Ogni domenica pomeriggio entra nelle case degli italiani con il suo programma “Da Noi a Ruota Libera” in onda su Rai 1, dove si intrecciano le storie di volti noti dello spettacolo, del cinema e della musica e quelle di persone comuni che hanno saputo far girare la loro ruota nel verso giusto. Volti noti e gente comune che si raccontano a Francesca Fialdini, giornalista e conduttrice tv che questa volta, noi di SuperGuidaTv, abbiamo il piacere e l’onore di intervistare in esclusiva, facendoci raccontare dall’inizio la sua avventura televisiva che l’ha portata a diventare uno dei volti più amati del piccolo schermo. Una Francesca Fialdini per certi versi anche inedita è quella che si racconta senza filtri, facendoci entrare anche nel suo privato più profondo. La conduttrice ci racconta poi il suo approccio con la scrittura ma anche quello con il programma “Fame d’amore”. Con Francesca abbiamo parlato anche di Sanremo 2023, di calcio e di molto altro ancora. Ecco di seguito l’intervista a Francesca Fialdini.
Francesca Fialdini, l’intervista esclusiva
Francesca Fialdini, conduttrice di “Da Noi… a Ruota Libera”: cosa ha provato quando è arrivata per la prima volta la proposta di questo programma?
«Ho pensato: ‘Mamma mia, il gioco si fa duro!’ Perché la fascia oraria e il giorno sono una sfida importante da superare. Mi sono spaventata, anche se non credo sia il termine giusto. Ho provato una sensazione simile a quella di quando Giancarlo Leone mi disse: ‘Adesso vai a fare Unomattina’. Rimasi senza parole. Mi chiesi: ‘Sarò all’altezza del ruolo e del pubblico? Tutte quelle informazioni’. Giancarlo mi disse: ‘Vedo che sei rimasta senza parole. È giusto, è un bell’atteggiamento il tuo, perchè questa paura dovrai usarla per vincere la sfida e fare bene’. Quella cosa me la sono ripetuta quando mi hanno detto di occuparmi di quella fascia oraria, non c’era ancora un progetto definito. Non mi hanno detto: “Vai e fai Da Noi… A ruota libera, mi hanno detto vai e occupati di quella fascia. In fondo è ancora più complicato perchè si trattava di inventarsi qualcosa. Bussando poi alle porte di Endemol dove lavorava Anna Maria De Unitis, ci siamo confrontate e così è nato così Da Noi… a Ruota Libera».
Una trentina di conduzioni tv, poi la radio. Negli anni è diventata a tutti gli effetti un volto Rai: ha mai sentito il bisogno di cambiare azienda? È mai arrivata una proposta di questo genere?
«Si, è arrivata, l’azienda era Sky. Mi proposero di trattare nuovamente l’informazione, le notizie, era per un progetto di infotainment che potesse con un taglio generalista offrire un’alternativa alla Rai. Rifiutai l’offerta perchè poi arrivò la proposta di fare Da Noi… a Ruota Libera, e quindi scelsi ancora la Rai. Quando si nasce e si cresce in una casa si impara a conoscerla nel tempo, si ha l’accesso a tutte le stanze e si impara a salire le scale su e giù, a prendere l’ascensore, a sentirti sempre più parte di quella casa e di quella famiglia. Lasciarla non è facile e a un certo punto scatta un senso di riconoscenza. In fondo ho acquisito gli strumenti del mestiere lì a 24 anni: prima come inviata, poi come collaboratrice ai testi, come autrice e poi come conduttrice. Scavare piano piano tutti i ruoli della redazione, i vari programmi. Trovo importante riconoscere questo percorso che ho fatto in Rai. Fino ad oggi ha vinto un senso di riconoscenza».
Lei ha condotto programmi diversi, le posso chiedere in quale situazione si è trovata più a suo agio e in quale meno e perchè? Ha mai detto un “No” a un format, o accettato un programma che reputava non adatto a lei?
