”. Sfruttando la sua abilità in tale ambito, riesce ad addestrare le sue colleghe e a far promuovere tutto il suo distaccamento alla supervisione del macchinario.

Mary, dal canto suo, è impossibilitata a raggiungere la qualifica di ingegnere poiché le manca la specializzazione adeguata. Pur di ottenere quello che le spetta di diritto, decide quindi di far valere la sua identità davanti a un giudice e dopo un accorato appello, ottiene l’autorizzazione a partecipare alle lezioni serali in un liceo esclusivamente riservato a uomini bianchi.

Il progressivo mutamento delle condizioni di vita delle tre protagoniste si riflette nei rimandi dell’attivismo politico di Martin Luther King e si evolve con la graduale apertura mentale di Al Harrison (un buon Kevin Costner), capo del dipartimento incaricato al progetto Mercury, e di Vivian Mitchell (Kirsten Dunst), supervisore bianco del gruppo di calcolatrici di colore.

I pro del film Il diritto di contare

I punti a favore del film secondo Christian Fregoni:

  • Ottima interpretazione attoriale delle tre “primedonne”, che eclissano attori ben più conosciuti ed affermati
  • Una sapiente commistione di dramma e commedia (dramedy come si usa dire) che danno al film il giusto spessore qualitativo

I contro del film Il diritto di contare

  • Durante tutte le due ore di film aleggia un’atmosfera di politically correct e di buonismo di sottofondo, purtroppo dettata dalla necessità di confrontarsi coi demoni della Storia
  • Lo svolgersi della trama risulta veramente troppo scontato e banale, dal momento che dall’inizio già si capisce che gli eventi non potranno che prendere la piega migliore possibile per tutte e tre le donne coinvolte.

Il voto

  • Voto: 6.

A presto amici con la prossima recensione.

@RIPRODUZIONE RISERVATA
A cura di Christian Fregoni

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