“Ho vinto il Festival di Sanremo”, 30 artisti nel libro di Marco Rettani e Nico Donvito: da Amadeus ai Jalisse e molti altri – Intervista

Ho vinto il festival di Sanremo libro di Marco Rettani e Nico Donvito

“Ho vinto il Festival di Sanremo” edito da La Bussola, è il titolo del libro, che si avvale dell’introduzione di Amadeus, scritto a quattro mani dallo scrittore, autore e discografico Marco Rettani e dal giornalista e scrittore Nico Donvito. Un’immersione totale nella storia del Festival della Canzone Italiana, con aneddoti e curiosità raccontati direttamente da chi la kermesse l’ha vinta. 30 artisti che hanno trionfato a Sanremo si raccontano a 360 gradi, parlando del loro rapporto con l’evento televisivo oltre che musicale che più ci rappresenta all’estero. Il tutto inizia con una domanda ricorrente che i due scrittori fanno ai vincitori del Festival: “Che fine ha fatto il leoncino?”, storico trofeo che viene ogni anno consegnato nelle mani del vincitore.

Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato gli autori di “Ho vinto il Festival di Sanremo” e con loro abbiamo parlato oltre che del libro, anche del loro rapporto con il Festival, del lavoro svolto da Amadeus in questi anni e del futuro della kermesse.

“Ho vinto il Festival di Sanremo”, intervista agli autori del libro Marco Rettani e Nico Donvito

Dal 13 dicembre è uscito “HO VINTO IL FESTIVAL DI SANREMO”, in un periodo in cui Amadeus ha iniziato a fare gli annunci sul Festival. Come nasce questa idea?

“Noi siamo entrambi appassionati di Sanremo, io ho già scritto un libro sul Festival, Marco è invece autore e produttore discografico, ha partecipato diverse volte in gara. Da amici ci capita di parlare anche durante l’anno di Sanremo. L’idea di questo libro è nata qualche anno fa, poi nel 2022 pubblichiamo un libro che si chiama ‘Canzoni nel cassetto’, ma già si stava lavorando a questo. Decidiamo di farlo uscire durante le feste di Natale e non a ridosso del Festival proprio per questa capacità di Amadeus di far parlare di Sanremo mesi prima della messa in onda della manifestazione. Ma anche poi tutti i rumors, l’attenzione che gli diamo noi giornalisti, il pubblico attraverso i social, c’è una risposta impressionante del pubblico negli ultimi anni. Quando Amadeus ha presentato a Milano, durante la music week, la prossima edizione, c’erano tanti giovani ad ascoltare un professionista di 60 anni parlare di una manifestazione che di anni ne ha oltre 70”.

Come avete scelto chi e cosa raccontare?

“L’idea è nata da Marco, che un giorno mi ha chiamato e mi ha detto ‘il libro deve chiamarsi così: Ho vinto il Festival di Sanremo’. All’inizio ero un po’ scettico perchè mi dicevo: ok chiamiamo gli artisti, ci racontano la loro esperienza, si gongolano un po’, ma cosa aggiunge? La formula è stata semplice, dal momento in cui decidi di intitolare un libro con quella frase, avviene una selezione naturale che ti esclude tutti quelli che non hanno vinto. Quindi abbiamo contattato tutti i vincitori in vita, che sono una sessantina. Nella nostra testa mettiamo un numero chiuso di 30 artisti da inserire nel libro. Chi ha risposto per primo si è aggiudicato la presenza. La chiave è stata quella di raccontare il vissuto, un po’ come se gli artisti questo libro lo avessero scritto con noi”.

Trenta artisti nel libro come trenta sono anche quelli che prenderanno parte a Sanremo 2024?

“Non è stato voluto, era stato deciso prima il numero degli artisti da raccontare nel libro. È una pura casualità che il numero degli artisti raccontati nel libro combaci perfettamente con il numero di artisti in gara al prossimo Festival”.

