Dopo aver anticipato il progetto con un vodcast, format inedito nel panorama italiano, in cui ha raccontato traccia per traccia gran parte del suo ultimo lavoro in studio, Giovanni Toscano annuncia ufficialmente “Un Posto Migliore” (LaTarma Records; distribuito da ADA Music Italy), il suo nuovo album, disponibile da venerdì 21 marzo su tutte le piattaforme digitali. Il 4 aprile uscirà anche il formato fisico in versione vinile e in edizione limitata autografata.
Giovanni Toscano presenta il nuovo album “Un Posto Migliore”
In un’epoca in cui molti giovani guardano con incertezza al proprio futuro, “Un Posto Migliore” esplora temi universali come l’amore, l’amicizia, la famiglia e i ricordi. Ogni traccia è un racconto intimo che si intreccia con sensazioni di malinconia, ma al tempo stesso con una voglia di andare avanti, mantenendo viva la capacità di stupirsi e di apprezzare i piccoli momenti quotidiani. Un lavoro che va alla ricerca di quel luogo, fisico ed emotivo, che ci consente di stare bene in un mondo che cambia rapidamente. Non è solo un racconto di esperienze personali, ma anche una riflessione universale sul diventare adulti e sulla perpetua ricerca del proprio posto nel mondo.
L’artista non guarda al passato con nostalgia, ma cerca di valorizzarlo, attingendo dai ricordi il bello di ciò che è stato. Una continua esplorazione della propria identità al di fuori delle aspettative sociali, ma anche un inno allo stare insieme, all’importanza dei rapporti, che si rispecchia nelle due importanti collaborazioni con Emma Nolde e Assurditè.
Il disco, prodotto dal fidato Rootsie, è stato presentato a Milano in anteprima live, con una performance di chitarra e voce, durante l’evento prodotto da Live Moment, lo scorso 19 marzo, presso EST – Enosteria Sociale con Terrazza. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato l’artista: ecco cosa ci ha raccontato.
Intervista a Giovanni Toscano
“Un Posto Migliore” esplora temi universali. Cosa rappresenta per te questo disco e quale messaggio vuoi trasmettere?
“La genesi è abbastanza precisa, ho avuto un no lavorativo e a un certo punto mi sono chiesto: Ok va bene Giovanni. Ma cosa? Chi è Giovanni al di là del suo lavoro? Al di là della propria realizzazione personale? E soprattutto come Giovanni può essere felice se anche tutti i piani che ha fatto non dovessero andare in porto? Questa è stata la genesi del disco. Sinceramente non lo so se ci sia un messaggio da trasmettere, sono più un po’ di domande da porsi. Quello che mi auguro sia per me che per chi lo ascolterà, è che sia uno sprono a rimanere sempre aperti alla ricerca. Quello che cerco di fare con questo album è come vivere in questa società senza rinnegarla, perché poi io è qui che voglio vivere, ma cercando di mantenere sempre viva quella parte di noi che è ancora capace di meravigliarsi ed è curiosa di conoscere il mondo”
Come è nata questa idea del vodcast?
“Beh devo dire che questa è stata un’idea dell’etichetta. Quindi io ringrazio veramente LaTarma. Avevo manifestato il mio interesse per il mondo dei podcast e poi loro sono venute fuori, perché è tutto al femminile, con una questa bellissima idea di raccontare l’album attraverso un podcast e farlo attraverso i miei più cari amici, quindi in un ambiente estremamente casalingo dove esce fuori anche questa immagine di un giovane cantautore che però in fondo è un cucciolone che si abbraccia con gli amici e che se ne passa le giornate in campagna”.
C’è un brano che più degli altri senti come manifesto del tuo percorso artistico e personale?
