Giuseppe Maggio è stato protagonista al Festival di Cannes con il film “Maria” diretto da Jessica Palud, dove ha interpretato il regista Bernardo Bertolucci. Il film narra gli eventi della vita dell’attrice Maria Schneider, in particolare durante le riprese di “Ultimo tango a Parigi”, diretto da Bertolucci. In un’intervista esclusiva con noi di SuperGuidaTv, Maggio ha condiviso la sua esperienza nel vestire i panni di Bertolucci e il suo legame con il celebre film. Inoltre, l’attore romano ha anticipato alcuni dei suoi prossimi progetti, tra cui una nuova serie Netflix in cui sarà presto protagonista.
Giuseppe Maggio, Intervista all’attore che interpreta Bertolucci in “Maria”
Partiamo dal film che la vede protagonista Maria dove interpreta Bernardo Bertolucci: come si è approcciato al ruolo?
“Ho cercato di studiare il più possibile sia la figura di Bernardo Bertolucci, sia il contesto storico in cui lui è nato, è cresciuto, e soprattutto gli anni di Ultimo Tango a Parigi. Eravamo nel ’72, c’era appena stato il ’68 con le rivolte studentesche. Ma poi c’è anche un discorso di rottura, di linguaggio, di pensiero, di forma. Un momento di transizione molto particolare. Quindi ho cercato di approfondire quello, perché è poi da quello sono uscite le motivazioni che hanno spinto Bertolucci a compiere determinate cose, a realizzare determinati film, o comunque ad avere una certa visione della vita e della società in cui egli steso viveva”.
Che idea aveva prima e che idea si è fatto dopo il film di Maria Schneider e di Bertolucci?
“Di Maria sicuramente di una grandissima attrice, dall’immenso talento che ha avuto una vita molto complicata che non si limita a Ultimo Tango a Parigi, ma riguarda anche la sua situazione familiare, essendo lei figlia di un grande attore che non l’aveva riconosciuta, la mamma che poi ha sofferto e si è allontanata dalla figlia quando questa figlia ha cercato di avvicinarsi al padre. Un ragazza molto solo. Bertolucci, non conoscevo la sua storia, conoscevo i suoi film. Questo film mi ha dato la possibilità di conoscerlo, di conoscere i suoi trascorsi, il rapporto con il padre Attilio, le sue esperienze di vita e di cinema. Ho un’idea più organica. Comunque la figura di un artista gigantesco che ha segnato il nostro cinema realizzando dei film eccezionali. Ultimo tango a Parigi ha cambiato anche in parte il cinema.
Come descriverebbe questo film?
“Un film molto onesto nei fatti, forse per questo anche molto crudo e liberatorio per alcuni”
Cosa ricorda del primo giorno sul set di questo film, o se c’è un aneddoto particolare che può raccontarci durante le riprese?
“È stato molto emozionante vedere Matt Dillon nei panni di Marlon Brando sul ponte di Ferro a Parigi in lontananza e io ero lì chiamato a dirigerlo e vedevo questa figura e dicevo che ci faccio qui, chi è questa persona difronte a me. È stata una epifania, ti rendi conto che stai realizzando un film con una grande star del cinema, e stai realizzando un pensoso mio personale”.
Ricorda la prima volta che ha visto Ultimo tango a Parigi e che ride sai era fatto di quel film?
“Avevo visto il film quando andavo all’Università, ho fatto lettere e filosofia con un indirizzo cinematografico, però rientrava all’interno di una rassegna su Bertolucci. Fu un film che mi piacque, e che pensando a quegli anni avevo considerato rivoluzionario rispetto al costume di quegli anni, ma non avevo approfondito tutto il percorso che Bertolucci voleva far compiere ai suoi personaggi, di istruzione della società borghese attraverso la distruzione dei corpi. Di Bertolucci è molto affascinante questo parallelo pittorico. Pensando al film mi vengono in mente i quadri di Francis Bacon, che sono molto sessuati, ma hanno però il volto sfigurato, un po’ come si il volto rappresentasse l’identità che viene meno, infatti i personaggi di Ultimo Tango a Parigi sono senza identità perché appunto non si dicono i loro nomi”.
Se le avessero proposto di girare Ultimo Tango a Parigi lei lo avrebbe fatto?
“Non credo ci sia un solo attore che non accetterebbe di girare Ultimo Tango a Parigi di Bernardo Bertolucci”.
Da attore, quale film di Bertolucci avrebbe voluto interpretare?
“Novecento, forse è il mio film preferito di Bertolucci. Racconta uno spaccato dell’Italia a cavallo tra i due secoli, i cambiamenti visti attraverso gli occhi dei due personaggi così diversi ma che poi alla fine molto vicini. Racchiude un po’ quello che siamo tutti noi”.
È un film che ha un po’ cambiato la vita della protagonista: quanto invece Maria ha cambiato la sua?
“Non l’ha cambiata per il momento. Sono stato a Cannes, è stata una delle esperienze più belle, che è anche una vetrina per continuare a fare dei progetti di questo spessore e caratura”.
È appena stato a Cannes per la prima volta: che effetto le ha fatto?
“Mi sono detto mentre ero in camera: ‘se è un sogno non svegliatemi’. È il coronamento di un percorso di momenti difficili, di sacrifici. Se uno non molla le cose arrivano”.
Quali sono i suoi attori e il suo regista preferiti?
“Sono sempre stato affascinato da Mastroianni: la sua eleganza, la sua leggerezza. Mi sono trovato a Cannes durante la presentazione di “Marcello mio”, e devo dire che l’eco si sente ancora. Oggi c’è faxino che reputo un attore straordinario. Credo sia il degno erede di Vittorio Gassman. Mi piacerebbe lavorare con lui, ho letto alcune interviste in cui racconta come si prepara ad affrontare i suoi personaggi, e io cerco di seguire quella scuola. Registi, amo molto Sorrentino, Pietro Marcello e Alice Rohrwacher. Tra gli internazionali sarebbe difficile perché sono tanti. Uno su tutti: Martin Scorsese”.
Lei la regia la sogna?
“Tanti mi dicono che siccome sono “maniaco” del controllo, allora sono destinato a diventare un regista”
C’è un ruolo che le piacerebbe interpretare?
“Mi piacerebbe interpretare dei ruoli che hanno qualcosa da dire, in generale. Dei ruoli che possano permettere anche una riflessione”.
Prossimi progetti?
“Sto lavorando a una serie per Netflix: Mrs Playmen, racconta le vicende di una rivista erotica. Una serie che racconta un po’ il cambiamento che c’è stato in Italia in quegli anni”.