«Quando mi occupo di informazione in genere mi sento più sul pezzo. A prescindere dal risultato mi sento più a mio agio. L’attività giornalistica è quella che mi rende più realizzata e per certi versi anche più sicura, forse è perchè è quello che ho sempre voluto fare, è quello per cui ho studiato. Perciò la sfida dell’intrattenimento, dove bisogna lasciarsi andare e mettersi in gioco totalmente facendo uscire delle volte quei lati del carattere che uno tende a mostrare di meno, ecco quello è stato un terreno dove all’inizio ho dovuto allenarmi un bel po’. Anche perchè tu sai benissimo, il giornalismo ti insegna a mantenere una distanza anche emotiva, non empatica perchè l’empatia serve per fare giornalismo, ma proprio emotiva, maggiormente per riuscire a mantenere una certa autorevolezza e ad avere un distacco lucido rispetto a quanto si racconta. Nell’intrattenimento vale la regola al contrario, lì ho dovuto imparare un po’ ed è un continuo allenamento. Davanti alla telecamera quello per me è un continuo allenamento. In generale non è che mi sono sentita fuori posto o a disagio in qualche contesto televisivo, mi sento a disagio quando devo fare l’ospite non quando devo condurre io».
«Ho ricevuto sempre proposte affini a me, il progetto è nato da me e da un gruppo di persone che mi conosce bene. Anche fuori dalla Rai mi sono sempre arrivate proposte che non mi volevano snaturare».
Ha recitato anche in un episodio della fiction ‘Un passo dal cielo’, per la regia di Riccardo Donna. È stata un’esperienza piacevole? Tornerebbe a recitare?
«Ho capito che sono due mondi doversi. Per fare l’attore devi avere una pazienza enorme, perchè le ore di attesa sul set sono tante. Invece chi vive di adrenalina, di diretta e di informazione ha proprio un altro modo di stare davanti alla camera. Io non riesco a dissimulare le mie emozioni, diciamo che alle volte il mio viso parla fin troppo quando sono in trasmissione, invece l’attore deve entrare nei panni di un’altra persona. È stata un’impresa fallimentare che però mi ha divertito molto, ho capito come funziona quel lavoro e quindi mi è utile quando intervisto un attore».
“Il sogno di un venditore di accendini” e “Charlie e l’ocarina”, sono due libri che ha scritto: cosa le ha dato la scrittura, lei è una giornalista, ma cosa le ha dato in più a livello di approccio al suo lavoro la scrittura?
«Ho avuto la fortuna di iniziare come radiofonica, e anche con i primi siti web dove ci si occupava delle prime pagine di racconto giornalistico su internet. La scrittura deve essere sempre alla base di un buon format o di un buon racconto. Giustamente devi imparare ad improvvisare quando devi seguire una diretta e fare una telecronaca. Se non c’è questo bisogna sempre scrivere prima. Una buona scrittura deve essere alla base di tutto. scrivere è stato un esercizio in più per mettere a fuoco le cose. Tra i due libri, ti devo dire che “Charlie” mi ha impegnato parecchio perché scrivere per i bambini significa mettersi in quella prospettiva. Confrontarsi con educatori e pedagogisti che hanno a che fare con il mondo dei bambini e recuperare un’innocenza che noi crescendo abbiamo perso. È stato un modo per vedere il mondo con gli occhi fantastici che poi sono gli occhi di Charlie. È un po’ il mio piccolo pargolo e lo devo anche ringraziare».
Ha ricevuto anche riconoscimenti importanti, tra cui il premio Agnes per “Fame d’amore” e il Premio Internazionale di giornalismo di Ischia per “Unomattina”: cosa ha provato quando ha ricevuto questi riconoscimenti?