All’interno del libro ci sono le testimonianze anche di Fabio Ricci e Alessandra Drusian dei Jalisse. Loro da 27 anni tentano di tornare su quel palco

Nico Donvito: “Avere Alessandra e Fabio in questo libro, che conosco da anni, mi fa molto piacere. Vorrei anche aggiungere che Sanremo in questi anni ha avuto dei black out, delle vittorie anomale, non delle consuetudini, che sono sicuramente meritate perchè non esistono vittorie giuste o non giuste, ogni vittoria ha il suo perchè, e noi in questo libro abbiamo voluto spiegare il perchè di quelle vittorie. Quello dei Jalisse non è l’unico caso. C’è il caso di Gilda, di Tiziana Rivale e gli Avion Travel. Quattro vittorie che è bello analizzare perchè ci fanno capire il perchè è successo quel corto circuito nel sistema. Un sistema rodato come quello del Festival di Sanremo, così come in maniera più recente è successo con i talent, e penso alla vittoria di Marco Carta, di Valerio Scanu. Momenti in cui l’outsider o come viene chiamato adesso l’underdog vince il Festival di Sanremo. Sul caso dei Jalisse viene fatto un po’ troppo fumo. Loro hanno fatto un post molto tranquillo, la stampa ha fatto dei titoloni definendoli “infuriati”, cosa che non credo sia vera. Penso che stiamo facendo noi un caso mediatico. Mario Castelnuovo credo si presenti dall’89 tutti gli anni e nessuno ne parla. Come i Jalisse sono tanti gli artisti che non si presentano da anni. Noi nel capitolo cerchiamo di capire se a loro quella vittoria ha fatto bene o ha fatto male. Ci sono tanti artisti che il Festival non l’hanno vinto e che non vengono ricordati. Loro sono stati bravi a ironizzare su questa cosa. Vorrei che i Jalisse pubblicassero le canzoni che non sono ste prese e poter fare una valutazione oggettiva. Ti dico che però un direttore artistico è giusto che faccia una selezione”.

Chi doveva per forza esserci e chi invece manca e che avreste voluto?

Nico Donvito: “Abbiamo fatto in modo che fossero loro a sceglierci, e a voler raccontarsi. Grandi no, non li abbiamo ricevuti, alcuni hanno risposto in ritardo, altri avevano il tour. Artisti che non siamo riusciti ad averli per le tempistiche, noi dovevamo chiudere il libro e arrivare a trenta cantanti. Era nata con la paura che fosse autocelebrativa la cosa, ma non lo è, perchè ognuno la vive in maniera diversa la vittoria. Sono felice di Cristicchi, Gabbani, Diodato. Abbiamo Cocciante, ma tutti gli artisti che sono raccontati hanno dato tanto a questo libro. Più vai avanti nel libro più vai indietro nel tempo. Iva Zanicchi ad esempio c’è anche una sua barzelletta. È un libro che si può leggere anche a capitoli, partire ad esempio dall’artista che ti interessa e poi leggere gli altri. Trenta storie come se fossero trenta libri più quello di Amadeus. C’è una domanda che facciamo a tutti: che fine ha fatto il leoncino? Dove lo custodisci? C’è chi lo tiene in salotto, chi in ufficio, chi glielo hanno rubato. Questo ti fa capire il loro rapporto con la vittoria”.

Quanto quel trofeo e il Festival di Sanremo sono nel cuore dei cantanti italiani?

“Tanto. Forse tra i trenta che non ci sono nel libro c’è chi non ha un buon rapporto con il Festival sicuramente. Quelli che sono nel libro sono tutti legati a Sanremo anche se molti di loro non vanno da anni, per loro scelta o per scelta degli altri”.

C’è un capitolo che vi ha divertito di più?

Nico Donvito: “A modo loro sono tutti divertenti, quello che più ci ha divertito è paragonare i capitoli. Le diverse reazioni che hanno avuto gli artisti che abbiamo intervistato. Tutti dicono che si sono emozionati, c’è un cantante che invece dice l’esatto contrario. Che non si è emozionato e che nutre tristezza verso quelli che dicono che si emozionano e nel libro spiega anche perchè”.

Il libro ha l’introduzione di Amadeus: come si chiede al direttore artistico e conduttore della kermesse di fare l’introduzione di un libro su Sanremo e cosa ha pensato lui all’istante?

“Gli è piaciuto molto il progetto, c’è una stima reciproca con Amadeus. Gli abbiamo spiegato anche perchè volevamo lui: noi parliamo di vittorie e di come le hanno vissute i vincitori. Lui ha dato negli ultimi anni anche una chiave diversa a Sanremo. La vittoria non dico che non è importante, ma la classifica è diventata anche relativa, vedi Tananai. Oggi l’importante è esserci mentre in passato era importante vincere. Una volta c’era veramente tanta competitività. Oggi con il fatto che il Festival ha dei numeri pazzeschi e che un cantante li moltiplica passando da lì è comunque una vittoria. È difficile che si possa fare un brutto Festival. Qualsiasi sia la posizione in classifica, se il brano va bene dopo hai comunque vinto, e questo è merito di Amadeus, lui ha un po’ cambiato la concezione di Sanremo, lo ha avvicinato ai giovani, il Fanta-Sanremo, i social. Ha convinto cantanti che non tornavano da anni. Lui è una persona molto appassionata, mette un entusiasmo in quello che fa che è invidiabile. Voglio ringraziare anche Vincenzo Mollica che è presente nel libro con dei suoi interventi. Come lui anche altri personaggi autorevoli fanno degli interventi in ogni capitolo. Vincenzo Mollica è un maestro di vita e anche lui ha una passione per questo lavoro e per il Festival invidiabili”.

