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Gabriele Salvatores torna al cinema con “Comedians”. Ale e Franz sul monologo di Pio e Amedeo: “Le intenzioni sono importanti. Nella comicità esiste un limite legato alla sensibilità”

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Uscirà nelle sale il prossimo 10 giugno “Comedians” il nuovo film di Gabriele Salvatores liberamente ispirato all’omonima opera teatrale di Trevor Griffiths. Nel cast la coppia comica Ale e Franz, Natalino Balasso, Marco Bonadei, Walter Leonardi, Giulio Pranno, Vincenzo Zampa e con la partecipazione straordinaria di Christian De Sica. Un film in cui si riflette sulla comicità del nostro tempo affrontando temi attuali come il sessismo e il razzismo.

Gabriele Salvatores torna al cinema con “Comedians”, Ale e Franz parlano del monologo di Pio e Amedeo

Abbiamo partecipato alla conferenza stampa e con l’occasione noi di SuperGuida TV abbiamo chiesto ad Ale e Franz di commentare il monologo di Pio e Amedeo contro il politically correct. Ale ha voluto sottolineare come nella comicità ci sia un limite che non deve mai essere superato: “Penso che ci sia un limite legato alla sensibilità. Assieme a Franz abbiamo deciso di non scherzare sulle malattie per esempio. Esiste un confine tra lo scherzare assieme agli amici e il portare in scena qualcosa. Quando sali sul palco hai una responsabilità e per questo abbiamo evitato di trattare certi argomenti nei nostri spettacoli. La nostra è stata una scelta naturale”.

Franz ha spiegato l’importanza delle intenzioni: “Riprendendo il discorso sul monologo di Pio e Amedeo, penso che le intenzioni siano più importanti. Penso per esempio ad un nero. C’è sempre il rischio di denigrare chi si vuole prendere in giro”. Alla nostra domanda risponde anche Christian De Sica facendo riferimento ad un episodio divertente presente in un film di Alberto Sordi: “La comicità non ha limiti. Pensate che Alberto Sordi in Piccola posta suonava lo xilofono sulle teste delle vecchiette. Adesso sarebbe impensabile”, ha commentato sollevando scoppi di risate.

L’attore Natalino Balasso rincara la dose: “Le intenzioni sono importanti ma si possono rivelare sbagliate nel caso in cui le parole vengano usate per farsi due risate alle spalle di qualcuno”. Il regista Gabriele Salvatores ha invece espresso un suo pensiero sulla comicità di oggi: “Rileggendo il testo di Trevor ho scoperto il dark side of the moon di quel testo, come direbbero i Pink Floyd, il suo lato oscuro. C’è una comicità che lavora sugli stereotipi e sui pregiudizi. Tante volte usiamo una battuta comica per eludere un problema. Per esempio il sesso è una delle cose che fa più paura ai maschi”, ha dichiarato.

Ha poi escluso qualsiasi paragone con il suo vecchio film intitolato “Kamikazen” che vedeva protagonisti sempre sei comici dilettanti e disperati chiamati dal loro agente per una serata: “Quello è un’altra cosa. Non c’è la scuola, non c’è il maestro, non c’è l’esaminatore. Non c’entra nulla con questo film. Lì raccontavo la Milano degli anni ottanta. Sul finire di quegli anni si è sdoganato completamente il politically correct”. In “Comedians” si vuole sdoganare la comicità sessista, razzista perché, come dice Christian De Sica nel film, il pubblico non cerca la verità ma l’evasione.

Interpellato sulla dittatura del politically correct, Salvatores ha espresso il suo pensiero: “Il politicamente corretto è rischioso, se viene usato in una certa maniera. Vediamo quello che sta succedendo con il #MeToo, un’istanza giusta che sta diventando ridicola. Oppure guardando al cinema il politically correct porta a premiare per forza un film con degli attori neri. Addirittura c’è l’obbligo. E’ una questione di equilibrio. Che il politicamente scorretto sia stato sdoganato è bene per alcune cose, ma forse siamo anche andati un po’ oltre. Oggi se dici una cosa gentile vieni accusato di essere un buonista, devi essere sempre cattivo, o al limite usare la comicità per essere simpatici, come fanno certi politici, quando invece avremmo bisogno di una classe politica che non fosse simpatica, ma che facesse da padre. Certo bisogna stare attenti e non fare sempre e solo battute infelici sui neri. Il confine è sottilissimo e va considerato”.

Diretto per la prima volta da Salvatores, Christian De Sica si è detto soddisfatto e felice per questa opportunità e ha aggiunto: “È un film elegante, di classe, che dimostra il coraggio di Salvatores, che si misura con un film severo. Ho lavorato da Rossellini a Parenti, ma il clima di quei giorni a Trieste è stato meraviglioso: Salvatores è come un papà, ha una gentilezza e una leggerezza che fa sentire tranquillo un attore. Salvatores è una perla rara, perché per raccontare il presente sta ‘n mezzo alla strada, cosa che non facevano più mio padre Vittorio e Luchino Visconti, che infatti poi scelsero di fare Il giardino dei Finzi Contini e Morte a Venezia”.

Per Gabriele Salvatores ad ogni film si rinnova una sfida. Lui dichiara di non sentirsi mai arrivato ma di aver bisogno sempre di nuovi stimoli: “Ogni volta ho cercato di fare qualcosa che non sapevo fare. Cambiando genere film dopo film. Non mi sono mai considerato in nessun modo arrivato. Quando sei convinto di saper fare molto bene una cosa sei vicino alla fine secondo me. Per un artista ci vuole l’ansia, la paura di non riuscire a farla e la voglia di trovare delle cose nuove. Miles Davis diceva: se vuoi rimanere vivo e interessante suona con gente più giovane di te. Devi trovare delle cose da fare che ti stimolino”.

A chi gli fa notare la mancanza nel cast di presenze femminili, lui risponde: “Volevo mettere in scena il testo di Griffiths parola per parola, tranne qualche adattamento nelle battute, e in quel testo non c’erano donne. In più i protagonisti parlano del loro rapporto col femminile e col sesso in modo tale che la presenza di una donna avrebbe sconvolto tutti gli equilibri narrativi del film”. E poi conclude: “Nel mio prossimo film su Casanova ce ne saranno tantissime”.

Bravo Salvatores, meglio stroncare le polemiche sul nascere.

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