Arriviamo alla seconda classifica raccoglitrice andando a proporre in quest’occasione alcuni film che fanno piangere tantissimo: come per la precedente (i 15 film da vedere assolutamente) abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra titoli magari meno conosciuti al grande pubblico ma meritevoli di visione, e grandi classici, con il comune denominatore di sapere emozionare letteralmente fino alle lacrime. Particolare attenzione anche a pellicole non propriamente drammatiche, che svariano tra i più diversi generi ma possiedono al loro interno scene struggenti capaci di provocare intense sensazioni in chi guarda. Buona visione, e fazzoletti alla mano!
Germania anno zero (1948)
1946: in una Berlino reduce dalle rovine della seconda guerra mondiale, un ragazzino cerca di mantenere la famiglia compiendo piccoli furti. Ma ben presto dovrà arrendersi alla povertà, e si troverà a dover scegliere della vita del padre, da tempo gravemente malato. Roberto Rossellini pone uno sguardo crudo e sofferente su un popolo e una nazione provati duramente dalla sconfitta, e lo fa attraverso gli occhi di un bambino che perde di colpo la propria innocenza pur di garantirsi la sopravvivenza e quella dei suoi cari. Un neorealismo intenso e drammatico, che chiude il suo viaggio mostrando la simbiosi tra i protagonisti e la città, entrambi feriti quasi a morte.
Umberto D. (1952)
Un pensionato, colpito duramente dalla crisi economica, si barcamena per cercare di mantenere lui e il suo amato cagnolino. Ma lo sfratto è imminente, e non è facile recuperare i soldi in una società sull’orlo della povertà. La tragica, normale vita di un uomo qualunque alle prese con il periodo più difficile della sua intera esistenza, dove la speranza per il domani si limita a quella di sopravvivere giorno per giorno. Circondato da persone nelle sue stesse condizioni, o che si disinteressano totalmente di lui, trova un po’ di sincero affetto solo nella giovane cameriera del suo stabile, alla quale sente di dare consigli paternali. Le situazione di questa drammatica realtà in un’Italia “provata” sono emotivamente toccanti, dalla tappa al canile per ritrovata l’amato cane disperso, ai vani tentativi di ricevere aiuti senza cedere allo stato dell’elemosina. Il protagonista Carlo Battisti è un ennesimo attore per caso, un professore universitario calatosi più che degnamente nella parte, e la regia di Vittorio De Sica è al solito magistrale in toni e tempi.
Il posto delle fragole (1957)
Tra onirismo e realtà, un affresco magico sui rimpianti e i rimorsi (ma anche sulla bellezza dei ricordi di gioventù) in questo splendido racconto della memoria, che mette a confronto un uomo con tutto il suo passato, inclusi i lati negativi e positivi, mostrando un nugolo di personaggi variopinti ognuno con qualcosa da dire. Superlativa la prova di Victor Sjöström, leggendario regista del cinema svedese, qui nei panni dell’anziano protagonista, veicolo ideale affinché il più che degno erede Ingmar Bergman potesse esprimere al meglio le sue convinzioni filosofiche e teologiche. Uno dei film rappresentativi del maestro scandinavo, ricco di passaggi visionari che possiedono una poetica delle piccole cose in grado di arrivare a chiunque. Tra i film commoventi per eccellenza.
La camera verde (1978)
Il maestro della nouvelle vague e del cinema francese Francois Truffaut, qui nelle doppie vesti di regista e attore protagonista, ci conduce in questa storia di amore e rimpianti. Un uomo, ossessionato dal ricordo della moglie morta, evita i rapporti con le persone per dedicarsi completamente ai suoi cari defunti. Prima adibendo una stanza della sua casa con ritratti e oggetti della consorte, in seguito rimettendo in sesto una piccola cappella, per commemorare tutti coloro passati a miglior vita. Una storia toccante, che commuove e riesce a far pensare, pregna di un sentimento veramente forte che arriva al cuore. Una pellicola che riesce a toccare nell’intimo più profondo, assolutamente straordinaria, degna di stare in questa classifica dei film che fanno piangere.
Una tomba per le lucciole (1988)
Tra le più devastanti opere d’animazione, uno di quei film strappalacrime che non si dimenticano. Un ragazzino e la sorellina piccola, nel Giappone del 1945, si trovano a dover affrontare da soli i pericoli della Guerra e dei bombardamenti antiaerei: il padre infatti è un ufficiale della marina in servizio e la madre è morta proprio in seguito all’esplosione di una bomba. Tra fame e stenti, il fratello maggiore cercherà di prendersi cura in ogni modo della bambina. Scritto e diretto da Isao Takahata, co-fondatore dello Studio Ghibli scomparso da poco, La tomba delle lucciole non fa sconti nella sua brutalità ma è anche ricco di un’umanità disarmante che strazia il cuore ponendosi come perfetto esempio di manifesto anti-bellico dal carattere universale.
