Fabrizio Ievolella, Chief Operating Officer Banijay Italia Holding, è stato uno degli ospiti del BCT – Festival del Cinema e della Televisione che si è tenuto a Benevento dal 26 al 30 giugno 2024. Noi di SuperGuidaTv abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare in esclusiva Fabrizio Ievolella e con lui abbiamo parlato del mondo Banijay Italia Holding, di come nasce un format di successo come ad esempio Little Big Italy, fiore all’occhiello tra i programmi prodotti del gruppo, del futuro della televisione e soprattutto dei programmi dedicati alla gastronomia. Inoltre con Ievolella abbiamo parlato degli obiettivi prefissati per la prossima stagione televisiva da Banijay Italia Holding.
Fabrizio Ievolella, Banijay Italia Holding – Intervista esclusiva
Come nasce un format di successo?
“Oggi siamo qui per parlare di format del mondo food, nel caso specifico di Little Big Italy, un format di cui siamo molto orgogliosi, perché in realtà non è un adattamento di un format straniero ma è un format originale italiano che racconta tantissimo di cosa è la percezione del cibo in Italia. Un programma fortemente ancorato con il modo in cui la società italiana vive il proprio rapporto con il cibo.
La tradizione italiana qui è esaltata e rispettata anche se in un contesto un po’ anomalo perché andiamo in giro per il mondo per farlo. Io credo che buona parte del successo del programma sia qui, in questa capacità che la tradizione del cibo in Italia ha nel veicolare emozioni. È un programma che punta tantissimo sull’aspetto emotivo che le storie di food portano con se. Siamo arrivati alla settima edizione, e ormai il programma è un classico dei food show, siamo molto fieri che questoria accaduto”
Nel caso di Little Big Italy e degli altri programmi dedicati al food: quale è stata la scelta? voi date grande spazio ai format dedicati al food
“La capacità di usare il cibo per veicolare le storie nel mondo dei food show è stata una vera e propria rivoluzione iniziata probabilmente con Masterchef, ma che Little Big Italy ha reinterpretato alla propria maniera. Le persone che noi coinvolgiamo sono persone normali, che non hanno una particolare esperienza nel mondo della cucina, ma che usano la cucina per raccontare i loro legami, e in questo senso Little Big Italy è il programma che più esalta questo aspetto”.
Sono tanti i titoli dedicati al food e che hanno la vostra firma, quale è stata la scelta iniziale che vi ha spinto a puntare sul food?
“La televisione da sempre rispecchia la società. Ci sono dei cambiamenti che avvengono nella società e che la televisione deve saper reinterpretare e trasformare in narrazione. Nello specifico: Masterchef, che è stato il primo programma a veicolare una nuova maniera di raccontare la tv, che arriva in Italia, credo noi la prima edizione l’abbiamo fatta nel 2011, veicola una necessità che tutti abbiamo, che è quello di guardare cucinare. Succede qualcosa in quel periodo che la gente smette di cucinare, nel momento in cui la gente smette di cucinare, nel proprio privato, nella propria vita casalinga, incredibilmente succede che smettendo di cucinare, per mantenere vivo il rapporto col cibo, invece i cucinare inizia a guardare programmi che parlano di cibo. Questo è quello che accade, ed è da lì che bisogna partire per fare un’analisi e comprendere il fenomeno dei food show. Nel momento in cui la cucina raccontata attraverso Masterchef non è più solo ricettazione ma è veicolo di storie, si aprono infinite possibilità di racconto”
“Devo dire per fortuna noi abbiamo avuto la capacità di raccogliere questo fenomeno quando stava nascendo, e da lì abbiamo costruito una expertise aziendale, abbiamo degli autori molto preparati in questo universo. Abbiamo dei tecnici che di mestiere fanno i registi e sono bravissimi nel raccontare il food, perché oggettivamente è anche un racconto visivo molto particolare. Abbiamo costruito nel tempo delle professionalità che ci hanno dato questa capacità”.
Come vede il futuro del cucina in tv e quali sono gli obiettivi prefissati per il prossimo anno?
“Credo che siamo arrivati al picco, nel senso che è molto diffide oggi creare format legati esclusivamente alla narrazione del cibo. Abbiamo messo insieme in realtà un universo pieno di grandi universi che hanno una forza e una solidità tale per cui io immagino possono andare avanti nel tempo: Masterchef, Little Big Italy, Bake Of Italia, anche Dinner Club è un programma che bisogna citare perché anche quello rappresenta un unicum, una specificità, un prodotto originale. Noi siamo felicissimi quando riusciamo a portare sul mercato un prodotto che non esisteva prima. Dinner Club è un programma che abbiamo fatto per Amazon Prime, che in questo momento è in fase di adattamento anche in Germania, questo significa che comunque è un prodotto che nasce qui ma che trova i suoi spazi anche fuori dai confini nazionali”.
“Per quello che riguarda il futuro, sicuramente c’è bisogno di ampliare la modalità di racconto. Dinner Club è un buon esempio perché è un travelers, cioè inserisce delle dinamiche da viaggio nel mondo della cucina. Con Francesco abbiamo sviluppato e stiamo lavorando a un programma nuovo, che è già in produzione che si chiama Best Week end, siamo anche lì molto felici. Anche in quel caso introduciamo altri elementi, non c’è solo il racconto del food, ma c’è un’ampiezza di racconto e di esperienza che diventano aspirazionali in una forma ben più ampia e complessa”.