Tra i riconfermati membri della giuria di qualità in corsa a The voice Kids, Gigi D’Alessio tiene in alto la bandiera della meritocrazia. Per il cantautore di fama internazionale, é importante onorare il ruolo di giudice di canto al format Rai, con obiettività e nel rispetto del sogno dei concorrenti bambini, di una carriera nel mondo delle arti e l’intrattenimento. Parlando del rinnovato ruolo televisivo, l’artista di Napoli torna a raccontarsi in un’intervista concessa a TV Sorrisi & Canzoni.
Gigi D’Alessio torna in TV: é giudice, nel cast di The Voice Kids
Così come trapela tra le sue nuove dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa, Gigi D’Alessio crede fortemente nella meritocrazia. Il riconfermato coach e giudice in corsa a The Voice Kids non fa mistero del fatto che sia difficile indossare i suoi panni, condivisi con i colleghi Arisa, Clementino e Loredana Bertè.
Soprattutto nel momento in cui non sarebbe giusto promuovere una voce bianca ancora acerba o comunque non pronta, per l’inizio di un percorso formativo nel preludio ad una carriera professionale: “devi trovare la formula giusta per dire: “Non ancora” –dichiara il giudice partenopeo, senza filtri. Come quando metti qualcosa al forno e non è ancora cotto, bisogna tenerlo ancora un po’ dentro“. Per il papà del primo figlio d’arte concorrente al talent-show di Amici, LDA, non sarebbe giusto “creare false illusioni”. Soprattutto nei bambini, che rappresentano l’uomo e la donna in divenire, e il futuro della società.
Reduce da una travolgente ospitata a This Is me, registrata sulle reti Mediaset in duo con LDA (il figlio recordman di Amici di Maria De Filippi, per il disco di platino raggiunto nei tempi più veloci nella storia dei talent TV), Gigi D’Alessio non nasconde neanche il retroscena di un’infanzia difficile.
Gigi D’Alessio, tra presente, passato e futuro
«Noi non sapevamo neanche cosa significasse lo psicologo o cosa fosse il bullismo-fa sapere l’ambasciatore di Napoli nel mondo, tracciando cosí un parallelo tra la sua generazione e quelle più giovani. Ci siamo difesi in mezzo alla strada, sbucciati le ginocchia giocando a pallone, se gli altri non ti volevano in squadra non andavi a casa a piangere. Eravamo una generazione più dura».
Il successo, nel mondo dello showbiz, per il riconfermato giudice di canto al talent di casa Rai, arriva grazie ad una lunga gavetta, avviata con il beneplacito dei genitori: “Ho avuto una famiglia serena, i miei genitori mi hanno lasciato fare quello che volevo –sottolinea il papà d’arte, che era la musica. Oggi purtroppo ci sono genitori che impongono ai figli quello che devono fare, ed è la cosa più sbagliata”.
Non mancano, infine, delle dichiarazioni sui fatti di cronaca riguardanti la città natale di Napoli, che vedono dei giovanissimi, finire vittime o carnefici, di atti di violenza:
«É una generazione per cui i giocattoli preferiti sono diventati la pistola o il coltello. Qualche settimana fa sono stato all’Ospedale pediatrico di Posillipo, ho visto ragazzi aggrappati alla vita – aggiunge fortemente provato, come artista, uomo e padre di cinque figli. Così quando qualche settimana fa il povero Santo Romano è stato ucciso a San Sebastiano al Vesuvio, non ho potuto che dire: “Venite a fare una passeggiata negli ospedali, guardate come questi ragazzi lottano per vivere mentre voi state buttando la vita!”».
Tra gli impegni in agenda
Proprio a Napoli, il papà d’arte di Luca D’Alessio in arte LDA tornerà il prossimo 2 e 3 giugno per cantare allo stadio Maradona, dopo aver riempito Piazza del Plebisicito per otto serate. Occasioni imperdibili le prossime, in cui il papà e il figlio d’arte potrebbero tornare a duettare, a grande sorpresa per il loro joint-fandom.
E, nell’attesa generale per i nuovi eventi in arrivo, D’Alessio senior esprime gratitudine, dicendosi grato in primis ai suoi estimatori nel mondo:
«A me ogni data dà soddisfazione, ma un artista alza sempre l’asticella. Allo stadio è diverso. Ora sto girando i palasport, poi ci sarà il tour in Europa – conclude. Ho un pubblico che non cambierei con nessun altro al mondo. Sul palco dico sempre: “Voi non venite a vedere il concerto, lo venite a fare!”».