«Mi sento sempre un po’ in imbarazzo, non sono quella che alle feste ama essere vista più degli altri, salire su un palco e avere tutti gli occhi addosso non è il momento che amo di più. Esattamente come fare l’ospite in un programma devono intervistarmi, è paradossale, però, stare dall’altra parte mi fa sempre un certo effetto. Ho anche un grande senso di gratitudine nei confronti di colleghi che hanno guardato questi programmi e hanno visto qualcosa nella mia conduzione. Tra i due ti devo dire che il Premio Agnes mi ha particolarmente commosso, perchè per “Fame d’amore” la sfida è altissima. Portare il disagio dei disturbi giovanili agli occhi di tutti su una rete di servizio pubblico non era scontato. Sapere che questo lavoro è stato apprezzato ci ha resi molto orgogliosi. In quel momento mi sentivo veramente parte di una squadra, ho ricevuto il premio sapendo che lo meritavano tutti quanti i collaboratori, in primis il regista che ha osato tanto nel raccontare queste storie. Mi sono quasi commossa ricevendo il premio. Poi riceverlo da Alberto (Matano) con il quale avevo condotto il Premio qualche anno prima, mi ha fatto un certo effetto».
Ha di recente condotto con Mario Acampa “Junior Eurovision Song Contest”. Lei canta? È una cosa che le piace? Come si è trovata alla conduzione del programma?
«Si canto, ma ti spiego perchè. Io ho un padre molto simpatico che fin da quando ero bambina aveva questo fare, un po’ il leader della festa. Mi veniva a prendere a scuola e davanti a tutti iniziava a fischiettare e cantare. Io mi vergognavo. Io ovvio canto in privato anche prima della diretta, mi aiuta a rilassarmi. Non lo faccio a livello professionistico. Canto mentre mi asciugo i capelli, mentre pulisco casa. L’evento è chiaro che quello non è il mio terreno, l’ho fatto cercando di non ostacolare il lavoro di Mario, lui è bravissimo, lo fa da tanti anni. Mi sono lasciata guidare con grande curiosità e con forte spirito di collaborazione, volendo accogliere la struttura di Rai Ragazzi dentro la struttura dell’intrattenimento del daytime e dentro al mio studio. Era un modo per diventare una compenetrazione che desse il segno della collaborazione a questo progetto di tutta la squadra Rai. Con Mario mi sono trovata benissimo, è una splendida persona ed è un professionista».
Sempre in tema di musica, ci avviciniamo a Sanremo 2023: un cantante che le piace?
«Sono incuriosita tantissimo da Anna Oxa, per lei, per il suo modo di fare e perchè porta una canzone di Francesco Bianconi, frontman dei Baustelle. Dato che adoro il gruppo, nessuno come loro canta il disagio, in particolare giovanile, voglio vedere che effetto fa cantato da Anna Oxa. Poi sono contenta del ritorno di Paola e Chiara, sarà per una questione anagrafica credo, poi mentre Paola l’abbiamo vista con i vari dj set, Chiara non l’abbiamo vista più, e sono felice che torni. Sono curiosa della canzone che porterà Marco Mengoni, lo scorso anno era ospite, ora per essere in gara deve avere un pezzo pazzesco».
A Sanremo ci sarà Chiara Ferragni e Francesca Fagnani. Quest’ultima è stata sua ospite. Le piacerebbe un giorno calcare quel palco da co-conduttrice o da conduttrice?
«Ma Sanremo è una kermesse gigantesca. Non credo esista un posto con maggiore visibilità in Italia. Più che l’evento mi piacerebbe un giorno se potesse tornare all’anti evento di Sanremo che poi era una conseguenza. Penso al Dopofestival dove si poteva ridere di una ritualità che poi è questa grande macchina della musica italiana. Dove tutto è sotto gli occhi di tutti, dove tutto può essere giudicato e viene reso oggetto di scontro e di incontro, si crea una polarizzazione che nemmeno durante una campagna elettorale. Quindi a me piacerebbe più questo, ridere dei nostri vizi e delle nostre virtù che mettiamo in musica. Mi piacerebbe più la conduzione del Dopofestival».
