Fortapàsc è considerato uno dei migliori film italiani degli ultimi decenni. Premiato dalla critica e dal pubblico, forte dell’ottima interpretazione del compianto Libero De Rienzo, la pellicola racconta gli ultimi mesi di vita di un giovane e coraggioso giornalista, tra appassionato lavoro e febbrile ricerca della verità, fino all’assassinio.
Nel 2009 Marco Risi firma questo bel film che ha tanto da mostrare e da insegnare, non perdetelo. Va in onda Giovedì 21 Settembre in prima serata su Rai Tre.Scoprite qual è la struggente storia vera che lo ha ispirato.
Fortapàsc: la trama in breve e il cast
Il protagonista del film è Giancarlo Siani, giornalista de Il Mattino, quotidiano di Napoli, che si distingue per le sue coraggiose inchieste sulle attività della camorra e sulle collusioni tra crimine organizzato e politica. La vendetta, purtroppo, non si fa attendere.
Il ruolo di Siani è brillantemente interpretato da Libero De Rienzo, l’attore prematuramente scomparso nell’estate del 2021. Al suo fianco troviamo altri nomi e volti noti della cinematografia italiana come Valentina Lodovini, Massimiliano Gallo, Michele Riondino, Ernesto Mahieux, Salvatore Cantalupo, Gigio Morra, Ennio Fantaschini, Duccio Camerini, Renato Carpentieri, Gianfelice Imparato, Marcello Mazzarella, Daniele Pecci, Gianfranco Gallo, Antonio Buonomo, Paco De Rosa e Raffaele Esposito.
La storia vera dietro al film: chi era Giancarlo Siani
Quella di Giancarlo Siani è una storia di lotta e di coraggio fino al sacrificio estremo che meritava di essere riportata anche sul grande schermo. Grazie a Fortapàsc, che altro non è se non il ritratto su pellicola della sua breve esistenza, chiunque può conoscere la figura di questo impavido cronista che andò incontro alla morte pur di affermare con forza quei valori di legalità e di onestà nella sua terra da troppo tempo impunemente oltraggiati.
Napoletano, classe 1959, Giancarlo era un ragazzo simpatico e allegro oltre che un ottimo giornalista de Il Mattino, dove si occupava principalmente di cronaca nera e di omicidi di camorra. Siani svolgeva il proprio mestiere con passione e meticolosità, indagando senza paura sulle connivenze fra politici locali e boss.
Diceva sempre la verità, portava continuamente alla luce casi di corruzione e svelava gli affari tra clan mettendone in crisi le alleanze. Ovvio che in tal modo infastidisse coloro che erano oggetto dei suoi articoli, che infatti non tardarono a fargli pervenire minacce più o meno velate e via via sempre più pressanti.
Neanche questo fermò Siani, consapevole che il proprio lavoro non piacesse a qualcuno, ma deciso a portare avanti la sua inchiesta nonostante gli evidenti rischi. Ad essergli fatale fu il pezzo pubblicato il 10 Giugno sull’arresto del superboss Valentino Gionta, di cui svelò ogni retroscena.
Il 23 Settembre 1985, puntuale e vile, arrivò la vendetta: il cronista fu ucciso sotto casa della fidanzata.
Si è saputo in seguito che a condannarlo a morte furono, fra gli altri, Lorenzo Nuvoletta e Totò Riina. Ma l’esempio di legalità e di coraggio che Siani rappresenta, ancora oggi, dopo quasi quarant’anni, è più vivo che mai.