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Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – la leggendaria storia degli 883, la recensione della serie tv

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Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 è una serie tv diretta da Sydney Sibilia, in collaborazione con Alice Filippi e Francesco Ebbasta. Disponibile su Sky e NOWTV, la trama ripercorre la nascita del duo iconico degli 883, formato da Max Pezzali e Mauro Repetto, interpretati da Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli. Con ascolti da record sin dal suo lancio, è diventata la nuova serie TV Sky Original debuttante più vista degli ultimi otto anni. Approfondiamola insieme.

La recensione di “Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – la leggendaria storia degli 883”

Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – la leggendaria storia degli 883 è una storia di sogni, amicizia e rivalsa, di due ragazzi di Pavia destinati a lasciare il segno nel panorama musicale italiano.

Ambientata negli anni ’90, Max incontra Mauro il primo giorno nel nuovo liceo tra i banchi di scuola. Tra loro scatta subito il feeling. Introverso e riflessivo il primo, esuberante e elettrico il secondo: entrambi condividono la passione per la musica e, nonostante le loro differenze caratteriali, legano immediatamente.

La loro amicizia segna una svolta decisiva nella vita di entrambi. Presto compongono brani che prendono vita dalle loro esperienze, dalle relazioni, dalle emozioni, e da Pavia – la loro città d’origine – inesauribile fonte di ispirazione.

Il loro primo singolo, Non me la menare, nato da uno sfogo della ragazza di cui Max è innamorato, è il primo brano a uscire in radio. La serie alterna momenti divertenti e leggeri ad altri più introspettivi, in cui emergono paure, ansie, ma anche l’entusiasmo e l’adrenalina tipici di quell’età.

Il loro percorso, inizialmente segnato da più risposte negative che positive, subisce una svolta decisiva grazie all’incontro con Claudio Cecchetto e Pierpaolo Peroni. Questo duo cambierà decisamente l’andamento della loro carriera artistica. Ma, raggiungere certe vette può rivelarsi un cammino molto più complesso, intimo e doloroso di quanto si possa immaginare.

Il cast giovane conquista il pubblico

Il giovane cast ha conquistato il pubblico. Elia Nuzzolo e Matteo Oscar Giuggioli nei ruoli di Max e Mauro hanno offerto interpretazioni convincenti, come anche Ludovica Barbarito nei panni di Silvia e Davide Calgaro come Cisco.

Meritano una menzione anche Roberta Rovelli e Alberto Astorri (nei ruoli dei genitori di Max) e Roberto Zibetti (Claudio Cecchetto), Edoardo Ferrario (Pierpaolo Peroni), Angelo Spagnoletti (Lello) e Carlo Palmeri (Fiorello).

Inoltre, il lavoro a sei mani del team di regia, composto da Sibilia, Filippi e Ebbasta crea una sinergia vincente, in cui ciascun regista riesce a far emergere il proprio stile artistico.

Opinione e conclusioni

In conclusione, Hanno Ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883 è un prodotto innovativo ed esplosivo, capace di far muovere gli spettatori a ritmo. Non solo per la musica degli 883, ma anche per i brani iconici della colonna sonora, perfettamente calati nel contesto degli anni ’90.

Ma è anche una storia fatta di scelte. Di scelte compiute al momento opportuno, capaci di cambiare per sempre il corso degli eventi. Ma anche di quelle non fatte e destinate a diventare pensieri ingombranti e immobili, come la chitarra di Lello, ormai appesa al muro.

Tra musica e amicizia, sconfitte e risalite, la serie non si rivolge solo ai fan della nota band, i cui brani continuano a far cantare, emozionare e ballare tantissimi appassionati, ma anche a chi è curioso di scoprire le radici alla base dell’iconico duo.

E per chiunque voglia immergersi in una storia vibrante, che celebra l’amicizia e la determinazione nel realizzare i propri sogni, ambientata nei ruggenti anni ’90.

Potremmo definire la serie “una lettera d’amore” agli anni ’90 e ai fan di lunga data della band, ma riesce anche a parlare ai nuovi spettatori grazie ai suoi temi universali e al fascino intramontabile della musica. Non mancano i camei e le chicche per chi conosce a fondo l’album, che aggiungono un ulteriore strato di autenticità alla narrazione.

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