Veniamo al programma che conduce ogni domenica su Rai 1: “Da noi… A Ruota Libera”: cosa ci racconta? Qualche anticipazione
«Ho intenzione di spingere nuovamente su storie che parlino del presente, non devono essere per forza legate alla cronaca. Una cosa che forse non ho mai detto è che: quando dopo l’esperienza de ‘La Vita in Diretta’ mi hanno detto ‘occupati ora di quella fascia oraria’, l’idea era quella di non occuparmi di attualità così come avevo fatto fino al giorno prima, perchè non volevo che il pubblico, che mi aveva visto nei panni di conduttrice di programmi dedicati all’informazione, anche di domenica vedesse una specie di déjà vu. E’ giusto offrire un’alternativa se dal lunedì al venerdì a quell’ora c’è l’informazione. È giusto offrire qualcosa di diverso, altrimenti si rischia una ripetizione che toglie terreno a chi si occupa della notizia tutti gli altri giorni e non da’ a te un senso di novità e nemmeno al pubblico. Però quando propongo le mie storie le cerco intanto con delle caratteristiche universali che possano riguardare tutti, e in cui tutti si possono identificare, anche se in apparenza non è così. Le cerco come una sorta di ricatto motivazionale, in modo che chi guarda possa capire che quella forza può trovarla anche dentro di se. A ruota libera significa trovare il coraggio di fare azioni libere e di arrivare lì dove non ti saresti mai aspettato di arrivare. Questa cosa ultimamente era stata messa un po’ da parte, ora voglio ritrovarla e quindi troverete molte più storie che hanno a che fare con la vita di tutti noi e che possono aiutarci a guardare la nostra vita in maniera diversa».
C’è qualche personaggio che ti piacerebbe avere come ospite?
«Ce ne sono tanti come nessuno. Sono sempre grata a chi viene e al fatto che possano divertirsi e star bene. Però io sono veramente molto più interessata a chi è meno conosciuto. Sono sicura che mi divertirei molto e ascolterei con grande gioia Roberto Benigni, lasciarmi guidare dalla sua capacità affabulatoria, perchè so che ho qualcosa da imparare. Così come Pupi Avanti oppure i fratelli D’Innocenzo, che sono la nuova generazione dei grandi registi italiani. Però poi alla fine le cose che mi si muovo dentro quando trovo qualcuno di sconosciuto che riesce a far girare qualcosa nella sua vita portando delle conseguenze nella vita degli altri, quella roba li mi intriga».
Un argomento invece che le piacerebbe trattare in trasmissione?
«La malattia mentale. Lo so che può sembrare troppo per la domenica pomeriggio, eppure secondo me si può affrontare questa tematica. Non so se ci riuscirò ma ci voglio provare».
Cosa guarda in tv? Mi dica un format per azienda: Rai, Mediaset, La7 e Sky
«Sky sicuramente i documentari, biopic di grandi personaggi mi incantano, in generale Sky Arte. Mediaset come fai a non guardare ‘C’è posta per te’, anche lì c’è la vita della gente comune, che poi è un po’ quello che piace a me. Nell’ironia che continua ad avere, ‘Striscia la Notizia’ mi incuriosisce e la guardo spesso e volentieri. La7 mi piace molto ‘Otto e mezzo’, Formigli con ‘Piazza pulita’ e Floris con ‘Di martedì’. In generale i talk show. In Rai beh ‘Tale e Quale’, l’intrattenimento della Rai mi piace molto. Anche ‘Report’».
Un programma di prima serata ci ha mai pensato?
«Mi piacerebbe certo, ma non perchè è una prima serata, dipende sempre dal progetto. Se ci fosse un bel progetto da prima serata allora si. Certo con la prima serata arrivi a una platea più vasta. Se ci devi arrivare con una cosa che non ti rappresenta allora anche no».
È una persona che va dietro agli ascolti si fa condizionare?