“Quello che ho cercato di fare fin dall’inizio è avere un’idea molto precisa di quello che sarebbe stato questo album, quindi ogni canzone è anche molto simile a alle altre. Ognuna ha una sfumatura molto diversa, che però poi è un blocco molto compatto, quindi una canzone nello specifico non saprei, sicuramente ‘Piccolo tornado’ può può essere un po’ la canzone manifesto, sia dell’album che anche un po’ della mia vita. Io sono Infatti estremamente irrequieto, a volte in maniera dolce a volte in maniera esasperata. Mi sposto tanto e se posso viaggiare lo faccio veramente. Poi colleziono ricordi per poterli raccontare”.
Hai collaborato con Emma Nolde e Assurditè in due tracce del disco. Come sono nate queste collaborazioni e cosa hanno portato al tuo sound?
“Entrambe le collaborazioni sono nate in maniera estremamente spontanea e il modo in cui sono nate riflette molto anche poi i pezzi e poi anche un po’ le personalità sia di Assurdité che di Emma, infatti con Assurdité ci siamo conosciuti a un festival in cui entrambi suonavamo in giorni differenti, subito abbiamo fatto amicizia, subito abbiamo iniziato a bere, a chiacchierare, a ballare. C’era un bellissimo dj set. Infatti ‘Riunione di condominio’ che è il pezzo che poi abbiamo fatto insieme, è molto scanzonato, parla di gioventù, della della voglia di non dover per forza cambiare, e c’è tutta la parte energetica diciamo, di Assurdité, la sua bella semplicità, il suo essere onesta e diretta. Con Emma ci siamo conosciuti in campagna e subito abbiamo legato per affinità di dialetto, l’amore per la campagna, anche lei comunque vive ritirata in un posto, una dimensione un pochino più intima, come anch’io sono tornato da Roma poi a Pisa e infatti. Il pezzo ‘Oggi’ è un brano più intimo, più introspettivo, un po’ più fragile”.
La produzione è affidata a Rootsie, con cui hai già lavorato in passato. Come avete costruito il suono di questo album?
“Ho stretto questa grande amicizia a Roma con Edoardo Ruzzi, siamo diventati grandi amici e ci siamo capiti subito al volo su quelle che sono i miei e suoi gusti e come incrociarli. Quasi tutto l’album l’ho fatto con lui, a parte al alcune fatte con altre collaborazioni: una con Marco Maiole, un’altra quella appunto con Emma. Penso che sia tutto ben amalgamato perché appunto come dicevo l’idea di partenza di cosa volevo raccontare era molto forte in me”.
Nel vodcast hai presentato traccia per traccia il disco, rivelando aneddoti e ispirazioni. C’è un episodio particolare che ricordi con più emozione nella scrittura di uno dei brani?
“Beh sicuramente l’ultima puntata in cui tutti a turno raccontiamo quello che è il nostro posto migliore, quindi ho avuto anche l’opportunità di scoprire alcune cose dei miei amici che magari non sapevo. E poi trovo il momento in cui il mio migliore amico Duccio racconta la sua Walk of shame e reinventa completamente il concetto Walk of shame. Perché invece di raccontare una One night stand, ha raccontato del giorno in cui si è svegliato all’ospedale dopo una nottata di bevute e qua la sua Walk of shame è stata quella del ritorno dall’ospedale a casa e l’idea di poter rivedere quella parte tra 20, 30 anni mi farà sicuramente piangere e sorridere”.
E con questo ci hai già parlato del brano “Walk of Shame”. Cosa ci dici di “Magari esistesse un paradiso” sembra essere un pezzo molto intimo e riflessivo. Cosa ti ha ispirato e quale stato d’animo hai voluto raccontare?
“Beh è legato alla mia formazione Cattolica, vengo da una famiglia Cattolica che ci ha passato quel tipo di valori. Mi sono reso conto era una cosa che non mi apparteneva ma nonostante questo più vado avanti più mi rendo conto che mi porto dietro. Il bagaglio si sta alleggerendo di tutte le cose che non mi piacciono che non mi tornano ma rimangono dei punti saldi che poi sono universali, laici, religiosi che mi porto dietro. ‘Magari esistesse un paradiso’, è questo, il fatto che io non credo a un al di là, quindi ci giochiamo tutto qui, gioie e dolori. C’è qualcosa in cui credo che è quello che poi dico nel ritornello eh cioè il fatto che possiamo perdonarci, che possiamo credere ancora nei sogni”.