Lanterne rosse (1991)
Un dramma tutto femminile visto attraverso gli occhi della giovane protagonista, interpretata da una giovanissima e bellissima Gong Li, che si trova a essere la quarta moglie di un ricco signore giapponese. I contrasti tra le diverse spose, tra la donna e la sua serva, porteranno a conclusioni più che tragiche, fino a un finale dal taglio decadente e struggente. Le scenografie e i costumi sono un qualcosa di incantevole, non semplici e inermi contorni, ma parte integrante della drammaticità della pellicola, soprattutto nell’uso, come da tradizione, delle lanterne del titolo. Un’opera struggente che mette in mostra il lato più intimista di Zhang Yimou, regista cinese conosciuto dal grande pubblico soprattutto per Hero (2002) e La foresta dei pugnali volanti (2004) e che si inserisce tra i film drammatici che fanno piangere.
Braveheart – Cuore impavido (1995)
William Wallace (protagonista del Film Braveheart), impavido condottiero scozzese, si oppone ai conquistatori inglesi dopo che la donna da lui amata, e sposata in gran segreto, viene brutalmente uccisa dagli invasori. In questo caso ci troviamo davanti a un film epico che potrebbe sembrar stonare in questa lista di film da piangere, ma almeno una manciata di sequenze sono entrate nell’immaginario comune del grande pubblico per la loro intensità emotiva: il momento in cui la compagna del protagonista viene sgozzata a sangue freddo, mentre con lo sguardo scruta l’orizzonte alla ricerca del suo amato, e l’iconico finale concludentesi con il disperato e ruggente grido di “libertà”. Mel Gibson dirige e interpreta un kolossal d’altri tempi, visivamente spettacolare e sempre ricco di pathos, dove la commozione e l’attaccamento ai personaggi giocano un ruolo fondamentale.
Siworae – Il mare (2000)
Una casa sul mare, abitata in anni diversi da entrambi, mette in contatto nel tempo Sung-Hyun e Eun-Joo. I due si scrivono missive che, nonostante le differenze temporali (lui si trova nel 1998, lei nel 1999), arrivano nella loro cassetta delle lettere. Il rapporto finirà per crescere e trasformarsi in un amore platonico, ma come riuscire a incontrarsi vivendo in due diverse linee temporali? Una storia fiabesca e impossibile al servizio di una deliziosa e magica commedia romantica. Ovviamente gli americani non hanno perso tempo, realizzandone il remake La casa sul lago del tempo, ma la bellezza dell’originale coreano è irraggiungibile. Una dolcezza eterea e sognante, fatta di un sentimento diviso da barriere apparentemente invalicabili, narrata con un tocco poetico capace di emozionare ed avvolgere in un limbo di malinconia non priva di speranza. Bravissimi i due protagonisti, amanti che nemmeno il tempo sembra poter separare.
Gran Torino (2008)
Walt Kowalsky, eroe della guerra in Corea, rimane vedovo in un quartiere abitato ormai praticamente solo da immigrati asiatici. Quando i suoi vicini vengono minacciati da una banda di teppisti, il suo razzismo scompare e decide di aiutarli con tutti i mezzi. In particolare si crea un forte rapporto col giovane e insicuro Tao. Annunciato ai tempi come addio di Clint Eastwood alle vesti di attore (scelta poi rivalutata e smentita come visto nelle sue ultime interpretazioni), Gran Torino è un ritratto forte e profondo dei tempi che cambiano, di uomini ancorati a epoche ormai svanite. Kowalsky è un reduce del passato, un uomo fuori dal tempo, che però crede ancora nei vecchi valori: tratteggiato maestosamente dal regista, in una delle sue migliori prove anche davanti alla macchina da presa, è una figura ironica e intensa, che non lesina battute ciniche e dialoghi sprezzanti, memore nei momenti più collerici del Callaghan dei tempi d’oro. Tutto funziona alla perfezione, da una regia ispiratissima degna della carriera recente dell’autore, alla colonna sonora, come al solito curata particolarmente, fino all’iconico e intenso finale che lo rende tra i migliori film drammatici che fanno piangere.
A Star is born (2018)
A volte può bastare anche solo una canzone a consacrare nell’immaginario comune un’opera e A Star is born, esordio dietro la macchina da presa dell’attore Bradley Cooper, può contare proprio su una hit strepitosa, cantata da egli stesso insieme alla co-protagonista Lady Gaga. Shallow, vincitrice dell’Oscar dedicato, non è però il solo punto di forza di un’operazione coraggiosa che guarda al cinema classico con una potente personalità, narrando la scalata al successo di una giovane cantante e il contemporaneo declino del suo scopritore / compagno. Questo remake, ennesimo rifacimento di È nata una stella, diretto nel 1937 da William A. Wellman, sa colpire al cuore anche per le spontaneità dei due protagonisti, che ha caratterizzato anche l’indimenticabile esibizione live all’ultima notte degli Academy Awards così come l’intera colonna sonora di uno dei film più emozionanti degli ultimi anni.
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