«Ho imparato a dargli il peso che hanno. Ogni giorno è diverso dall’altro. Poi io faccio delle scommesse diverse. Riproporre storie di gente comune so già che cosa comporta per chi si occupa di tv. Però questo tema è una cosa che mi identifica. Quindi bisogna arrivare anche a un giusto compromesso rispetto a ciò che desideri, se puoi farlo, e rispetto a ciò che piace a tutti. Io preferisco arrivare a un buon compromesso per non snaturare me stessa e non annoiare me stessa prima del pubblico. Questo perchè penso sia una grande opportunità fare televisione, quindi se si può accendere una luce su situazioni che non tutti conoscono o che ci siamo dimenticati, allora è bene farlo. Quindi gli ascolti li guardo sì, ma mi lascio condizionare fino a un certo punto. Bisogna avere il coraggio delle proprie idee».
Facciamo un gioco, che ironicamente chiamo “Facciamo le scarpe a qualcuno”. Un programma che ruberebbe, simpaticamente, a qualche suo collega? Cosa le piacerebbe condurre? o del passato
«‘Quelli che il calcio’ mi è sempre piaciuto molto. Quell’idea che era all’inizio e che poi ha portato avanti Simona Ventura. La sua idea di trasmissione mi piaceva. Il concetto è sempre lo stesso, quello di rendere dissacrante un mondo che è sacro per eccellenza. Era un mondo sacro, oggi un po’ meno perchè non è alla portata di tutti. Guardavamo tutti al mondo del pallone come il “Dio” pallone. Quindi ridere di quel mondo lì e farlo facendo in modo che il calcio fosse di tutti e sdrammatizzando anche, era una bellissima idea e funzionava».
Lei è tifosa? Posso chiederle per quale squadra fa il tifo?
«La mia squadra non gode molto ultimamente, è la Juventus. È chiaro che il Napoli meriterebbe lo scudetto senza dubbio quest’anno. Noi stiamo facendo una rimonta inimmaginabile. Rido molto con Pieraccioni del fatto che la Juventus venga così massacrata ultimamente e mi faccio prendere in giro perchè ha ragione».
Un sogno nel cassetto? Personale e uno lavorativo.
«Lavorativo è riuscire finalmente a scrivere quello che mi hanno chiesto senza avere paura, perchè un libro è sempre un parto. Vorrei riuscire a scrivere due libri: uno è il secondo capitolo di ‘Charlie’, quindi sempre dedicato ai bambini. L’altro è un romanzo a tutti gli effetti dove mi sto mettendo in gioco un bel po’».
«Sogno personale, vorrei fare il giro del mondo. Da quando non ho fatto più l’inviata ho viaggiato sempre meno, poi con il Covid mi sono proprio fermata. Ho bisogno di ricominciare a viaggiare tanto. Non sono mai stata a New York ad esempio».
Potrebbe fare un programma di viaggi con un taglio giornalistico?
«Quello sarebbe una cosa veramente bella».
Un’amica famosa e un amico famoso di cui lei si potrà sempre fidare?
«Si, è Filippo (Nek). Guarda io auguro a Filippo i più grandi successi in ogni campo nella sua vita, se un domani mi dicessero a chi vorresti venisse affidato il tuo programma, beh quella persona è sicuramente Nek. Un’amica invece è Angela Rafanelli».
Lei ha dichiarato che «Fame d’amore è un programma che mi ha messo in crisi, mi ha molto cambiata e mi ha fatto cercare i miei nodi da sciogliere»: posso chiederle quali erano questi nodi e se li ha sciolti?