Dei vincitori che non ci sono più chi avreste voluto?

“Dovevamo intervistare Toto Cutugno, poi si è aggravato e non abbiamo potuto. Non ci siamo riusciti purtroppo”.

Un nuovo libro sul Festival, su quale argomento?

Nico Donvito: “Sempre partendo d’allargamento centrale che deve essere la musica, perchè il resto è un contorno, come lo intende anche Amadeus: partire dalla musica poi raccontare anche altro. Il bello del Festival di Sanremo è proprio il fatto che si rinnova ogni anno, e questo è anche il segreto del come il Festival sia poi sopravvissuto al Festivalbar. Stessa cosa che fa la De Filippi con Amici, non è mai la stessa cosa dell’anno prima, lei rinnova il talent ogni anno”.

Parliamo dei nomi annunciati da Amadeus per il prossimo Festival

Nico Donvito: “Ogni anno Amadeus si supera sempre di più. Io ho contato almeno 12 papabili vincitori. I nomi che più mi hanno sorpreso sono quelli che non circolavano”

Cosa manca al Festival di Sanremo?

Nico Donvito: “Trovare una quadra sui giovani. Amadeus aveva ristabilito la gara dei giovani dopo che Baglioni l’aveva abolita. Poi ha visto che non funzionavano e l’ha ritolta. Devono trovare una collocazione per i giovani. Amadeus si è anche ricreduto, è tornato sui suoi passi, ma c’è qualcosa che non va. Un po’ come per il calcio, la Serie B non gioca la domenica perchè contro al Serie A nessuno la guarda. I giovani non devono andare nella stessa settimana dei big, perchè non ci sarà la stessa attenzione mediatica. Bisognerebbe potenziare il Contest Sanremo Giovani durante l’anno, non nella settimana del Festival”.

Potrebbe un talent come Amici, legato però al Festival, essere la soluzione?

Nico Donvito: “Potrebbe certo, anche se credo che la situazione dei talent sia un po’ satura. Visto che a Sanremo vogliono andare tutti, credo possa venire meno la componente fondamentale della kermesse che è quella di lanciare nuovi talenti. Angelina Mango ad esempio aveva provato Sanremo Giovani e non era stata scelta. Amici è servito a farla conoscere al pubblico e oggi è una delle artiste in gara alla prossima edizione”.

Quanto giova la polemica al Festival e quanto i social oggi hanno letteralmente avvicinato i giovani?

Nico Donvito: “Il gossip, la polemica, da sempre fanno parte del Festival. Elementi fondamentali come il toto-nomi. Il chiacchiericcio fa benissimo alla manifestazione. Al centro però deve esserci la musica”.

Ultimo Sanremo di Amadeus: un bilancio?

Nico Donvito: “Molto positivo, lui ha cambiato il concetto di gara e ha avvicinato i giovani. Amadeus dice nella prefazione che il suo compito non era quello di mantenere il pubblico che rispecchia il target di sua mamma, ma avvicinare il target di suo figlio alla manifestazione. Fino a qualche anno fa la quota giovane era inferiore rispetto a quella di artisti che avevano bisogno di un rilancio. Anche quest’anno c’è come è giusto che sia che ha bisogno di un rilancio ma non deve essere la quota maggioritaria. Il futuro del festival è dei giovani, le nuove leve della musica sono il futuro della kermesse, per questo è giusto che i giovani guardino il Festival e commentino sui social”.

Chi dovrebbe condurlo dopo Amadeus?

Nico Donvito: “Chiunque prenderà le redini di questa eredità dovrà fare un grande lavoro. Mi aspetto anni anche un po’ difficili. È ovviamente qualcosa di fisiologico per il Festival. Amadeus ha fatto un ottimo lavoro. Era da una vita che si preparava per quel ruolo, ha sfruttato al meglio il momento. Dopo di lui mi piacerebbe qualcuno nel segno della continuità”.

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