Gabriele Parpiglia è entrato ufficialmente nella grande famiglia di Radio Marte. Giornalista, autore, conduttore e produttore è al timone di un programma e della sezione podcast dal titolo “Gente di Marte” dove ospita volti noti dello sport, della musica, dello spettacolo e dell’impresa, rispetto storia e radici napoletane ma non solo. Un’idea che oltre alla figura di Gabriele Parpiglia si avvale della gestione artistica e manageriale di Fabrizio Scippa, amministratore unico di The Code Srl.
Gabriele Parpiglia, classe 1979, giornalista professionista, firma di “Chi” da oltre vent’anni, si occupa di spettacolo, attualità, cronaca e sport. Autore di numerosi programmi televisivi, come “Verissimo”, “Maurizio Costanzo Show” e tanti altri. Produttore di serie tv per le più importanti piattaforme mondiali. Crea da sempre nuovi format, l’ultimo vincente è stato “Aspettando Ciao Darwin”. Adesso per lui si è aperta una nuova avventura con Radio Marte.
Gabriele Parpiglia, intervista esclusiva
Gabriele Parpiglia, da qualche giorno approdato a Radio Marte, dove sei al timone di un programma e della sezione podcast dal titolo “Gente di Marte”. Come nasce l’idea?
“Nasce dal fatto che in questi ultimi anni mi hanno proposto di fare diversi podcast, sia come ospite ma anche come conduttore, solo che erano tutti su Milano o Roma e tutti replicanti. Molte proposte avevano aziende dietro che pagavano gli ospiti e marchi che di giornalistico non hanno nulla a che fare. Credo che quando un ospite viene pagato l’intervista non è più spontanea. In città come Milano e Roma c’è un proliferare di podcast: ogni giorno qualcuno si sveglia blogger, giornalista, podcaster. Fino a quando non ci sarà una sorta di ordinamento che possa regolamentare una professione, mi riferisco alle “info news”, che in questi anni è diventata una giungla dove ognuno vuole partecipare e si sente in diritto darsi un ruolo che meglio crede. Gente che fino all’altro giorno aggiustava macchine e oggi si sente giornalista, blogger e podcaster”.
“Insieme a Fabrizio Scippa e Fabio Cascione, bravissimo regista, con cui ho condiviso questo progetto abbiamo aspettato un anno per dare il via a questa idea. In un primo momento l’ipotesi era di farlo a Roma, poi saltata, non per volontà mia ma perchè abbiamo incontrato “un produttore sola”. Successivamente è arrivata la proposta di Radio Marte, marchio certificato e fortissimo, e quindi l’idea di farlo a Napoli città di Sorrentino, Mare Fuori, del penultimo scudetto che ancora si respira nell’aria. Città ricca di storia e di cultura. C’è un movimento musicale unico nel suo genere e che ha visto nascere artisti come Geolier e che vedrà la reunion dei Co’Sang e l’eterno Gigi. Mi sono detto è la città perfetta. Ho accettato questa faticosa sfida. Come prima puntata abbiamo avuto ospite Deborah De Luca, Dj e producer di fama mondiale che è venuta a raccontarsi solo da noi. In altri podcast noto che ci sono ospiti replicanti, quando vedi sempre le stesse persone significa che non ci sono più idee. Perchè dovrei seguire un podcast che mi propone persone che ho visto già da altre parti?”.
Tu con Napoli hai un certo legame.
“A Napoli faccio anche altri lavori, faccio scouting, seguo dei talent. Ho diversi progetti a teatro che si realizzeranno il prossimo anno. Ho progetti editoriali che stanno per concludersi. Ho girato, con il supporto di una importante produzione, una serie su Diego Armando Maradona Jr. Un progetto che ci ha visti impegnati nelle riprese per un anno e mezzo e che andrà in onda nel 2025, ma che per motivi contrattuali non posso dire dove esattamente. Napoli oggi è una Hollywood a cielo aperto”.
Il fatto che non ci sia tutela per chi lavora nell’informazione, è iniziato con l’avvento degli influencer?
“È iniziato con il fatto che i social danno la possibilità di parlare a tutti: dai pregiudicati e gente che non sa usare le parole corrette in italiano compiendo anche dei reati. Quindi io dico: perchè dovrei pagare l’Ordine dei Giornalisti? Sto pensando di non far parte più di questo ente che alla fine non ti tutela, prende soldi senza darti nulla in cambio”.