«I nostri ragazzi ci fanno da specchio, loro hanno il coraggio di parlare delle insicurezze di sofferenza, anche di depressione. Noi non avevamo il coraggio di farlo. Il fatto che si possa discutere di questi aspetti della nostra vita è molto importante. Le turbolenze dell’adolescenza le abbiamo attraversate tutti quanti, il fatto di non riconoscerci nel giudizio degli altri, sentire la pressione sociale. L’idea che gli altri ci volessero come decidevano loro e che noi non corrispondevamo a quel tipo di modello, credo che questo ci abbia toccato un po’ tutti. Io sono durante la mia adolescenza sono stata più introversa che estroversa, avevo le mie amicizie ma mi piaceva scegliere. Alla discoteca preferivo il pub per renderti linea. Ai concerti preferivo un viaggio o fare una partita di calcetto».
«Questo mio modo più timido di vivere l’adolescenza mi faceva sentire meno popolare nel gruppo di amici oppure come una che se la tirasse, invece no. Era una difficoltà ad aprirmi, cosa che ancora adesso scelgo di stare nel piccolo rispetto al grade, evito le feste mondane. Come ad esempio mi è rimasto il fatto di essere guardata dagli altri e magari essere letta in una maniera che non mi corrisponde. Questo l’ho letto negli occhi dei ragazzi di ‘Fame d’amore’, e ho pensato alle me fughe e anche alle belle esperienze che ho potuto fare. Questo carattere mi ha fatto sentire diversa, però è quello che mi ha portato a quello che sono oggi e comunque va bene. Devono capire che le loro fragilità possono sembrare fragilità che li possono far sentire diversi, ma che in realtà sono il loro vantaggio. Solo che accettarlo a 15/16 anni si fa fatica se non hai un adulto accanto a te che ti fa sentire speciale».
Per cosa Francesca Fialdini perde le staffe? Cosa le fa paura e cosa invece la rende felice?
«Mi fa perdere le staffe chiunque voglia impormi di fare qualcosa che io non voglio. Una restrizione della mia libertà di scelta. È una cosa che può capitare sia sul lavoro che nella vita privata. Chi vuole impormi qualcosa mi fa scattare un senso di ribellione. Io non sono molto facile da maneggiare in questo senso».
«La mia paura più grande è quella di non sapere usare bene il mio tempo. Dopo i 40 ho sempre paura di sprecarlo, di non dargli un senso, di non costruire qualcosa per gli altri. Mi è cresciuto dentro un senso di evanescenza per le persone. Io le mie vacanze di Natale le ho fatte tutte a casa dei miei genitori. Era la scelta migliore che potessi fare, perchè stando via molto tempo, adesso ho proprio bisogno di stargli vicino, e vale per tutti i miei affetti. La cosa che mi rende felice è stare con loro».
«Sabato scorso sono stata invitata ad un’udienza da Papa Francesco con un’associazione che si chiama Sermig che è l’Arsenale della Pace di Torino, con cui ogni tanto collaboro e dove ci sono amici fraterni. Stare con persone che ti somigliano, persone che fanno del bene, a parte che a me il bene mi commuove perchè non è di moda fare del bene, ecco io sono felice quando sono con persone così. Perché è gente che vuole vivere la vita in maniera sana, senza compromessi, senza malizia. Quando si sta con gente così bella che dentro ha un senso di leggerezza, anche se fa la cosa più difficile del mondo, per me quella è la felicità».
Cosa invece la fa ‘sorridere’?
«Mi fa ‘sorridere’ talvolta leggere alcune fake news sul mio conto, come ad esempio, quella che mi voleva al Prima Festival. Verificare con il diretto interessato e non affidarsi esclusivamente a chissà quali ‘fonti’ potrebbe essere un buon modo per iniziare a rimette a posto le cose, sia sul lavoro che nel quotidiano».
Progetti Futuri? Si parla di una seconda serata: cosa ci anticipa?
«Andrà in onda sue Rai 3, riprenderà la fascia oraria di ‘Fame d’amore’ che è il lunedì e che sarà quello che è sempre stato: un racconto sulla storia delle donne, sulle nostre conquiste personali e sul nostro modo di interpretare lo spirito del tempo in cui siamo capitate. Quindi la nostra storia, la nostra cultura. Donne che hanno lasciato un segno».