Il brano “Un Posto Migliore” dà il titolo all’album. Cosa rappresenta per te quel “posto migliore”? È un luogo fisico o più una condizione interiore?
“È semplicemente la voglia di miglioramento che ognuno di noi ha. Quella cosa che ci fa svegliare la mattina e ci fa venire voglia di cercare qualcosa di sempre più bello dei posti migliori. Io credo che i luoghi fisici cambiano a seconda di quello che uno sta vivendo in un certo momento. Quindi per me sicuramente la mia casa in campagna è un posto migliore, ma se io non sono contento, non sono soddisfatto di me, della mia vita, quella campagna diventa anche una prigione. Quindi direi che il mio posto migliore sono sicuramente i legami quando sono vivi e vibranti”.
Hai portato la tua musica in giro per l’Italia aprendo concerti di artisti come Carmen Consoli e Max Gazzè. Qual è l’esperienza dal vivo che più ti ha segnato?
“Beh potrei sicuramente dire la prima, perché il mio primo live con LaTarma è stata l’apertura del concerto di Carmen Consoli a Ravenna. Ricordo che non trovavo pace prima di suonare, c’erano tantissime persone, io non avevo mai fatto l’apertura di un concerto. Ricordo che camminavo avanti e indietro come un ossesso. Poi sono salito e tutti subito si sono messi ad applaudire perché pensavano che fosse Carmen. Io ho detto: Scusate ma non sono Carmen, e tutti hanno hanno riso e mi hanno accolto, mi hanno voluto veramente bene”
Sei attore, scrittore e cantautore. Come convivono queste diverse anime artistiche e in che modo si influenzano a vicenda?
“Beh la recitazione più o meno è stata la prima cosa che ho detto ok, lo voglio fare. L’obbligo alla verità a cui ti spinge la recitazione mi ha poi portato alla scrittura. Nel senso che ho riletto delle cose che scrivevo al liceo, facevano veramente schifo, perché cercavo un modo di raccontare e non cosa volevo raccontare. Quando invece poi reciti sai che devi essere vero e quindi questa cosa me la sono portata dietro. Poi nella scrittura spero di avercela fatta. È un percorso e alla base di tutto comunque c’è la storia, c’è quello che vuoi raccontare, quindi sono discipline che insieme poi al viaggio, la psicanalisi, gli incontri, si influenzano a vicenda”
Il tuo romanzo “Il Guinzaglio” e il tuo cortometraggio “Seconde case” affrontano tematiche simili alla tua musica. C’è un filo conduttore che unisce tutte le tue opere?
“Beh sicuramente ci sono delle emozioni che mi porto dietro: come il senso di solitudine, l’inadeguatezza, la malinconia. Il fatto che subito quando una cosa sta per accadere c’è già un po’ di dispiacere perché sappiamo che la stiamo per abbandonare, che poi questo è il motivo per cui mi sono approcciato alla creatività, perché grazie alla creatività e alla scrittura, tu queste cose le puoi fissare e non le perdi, o almeno non hai la sensazione di perderle. Per me sono tutte cose per cercare di capire qualcosa in più di me e cercare questo posto migliore”.
Guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi progetti? Ti piacerebbe esplorare nuovi linguaggi artistici?
“Avrò degli impegni di cinema a breve, poi la promozione del disco, i primi incontri negli store, concerti e ì qualche altra cosa che capiterà. Mi piacerebbe poter portare avanti tutte le discipline, poi magari mi diranno che non sono bravo in una cosa e quindi la smetterò, la farò solo per me, però sì mi piace la multidisciplinarietà”.
Sanremo è un palcoscenico che ti affascina?
“Eh vabbè è un palco incredibile anche se allo stesso tempo mi fa paura già solo a pensarci. Quindi poi vediamo, se capiterà deve essere devastante”.
Video – Intervista a Giovanni Toscano