Salve, sono Luca, social media manager di SuperGuidaTV e oggi voglio raccontarvi la mia esperienza al game show di Rai 1 “L’Eredità”. Da sempre sono appassionato di quiz televisivi e “L’Eredità”, grazie alle sue dinamiche così variegate, è senza dubbio tra i miei preferiti. Così da qualche tempo avevo maturato la volontà di parteciparvi come concorrente e finalmente qualche settimana fa mi sono deciso a mandare la mia candidatura.
Come partecipare come concorrente a “L’Eredità”
Per partecipare come concorrente a “L’Eredità” ci sono 3 strade principali:
- telefonare il numero 022828000
- inviare una mail a [email protected]
- andare sul sito ufficiale del quiz https://leredita.it/ e compilare il modulo d’iscrizione.
Io, personalmente, ho scelto quest’ultima opzione, ma anche le altre sono ugualmente valide e nessuna delle tre è una corsia preferenziale. Ho inserito le informazioni richieste cercando di essere semplicemente me stesso, senza scrivere come se stessi inviando una lettera a Sergio Mattarella ma nemmeno come se stessi chiacchierando con gli amici al bar; ho usato un registro medio che mi permettesse di descrivere facilmente la mia persona.
Dopo un paio di giorni ho ricevuto una mail da Banijay, casa produttrice del programma televisivo: la mia candidatura era piaciuta e il primo step era stato superato, ma non era ancora finita. Ora toccava al provino.
Come funziona il provino de “L’Eredità”
A differenza di altri programmi, la prassi del provino come concorrente de “L’Eredità” prevede un colloquio a distanza via Skype, molto comodo per gli autori che così possono gestire il tutto in maniera più smart ma anche per gli aspiranti concorrenti, soprattutto se vivono fuori Roma, che così evitano di dover viaggiare e magari perdere una giornata lavorativa.
La data e l’orario del provino sono stati concordati telefonicamente con la redazione, così da potersi organizzare in base ai propri impegni.
La durata del provino è di circa 15 minuti ma è molto intenso nel suo svolgimento. Dopo una presentazione personale di circa 30 secondi, si parte con le domande dell’autrice che si occupa del colloquio. Si tratta più che altro di simulazioni dei giochi del programma, come “I 100 secondi”, “I 45 secondi” e due ghigliottine.
La vera difficoltà sta nella rapidità con cui tutto avviene, senza avere tanti secondi per pensare alle risposte e, infine, la mancanza di feedback immediati che non consente di capire se il tutto stia procedendo nel verso giusto. Bisogna dunque essere pronti, reattivi e molto lucidi oltre che, ovviamente, preparati.
Il colloquio è registrato e viene poi visionato dagli altri autori che giudicano il candidato idoneo o meno a partecipare alla trasmissione. L’esito, solo se positivo, viene comunicato telefonicamente dalla redazione del casting ma i tempi possono variare da pochi giorni fino a qualche mese. Nel mio caso specifico sono stato ricontattato dopo 5 giorni, ma mi avevano preventivato la possibilità di chiamarmi entro giugno (con provino sostenuto nel mese di ottobre).
Una volta superato il casting, si procede a un’ulteriore serie di moduli richiesti dalla produzione. Si tratta per lo più di descrizioni personali che includano informazioni legate allo studio, al lavoro, alle passioni, alle curiosità (c’è addirittura una voce che chiede il proverbio preferito nel proprio dialetto!). L’importante è scrivere la verità e non avere paura di aprirsi, starà poi agli autori carpire gli elementi più interessanti.
Quando si registrano le puntate de “L’Eredità”
Superata anche la formalità dell’autodescrizione, Banijay – che si occupa dei casting e della produzione del programma – provvede a ricontattare nel giro di pochi giorni (al massimo una settimana) il concorrente per comunicare la data in cui dovrà presentarsi negli studi Rai “Fabrizio Frizzi” di Roma. Nelle telefonate e nelle varie mail, la produzione fornisce ogni tipo di informazione, con dovizia di particolari che non lasciano spazio a dubbi ma, qualora se ne avessero, gli operatori sono molto cordiali e disponibili nel rispondere alle varie richieste.
