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Gifted Hands – Il dono, la recensione (no spoiler) del film biografico

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Nel 1987, il Dr. Ben Carson si reca a Ulm, in Germania, per incontrare una coppia, Peter e Augusta Rausch, che sono appena diventati genitori di due gemelli, uniti l’uno all’altro dalla parte posteriore della testa. Il medico è convinto di poterli operare con successo, ma si rende anche conto che l’intervento potrebbe costare la vita a uno di loro o ad entrambi.
Da quel momento ha inizio un lungo flashback che ci porta a scoprire l’infanzia e la gioventù di Carson, da quando a scuola era lo zimbello della classe, con voti bassissimi e bullizzato dai compagni. Un vero e proprio riscatto il suo, andato di pari passo con quello di sua madre che ha imparato tardivamente a leggere proprio per il bene dei suoi figli, contagiandoli con la passione per lo studio e spingendo Ben a diventare quel rispettato professionista in ambito chirurgico, considerato tra i migliori del suo campo.

Gifted Hands: provare per credere – la recensione

Film pensato per il mercato televisivo ispirato alla storia vera di Ben Carson, che per i suoi meriti ha assunto anche un ruolo di rilievo durante l’amministrazione Trump, nel ruolo chiave di Segretario della Casa e dello Sviluppo Urbano. Datata 2009, la pellicola è sbarcata recentemente nel catalogo di Netflix scalando sin da subito la classifica dei titoli più visti ed entrando in top 10, uno dei tanti misteri del web: il personaggio alla base infatti è pressoché sconosciuto al di fuori dei confini nazionali e l’attore che lo interpreta – Cuba Gooding Jr., vincitore di uno degli Oscar più generosi di sempre per il suo ruolo da non protagonista in Jerry Maguire (1997) – è ormai finito da tempo lontano da riflettori del grande pubblico.

Va detto che qua l’attore sforna una performance più che discreta, tanto da aver ottenuto una candidatura – non concretizzatasi poi in vittoria – ai premi SAG-AFTRA nella rispettiva categoria. Peccato che per il resto Gifted Hands – Il dono sia un bio-pic abbastanza standard, senza particolari guizzi narrativi o stilistici tali da renderlo memorabile.

Le mani di Dio

Gran parte del minutaggio consiste in un ridondante viaggio nel passato che ci accompagna nell’evolvente vita/carriera di Carson, da quando era soltanto un bambino fino agli studi all’università. Peccato che la scelta di far interpretare la sua versione “da college” allo stesso Gooding Jr., quarantenne ai tempi delle riprese, sia particolarmente straniante, così come un trucco/make-up approssimativo che in una scena chiave fa sembrare il figlio quasi più vecchio della madre.

Il racconto è l’adattamento dell’autobiografia ufficiale del medico, pubblicata già nel lontano 1990, in una sorta di operazione autocelebrativa che gioco-forza schiva spunti potenzialmente controversi, innescando poi una gratuita esaltazione della fede cristiana che si riverbera nella scelte e nelle decisioni del dottore, quasi fosse mosso da Dio in persona. Un paio di sequenze possono inoltre risultare parzialmente disturbanti per chi mal sopporta i filmati delle operazioni chirurgiche, lungo passaggio finale in primis, per novanta minuti che non sfruttano pienamente una premessa e una figura dalle potenzialità ben maggiori.

Conclusioni finali

Storia vera e presunti “miracoli” di Ben Carson, famoso neurochirurgo americano cresciuto a Detroit nella povertà e nell’ignoranza, salvo trovare grazie alla figura salvifica della madre la voglia di studiare e di sfondare nel campo medico.
Gifted Hands – Il dono è un bio-pic televisivo standard, privo di ispirazione nel ripercorrere una storia di riscatto sicuramente edificante ma talmente contestualizzata nell’ideale di quell’american dream da essere irrealistica e poco coinvolgente per uno spettatore realista e/o estraneo a tali dinamiche, con tanto di edulcorazioni varie e assortite per rendere il film tanto ligio e rispettoso quanto anonimo.

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