Geolier, i fischi a Sanremo 2024 sono e restano qualcosa di assurdo: polemiche sterili ed inutili – Il nostro editoriale

Geolier fischi

Forse lo aveva previsto Geolier quando nel ritornello del suo brano diceva “Sta inizianno a chiovere”; pioggia di polemiche abbattutesi su un cantante, reo di essere spinto dalla sua gente e di non aver portato una canzone in italiano.

Geolier: perchè è stato fischiato?

Premessa: noi avevamo altre preferenze e non ponevamo Geolier in cima alle nostre classifiche ideali, non c’è nulla di male nell’ammetterlo. Però c’è una cosa che non capiamo: perché tutto ciò? Procediamo con ordine e proviamo ad analizzare accusa e difesa, che sono gli elementi fondamentali della vicenda.

Punto 1, l’accusa: “Sanremo è il Festival della canzone italiana, la canzone di Geolier non è in italiano”. Premesso che la geografia ci suggerisce che Napoli sia ubicata proprio in Italia (al netto di federalisti e neoborbonici che si fanno la guerra con pistole invisibili caricate con proiettili di nulla), proviamo a rispondere in un modo più articolato ma di semplice comprensione. Chiediamo aiuto alla linguistica (che poi è un modo per tirarmela un po’ visto che è la disciplina in cui mi sono laureato): che cos’è la lingua italiana? Bella domanda, vero?

Non è così semplice rispondere, però vi diamo un aiuto: è un’entità nata da una trasformazione e in quanto tale è in continua mutazione. Più la si parla, più si trasforma, non si ferma, sguiscia e si adatta al cambiamento, alle esigenze di chi la utilizza. Vive esattamente così com’è nata. Ma com’è nata? Tranquilli, vi evitiamo il pippotto sulla storia, diciamo solo che per tutta una serie di motivi il latino non piaceva più alla gente. Non lo si usava, non rispondeva al cambiamento dei popoli che avrebbero dovuto parlarlo. Allora ha cominciato a sporcarsi, a rompersi, a frantumarsi, e da ogni pezzettino è nato un qualcosa di diverso. Simile ma diverso: le lingue volgari, del popolo.

Due di queste però si sono affermate più di altre e hanno portato al nostro italiano, sapete quali? Il fiorentino e il napoletano. Ma guarda un po’! Quindi il napoletano era italiano prima ancora che l’italiano nascesse. E niente, il primo punto della polemica lo abbiamo risolto, impacchettato e rispedito al mittente. Next!

Punto 2, la difesa: “Voi del Nord non volete che vinca Geolier perché odiate il Sud!”. Anche meno ragazzi eh, anche meno. Stiamo parlando di una gara canora, mica della seconda guerra d’indipendenza. Amadeus non ci pare somigli a Camillo Benso, conte di Cavour. Risulta necessario chiarire una volta per tutte un concetto: Geolier è di Napoli, non è Napoli. Sarebbe riduttivo da ambo le parti. Chi sta scrivendo non è un alto-atesino che va in giro a cantare lo Yodel con pantaloncini e bretelle alla ricerca della stella alpina, anzi. È necessario liberarsi da certi tabù, dall’ossessione per la caccia alle streghe, nel voler vedere sempre in un nemico le cause dei propri problemi, di sentirsi sempre al centro dell’odio altrui.

Geolier non è “digerito” perchè trapper?

Geolier è un trapper, è questo che gli italiani non digeriscono, è che non si è abituati a certi stili, a certi suoni, a certi linguaggi, al di là della lingua. Viviamo ancora con la concezione del famigerato “brano da Sanremo”, una tipologia di canzone fatta con lo stampino come se Sanremo fosse un festival di genere e non di musica in generale.

Ma dobbiamo ricordarvi che cos’è successo quando vinse Mahmood o quando vinsero i Maneskin? Dai, che forse tra gli indignati c’eravate anche voi e il problema non era la lingua. La verità è che se qualcosa non ci piace, cerchiamo di prendere le parti di chiunque pur di andarci contro. “Meritava di più quello!”, “Doveva vincere lui!”, “Quella canzone era molto più bella!”. Devo continuare? Facciamo di no.

Alla gente che protestava contro Geolier non piaceva la canzone di Geolier e cercava appigli per andargli contro: hanno trovato il più facile, il più evidente, quello della lingua, senza nemmeno doversi sforzare più di tanto. “Eh ma non si capisce quello che dice la canzone!”, dicono gli stessi che poi sotto la doccia storpiano maledettamente le canzoni dei Queen senza azzeccare mezza sillaba ma che le cantano comunque perché quello che conta è la musica. Ecco, la musica.

Se n’è parlato davvero troppo poco pur di spostare la polemica sul piano della politica e del razzismo territoriale. Per carità, qualche imbecille che tifava contro Geolier solo per andare contro Napoli c’era sicuramente, ma di imbecilli si tratta e da tali vanno trattati. Però andare contro solo perché di Napoli è uguale al dire che doveva vincere solo perché di Napoli, sono due facce della stessa medaglia al valore del campanilismo. Si vota la canzone, non chi la canta, figuriamoci la città in cui si nasce.

Certo, avere un ragazzo che va a Sanremo e canta un brano interamente in napoletano difficilmente non fa battere i cuori di sentimento patriottico che cerca un rappresentante agli occhi del mondo. Tutto lecito. Però lo abbiamo detto: Sanremo è il festival della canzone italiana. Della canzone, non della città natale. Geolier non ha perso perché di Napoli, ma probabilmente ha quasi vinto perché di Napoli. Capitela questa sfumatura.

Nessuno andrebbe fischiato, nessuno

Detto ciò, ci siamo dilungati e vogliamo concludere. Fischiare un ragazzo perché si crede che qualcuno meriti più di lui è molto poco elegante. È colpa sua se la sua gente lo ha votato con insistenza? È una colpa essere amato da un popolo che si rivede in lui?

È una colpa essere napoletani? No. Allora è stato scorretto demoralizzare un talento emergente, che sentiva la pressione di un palco enorme e non meritava di dover sopportare anche il peso di un immeritato disprezzo. La serata delle cover avrebbe dovuto vincerla Angelina Mango? Siamo tutti d’accordo, senza campanilismo alcuno. Ma Geolier che c’entra? Avete fischiato il sistema, certo, ma su quel palco a esibirsi c’era lui. Lui, un ragazzo di 23 anni che si veste da duro ma che ha dei sentimenti.

Il ragazzo si farà, imparerà anche da questo è crescerà di conseguenza, siamo certi che raggiungerà la fama che merita. Quella che non merita è la fama da impostore, questo no.

Viva Napoli, viva l’Italia e viva la musica.

Così è, se vi pare.

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