Io sono stato convocato per registrare la mia puntata il 7 novembre, di giovedì, e ho dovuto dare la mia disponibilità per tornare – in caso di accesso al Triello – lunedì 11.
Ogni giorno vengono infatti registrate due puntate ma solo dal lunedì al giovedì, dal venerdì non avvengono registrazioni.
Come si svolgono le puntate de “L’Eredità”
Qualche giorno prima della registrazione della mia puntata, ho ricevuto una mail con tutte le indicazioni per prepararmi al meglio, soprattutto per quanto riguarda il vestiario e il viaggio. È la produzione a prenotare per i concorrenti il treno o altri mezzi di trasporto a seconda della stazione di partenza, sia per l’andata che per il ritorno.
Tutte le spese sono interamente a carico loro, compresi pasti e albergo in caso di pernottamento necessario (qualora il concorrente raggiungesse il Triello o se dovesse provenire da una città particolarmente distante da Roma).
Non solo, perché i concorrenti vengono addirittura prelevati in stazione da un van della produzione che li porta direttamente agli studi di registrazione e devo ammettere che questa accortezza, oltre che essere una grande comodità che evita di dover prendere i mezzi pubblici, fa sentire anche un po’ vip.
È stato in stazione che ho incontrato altri due concorrenti che avrebbero registrato la puntata insieme a me, ognuno con la sua storia, ognuno con le sue ambizioni, con le sue passioni e con loro ho viaggiato fino agli studi televisivi. Il ragazzo che è venuto a prenderci alle 12 si chiama Gabriele, molto gentile e simpatico, e ci ha fatto subito entrare nell’ottica di un luogo accogliente e amichevole.
Giunti a destinazione, ritirato il nostro pass per l’accesso agli spazi Rai, Gabriele ci ha affidati a Elena, caporedattrice super attenta e scrupolosa, che ci ha istruiti su ogni tipo di comportamento da tenere in attesa dell’inizio della puntata e siamo finalmente entrati.
Avete presente i bambini che vanno a fare il tour con Willy Wonka nella sua fabbrica di cioccolato? Ecco, più o meno ci siamo sentiti così.
Ogni passo toccava pezzi di storia della tv, con studi da ogni lato in cui si stavano facendo le prove o si stavano registrando puntate di show come “Domenica In”, “Tale e quale show”, “Ciao maschio” e tanti altri programmi tanto amati. Era dunque la normalità incrociare per i corridoi diversi vip e questo, dopo il viaggio in van, dà una discreta botta di autostima come a dire “Hey, sono diventato un pezzo grosso”.
E come se non bastasse, l’ulteriore coccola di mamma Rai: i camerini. Ogni concorrente ha il suo, con la sua chiave, con il suo armadio, con la sua sedia e il suo specchio. Mica male.
Ma la tv corre e non c’è tempo per cullarsi nella vanità, ma per fortuna c’era Elena a rimetterci in riga e a farci preparare tutto il necessario.
Dopo la compilazione delle solite scartoffie, delle liberatorie e di tutti gli altri moduli cartacei, è arrivata la costumista a confrontarsi con ognuno di noi per decidere quale outfit indossare per la puntata; una volta individuata la combinazione preferita, i vestiti vengono portati in sartoria dove vengono stirati e poi successivamente riconsegnati ai concorrenti.
Nel frattempo Fabio, uno degli autori di Banijay, è venuto a trovarci singolarmente nei nostri camerini per avere dei brevi colloqui individuali. L’ho trovato estremamente gentile e professionale, ha chiacchierato con me per conoscermi meglio, per fare un riepilogo della presentazione che avremmo fatto di noi durante la puntata, mi ha dato dei consigli e mi ha tranquillizzato con una raccomandazione: “Non aver paura di sbagliare, il solo fatto di essere qui è una vittoria, vai e divertiti”.
