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Il buio nell’anima, recensione (no spoiler) del thriller con Jodie Foster

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La conduttrice radiofonica Erica Bain è alla vigilia delle nozze con il suo fidanzato, il dottor David Kirmani. Una sera la coppia sta portando a spasso il cane nel parco cittadino quando si imbatte in tre balordi che li aggrediscono violentemente: ad avere la peggio è l’uomo che, in seguito alle ferite riportate, muore su un letto d’ospedale. Erica sopravvive e qualche settimana dopo fa ritorno a casa ma è profondamente scossa, con il terrore di uscire che la attanaglia. Dopo averlo superato, prende una drastica decisione e compra una pistola illegalmente, con l’intenzione di usarla per eliminare dalla città i criminali. Il suo battesimo del fuoco è in un minimarket dove lei si trovava per puro caso, nel quale uccide un ladro che aveva appena sparato al proprietario. Sarà soltanto l’inizio della sua segreta attività da vigilante, mentre nel frattempo le indagini della polizia, affidate al detective Sean Mercer, brancolano nel buio.

Il buio nell’anima: i morti non parlano – recensione (no spoiler)

Definito come una sorta di liberissimo remake di un grande classico del cinema di genere come Il giustiziere della notte (1972), il film diretto nel 2007 da Neil Jordan vede nei panni della spietata e implacabile giustiziera un’intensa Jodie Foster, principale punto di forza di una visione sicuramente non banale ma al contempo imperfetta. Il regista irlandese di Intervista col vampiro (1994) e Michael Collins (1996) si approccia al tema della vendetta sacrificando la città di New York all’altare della denuncia, con i frequenti voice-over della protagonista che ci ricordano come la Grande Mela, dietro il lusso dei grattacieli e di Wall Street, nasconda un sottobosco criminale che si agita nelle periferie e nei vicoli poco bazzicati.

Quando la gente non si sente più sicura ecco che prende in mano le armi, con l’intento di ripulire la metropoli dalla feccia: ne Il buio dell’anima Erica ha una causa scatenante, quel drammatico pestaggio, del quale lei è stata co-vittima e testimone, nel quale ha perso la vita il suo grande amore.

Guerra e pace

Nelle due ore di visione si cerca di coniugare l’anima più tensiva e adrenalinica con l’aura melodrammatica, un tentativo riuscito soltanto a metà. Indubbiamente alcune sequenze sono ad alto tasso di suspense, capaci di lasciare con il fiato sospeso lo spettatore che si identifica, volente o nolente, con questa anti-eroina sui generis, ma in generale la pellicola soffre di una certa disomogeneità narrativa, con alcuni tempi morti e un paio di figure secondarie non sfruttate abbastanza. Allo stesso modo il detective di Terrence Howard avrebbe meritato una miglior caratterizzazione per poter risultare anche credibile.

Ne Il buio nell’animadisponibile su Netflix – la morale dell’occhio per occhio, controversa e non sempre condivisibile, finisce qui nelle mani di una donna comune, cittadina modello fino a quel traumatico evento che ha irrimediabilmente rovinato il suo mondo. Veicolo empatico o antitetico a seconda dei punti di vista, ma sguardo sicuramente interessante sul tema anche se approcciato come detto in un film non privo di difetti.

Conclusioni finali

Dal paradiso all’inferno nell’arco di una notte, con quel brutale pestaggio che le ha tolto per sempre la sua dolce metà. E quando il dolore e la paura sembrano una costante, la vendetta riaccende nella protagonista l’istinto di vivere, trasformandola in un vigilante sui generis pronta a diventare l’incubo dei criminali di una New York senza speranza.

Non è un film perfetto Il buio nell’anima, a tratti fin troppo esplicativo nel suo approccio giustizialista, ma la tensione palpabile in molti frangenti e la struggente performance di Jodie Foster permettono di chiudere un occhio su una sceneggiatura non sempre coesa e a tratti verbosa, che tramite i voice-over mette a nudo le ombre di una metropoli che non dorme mai.

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