Tu sposi anche cause importanti: lo hai fatto durante il Covid, ultimamente durante il terremoto ai Campi Flegrei, mettendo a disposizione i tuoi social. Quando e cosa ti fa dire me ne occupo io?
“Negli anni mi sono costruito una rete di contatti con persone che lavorano dietro le quinte della macchina che si occupa della tutela dei cittadini: ti cito il Codacons per esempio. Ho affinato con gli anni una sorta di sensibilità che mi permette di capire quando va lanciato il campanello d’allarme su certe tematiche. Il caso Chiara Ferragni ad esempio, sono stato il primo a tirare fuori il nome di Fabio Maria Damato quando nessuno sapesse chi fosse. Parliamo di un’inchiesta che ha fatto partire Selvaggia Lucarelli, e che la gente non ha ancora capito che c’è un’indagine in corso per il reato di truffa aggravata. Ormai su questo caso la gente va per tifo: si tifa per l’uno e per l’altro. Leggendo i commenti sotto i post della Ferragni vedi delle vere e proprie tifoserie di persone che dicono “siamo con te, sei la numero uno”, senza capire che c’è un’indagine in corso. Wanna Marchi e Stefania Nobile, di cui ho realizzato la serie, hanno avuto nove anni di carcere per lo stesso identico reato. purtroppo c’è ancora molta ignoranza sulla materia”.
Tu hai creato molti format per la Tv: dove trovi spunto per le tue idee?
“La tv sta vivendo una fase di stallo in questo momento. Ultimamente sono andati in onda programmi che non hanno dato quello che si sperava. Sono stati un flop dietro l’altro come i casi di alcuni programmi Rai ma anche di canali come Real Time. Gli stessi reality non riscontrano più l’interesse della gente. Oggi l’interesse si è spostato sui podcast, se fatti bene, oppure la radio che non muore mai. Bisogna saper virare quando le cose stanno per cambiare. La tv è cambiata, tranne per i grandi show come Sanremo o Fiorello che ti porta numeri con programma alle 7 del mattino. I numeri non mentono, io in radio faccio più ascolti di diversi programmi tv”.
L’allontanamento della gente dalla tv è causato dalle piattaforme?
“La gente è stufa di vedere sempre le stesse cose e le stesse persone, non c’è un ricambio generazionale. Anche se provano a cambiare, restano fermi sulle loro idee, fanno finta di cambiare”.
Ci si aspettava il ricambio generazionale con la prossima edizione di Sanremo, invece non è avvenuto.
“Come ho raccontato a RTL102.5, durante il programma “Password” di Nicoletta Deponti, il prossimo festival sarebbe stato condotto da Paolo Bonolis e Damiano dei Maneskin. Abbiamo lavorato a questa idea per un anno, poi le cose non sono andate perchè Paolo ha preferito rispettare la parola data a Pier Silvio Berlusconi. La coppia Bonolis-Damiano sarebbe stata un’idea innovativa sicuramente”.
Oggi NOVE e il gruppo Warner Bros. Discovery sembrano essere diventati terra ambita da molti: tu sei stato uno dei primi a credere e lavorare in quel progetto creando dei format.
“È giusto seguire il flusso del denaro, lo si fa perchè l’offerta economica è altissima rispetto alle altre tv. Con Fazio la scommessa è stata vinta. Tutti devono fare i conti con i numeri, ma poi ci sono gli ascolti…”
Cosa manca alla tv italiana?
“Manca il ricambio generazionale. I grandi editori devono capire che bisogna dare fiducia a persone che studiano, che si informano, che hanno l’attenzione rivolta anche all’estero e che guardano i social in modo costruttivo, ma che soprattutto portano notizie e idee”.
A cosa stai lavorando adesso: quali sono i tuoi prossimi progetti?
“La parola progetti non voglio neanche sentirla, faccio mille cose. Fino al 25 luglio non ho un giorno per respirare. Dopo quella data deciderò cosa fare il prossimo anno”.
Tu sei un sognatore? Cosa sogni?
“Non perdere la voglia di scrivere, per me quello viene prima di tutto”.