Finito il colloquio con Fabio, noi concorrenti siamo saliti per andare al trucco e parrucco, dove lo staff ha rimesso a nuovo le concorrenti donne e dato una sistemata anche a noi uomini se necessario. Anche qui altra botta di autostima quando la truccatrice, guardandomi, con spiccato accento romano ha esclamato: “E che je demo fa’? È perfetto!”.
E a quel punto un po’ di fard per coprire il rossore dell’imbarazzo avrebbe aiutato.
Durante l’attesa abbiamo chiacchierato con Elena, che dopo il primo approccio “militare” si è sciolta e ci ha aiutati a respirare e rilassarci, ribadendo anche lei la necessità di divertirci e di non avere paura di niente, soprattutto di sbagliare. Possono sembrare frasi fatte, ma in quell’ambiente si respirava davvero aria di gioco, non di sfida, non di “mors tua, vita mea” che un quiz a premi potrebbe comportare. E fa tutta la differenza del mondo, credetemi.
Poi di nuovo giù, ci si veste con i panni appena stirati e via, si vola nello studio 4 in cui si registra la tanto agognata “Eredità”. Dopo aver conosciuto gli altri tre concorrenti provenienti dal Triello della puntata precedente, siamo stati microfonati da altri tecnici ancora una volta gentili e sorridenti e siamo stati finalmente spediti in quel meraviglioso scenario che fin qui avevamo visto solo in tv. Lo studio è piccolino ma molto curato, luminoso, scintillante, accogliente. Bello.
Dopo di noi è entrato il padrone di casa, Marco Liorni, che ha subito dato l’idea di rispettare quanto si capisce guardandolo da casa. Marco è una persona alla mano, per nulla vanitoso, anzi disponibile e umile oltre che estremamente competente e preparato. Insomma, Marco Liorni è tutt’altro che una prima donna.
Appena arrivato si è subito messo a chiacchierare con noi per conoscerci, per capirci, per rompere il ghiaccio e instaurare un dialogo anche facendo battute che ci aiutassero a sciogliere lo shock da studio televisivo. Uno studio televisivo in cui ci si diverte, in cui prima della puntata si canta e si ride, un posto in cui gente vera fa tv per gente vera. E anche qui, fidatevi, fa tutta la differenza.
Ma poi il gioco deve cominciare, parte la registrazione e quando inizia la musica della sigla che sei abituato ad ascoltare ogni sera in tv, ti ritrovi quasi in uno stato di estraniazione in cui non capisci se sei davvero lì, se stavolta ci sei tu o se ti sei addormentato sul divano con Rai 1 a tutto volume.
Invece no, quello in piedi circondato da gente che applaude sei tu, avvolto nel blu e nell’arancione dello studio, pronto a giocare, pronto a vincere, pronto a perdere, ma soprattutto pronto a divertirti. Allora sorridi, provi a controllare il battito accelerato e cominci ufficialmente la tua avventura.
La mia è andata piuttosto bene, spero di non aver sfigurato, certamente avrei voluto andare più avanti ma mi accontento perché le parole di Fabio, di Elena, degli autori, il calore di Marco, mi hanno convinto davvero che sbagliare non è poi così male e che essere lì è la vera vittoria.
Quando ho abbandonato lo studio, ovviamente un po’ deluso, mentre tornavo in stazione ho ripensato a quanto sia stata bella quest’esperienza.
“L’Eredità” è una macchina che funziona al millimetro, dove tutto è calcolato, dove ci sono decine e decine di lavoratori che ogni giorno si danno da fare per poter rendere possibile tutto ciò. Una macchina dove non ci sono macchine ma persone che ti regalano gentilezza e bei ricordi. Il mio, di ricordo, lo custodirò per sempre insieme all’insegnamento di cui avevo bisogno: perdere, a volte, sa essere molto dolce.
Grazie.