La sceneggiatrice di Gomorra3, alla vigilia della nuova serie parla di cinema e teatro e molto altro… Ci siamo quasi, il 17 novembre 2017, su Sky Atlantic la 3a stagione della serie cult, avrà inizio.
Ludovica Rampoldi, showrunner di 1992/1993 e sceneggiatrice di Gomorra, parla di cinema, televisione e tanto altro. Ludovica Rampoldi fotografata a casa sua da Barbara Oizmud e intervistata dalla rivista Style, si lascia intervistare.
Chi è Ludovica Rampoldi
Ludovica Rampaldi è la creatrice di 1992 e 1993, con Alessandro Fabbri e Stefano Sardo. Non solo, si tratta niente di meno che della sceneggiatrice di Gomorra 3, che il 17 novembre aprirà i battenti su Sky Atlantic con le prime puntate della terza stagione.
Una bellissima donna romana di 38 anni che si è presa cura anche dell’adattamento italiano di In Treatment. Inoltre ha lavorato per il cinema, ha partecipato alle sceneggiature de Il ragazzo invisibile, La doppia ora e La kryptonite nella borsa.
La famosa rivista Style le ha fatto visita a casa sua per intervistarla e parlare del mondo delle serie tv, sulle differenze tra Italia e Usa e tra televisione e cinema.
Ecco alcuni tratti dell’intervista:
Domanda a bruciapelo: è vero che le serie, oggi, sono meglio dei film?
Ed ecco la risposta data dalla sceneggiatrice all’intervistatore Giacomo Fasola:
Negli ultimi anni la tv ha aggregato molti talenti. È un tipo di narrazione che offre tante possibilità: in un film devi stare nei 90 minuti mentre le serie, come i romanzi, ti permettono di aprire digressioni e approfondire i personaggi e i loro conflitti. In queste valutazioni però si tende a esagerare: io non ne faccio una questione di qualità ma di tipologia del mezzo.
Quali sono le serie tv che hanno formato il suo gusto?
Immediata la risposta:
Il mio battesimo è stato Twin Peaks: ero piccola ma volli guardarla lo stesso, e fu uno shock. Oltre a Lost, che con i flashback ha rivoluzionato il modo di raccontare le storie, le due serie che hanno cambiato il mio approccio al lavoro sono state Mad Men e Boss. Boss era una serie politica ambientata a Chicago che aveva Gus Van Sant come direttore creativo: è durata poco ma è stata molto innovativa e per certi aspetti ha anticipato House of Cards.
In America comandano gli showrunner, che scrivono la serie, la producono e – spesso – si occupano anche della regia. In Italia?
Risposta:
Da noi una figura del genere non esiste ancora ma un passo alla volta ci stiamo arrivando. Nel caso di 1992 e 1993 io, Stefano e Alessandro abbiamo seguito la produzione in tutte le sue fasi: abbiamo partecipato alla scelta del cast e ai provini per i registi, eravamo tutti i giorni sul set e avevamo voce in capitolo sul montaggio. La differenza è che negli Usa uno dei compiti dello showrunner è allocare il budget, mentre da noi se ne occupa il produttore.
Shonda Rhimes, la creatrice di Grey’s Anatomy, dice che sul set si sente Dio…
La sensazione di aver creato un mondo, e dei personaggi con una vita propria, è meravigliosa. Ed è bello anche poter portare in scena la propria voce, il proprio punto di vista. La fortuna di lavorare con Sky è che la visione dell’autore viene molto tutelata. Per anni la fiction italiana è stata annacquata, tutti i prodotti si assomigliavano: la rivoluzione di Sky è stata puntare sull’originalità, che si ottiene, credo, mantenendo integro lo sguardo dell’autore”.
Ludovica Rampaldi continua: “Dietro lo showrunner, comunque, c’è una squadra”.
“Scrivere una serie tv da solo è un’impresa titanica. Per lo spettatore è difficile capire quanto è complicato costruirne l’impalcatura, gli archi dei personaggi, immaginare linee narrative sorprendenti capaci di generare conflitto per diverse stagioni… Io, Alessandro Fabbri e Stefano Sardo è come se fossimo un’unica persona: quando lavoriamo insieme siamo come una band, poi ognuno porta avanti la sua carriera da “solista”.
“In 1992 e 1993 due staff writer ci hanno dato una mano, soprattutto per la parte di documentazione che in un prodotto del genere è fondamentale”.
In Gomorra, invece, qual è il suo ruolo?
“Faccio il soldato semplice, lo sceneggiatore di puntata: mi viene dato un soggetto e lo sviluppo. I veri artefici della serie, per quanto riguarda la scrittura, sono Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli”.
Da sceneggiatrice, le capita di leggere quello che i fan scrivono sui social?
“Non bisognerebbe farlo ma si fa. La puntata della seconda stagione di Gomorra in cui muore il boss Salvatore Conte l’ho scritta io: sui social ci hanno massacrato ma, a mia parziale discolpa, posso dire che non ho scelto io di farlo morire…”
Soffre quando uno dei suoi personaggi muore?
“Molto, come nel caso di Donna Imma o Bibi Mainaghi. Nel caso di Salvatore Conte ho tentato di rendere il personaggio più umano, per farlo rimpiangere ancora di più: alla fine noi sceneggiatori siamo dei sadici che giochiamo con le aspettative di chi guarda”.
Ce lo dà qualche spoiler di Gomorra3?
“Mai e poi mai. Anche gli amici mi chiedono ma io non dico mai nulla…”
Non ci rimane che attendere il 17 novembre per levarci la curiosità sulla prima puntata di Gomorra3.
Fonte: Style