Enrico Melozzi presenta la Notte dei Serpenti: “Orgoglioso che l’Abruzzo sia in prima serata. Con Amadeus ho un rapporto di iper fiducia. Sogni? Un progetto con Pino Daniele, magari con l’Ia”

Enrico Melozzi
Ph Vittoria Luciani

Il Maestro Enrico Melozzi è da sempre legato alla sua terra, l’Abruzzo. Per questo ha ideato e diretto un concertone che si chiama ‘La notte dei serpenti‘. Giunto alla seconda edizione, l’evento ha visto la partecipazioni di molti artisti che si sono uniti per celebrare la cultura e la musica tradizionale abruzzese. Il compositore, direttore d’orchestra, violoncellista e produttore discografico ci ha raccontato come è nata l’idea di questo concerto e ci parlato della sua carriera. Non potevano mancare riferimenti a Sanremo e ai suoi progetti futuri.

Intervista al Maestro Enrico Melozzi

‘La Notte dei Serpenti’ ha registrato 20mila persone presenti a Pescara lo scorso 20 luglio. L’evento è stato ripreso e diventerà un programma televisivo prodotto da Aut Aut di Angelo Bozzolini, anche regista e direttore artistico del concertone.

Maestro Enrico Melozzi, lei ha ideato e diretto La Notte dei Serpenti. Come è nata l’idea di creare un evento che esaltasse la cultura e la tradizione musicale abruzzese?

Sono un musicista un po’ anomalo, mi sono sempre occupato, tra le tante cose, anche di musica popolare. Non ho mai avuto un genere su cui ho puntato di più, vengo dalla musica classica-sinfonica e scrivo sinfonie da quando sono piccolo. Però la cosa bella è che mi sono sempre dimenato tra vari generi musicali e in particolare quella popolare di tutto il mondo confrontandomi con la musica cubana, dell’est Europa, dei Balcani, della Spagna, del Sud Italia. Mi sono sempre domandato come mai nessuno avesse pensato di fare un evento sfruttando il repertorio così infinito dell’Abruzzo che è una delle terre che ha il repertorio popolare più vasto al mondo.

L’Abruzzo è stata una terra molto abbandonata a se stessa. Basti pensare che io vengo da una città, Teramo, dove nel 1959 fu abbattuto l’unico teatro, meraviglioso tipo la Scala, per farci un supermercato. Quando la Regione mi ha chiesto di fare questo evento sono impazzito. Quest’idea l’avevo già da tanti anni e andava solo realizzata ed è stato subito un grande successo. È stato accolto con entusiasmo, c’era proprio il bisogno nella gente, nel popolo, che lo voleva. 

L’evento ha visto la partecipazione di numerosi artisti locali e non solo. In questa seconda edizione ospiti sono stati Al Bano, Colapesce Dimartino, Coma_Cose, Giovanni Caccamo, Filippo Graziani, Lara Molino, Noemi e Umberto Tozzi. C’è stato un momento per lei che le ha toccato il cuore? 

Colapesce Dimartino hanno cantato la loro canzone, “Musica Leggerissima”, tradotta in dialetto abruzzese facendola diventare “Canzone Spensierata”. Abbiamo fatto le traduzioni di quasi tutti i brani cantati dagli ospiti per creare un legame con la lingua. Il progetto della Notta dei Serpenti non è quello di ricreare una sorta di Festivalbar che si fa in Abruzzo ma di far venire l’artista e farlo cantare nella nostra lingua, di chi lo ospita. Quello è stato un bellissimo momento, un vero omaggio dato l’ospite che viene a casa tua ti dimostra di esserti grato.

Mi ha emozionato anche Giovanni Caccamo con La Cura di Battiato. Nel finale parte un coro dove traduce i passi più belli in abruzzese ed è un momento da brividi. Tradurre in dialetto non è facile, ci sono dei termini italiani che non esistono in dialetto proprio come concetto. Ad esempio quando Battiato canta ‘Supererò le correnti gravitazionali’, come lo traduci in dialetto correnti gravitazionali? È stato bellissimo cercare di tradurre questi testi in una lingua del popolo. In quel caso quella parte è diventata “Selleme mó subbre li onde di stù belle mare” che tradotta “saliamo ora, sopra le onde di questo bellissimo mare”. Ci siamo dovuti sforzare e cercare con un gruppo di traduttori di trovare la parola più giusta, che fosse poetica. Ci sono spesso traduzioni di canzoni abruzzesi che girano dopo Sanremo ma sono parodie, fatte per far ridere, acchiappare i like, diventare virali.

Su quello l’Abruzzo è forte ma dà un’immagine di sé volgare. Questa cosa mi ha sempre dato un po’ fastidio quindi io con questo progetto ho voluto fare l’opposto. Faccio la traduzione sì ma deve diventare ancora più poetica, evocativa, profonda, ancestrale, rispetto all’originale. E fare questo è molto difficile.

Il concertone è stato anche dedicato a Stefano Mancini, tecnico audio recentemente scomparso che ha lavorato alla prima edizione.

Purtroppo è successa questa disgrazia. Eravamo stati a cena insieme un paio di giorni prima e la notizia è stata inimmaginabile, un incubo. Ho un’unica cosa da dire ai ragazzi: state attenti quando andate in moto, è troppo pericoloso.

Il concerto del 20 luglio andrà in onda su Rai2 il 23 agosto, a condurre ci sarà Andrea Delogu. Lo spettacolo è stato ripreso da 13 telecamere e 2 droni in 4k. Ci racconta un aneddoto divertente del dietro le quinte?

È stato tutto molto faticoso, è la prima volta che in Abruzzo c’è un evento di questa portata, con questo numero di ospiti e questo livello televisivo. Si tratta di un concerto ma è pensato per la tv, è un concerto-tv. È la prima volta che l’Abruzzo va in prima serata con i canti popolari. La Notte della Taranta per esempio è andata in prima serata ma su Rai5, quella che è andata in onda in seconda serata su Rai1 ha raggiunto il record di ascolti e l’ho fatto io, un risultato di cui sono molto orgoglioso ed è ancora imbattuto. Quando sai che stai facendo qualcosa che non ha precedenti storici, come andare in prima serata con la musica popolare del tuo paese, è iper emozionante.

Il backstage era divertente perché stavamo sulla spiaggia, alcuni tratti erano sulla sabbia. Anche fare pochi passi era faticoso ma stavamo tutti sullo stesso piano, sia artisti che tecnici. Era un concerto sulla spiaggia, a 5 metri da mare. Guardavamo il mare, il palco era molto bello.

Durante l’evento ha proposto ‘La notte scura’, un brano inedito scritto da lei in omaggio alla sua terra. Di cosa parla e che emozione ha provato ad esibirsi proprio a Pescara?

La Notte scura è il pezzo a cui sono più affezionato di tutto il progetto e sono 26 pezzi. È quella che mi ha affascina di più non solo perché è quella nuova ma perché parla di un giovane in fuga nella sua notte scura, metropolitana. È la notte della città dove abbattono i teatri, dove non c’è più bellezza ma solo social e videogame, non c’è socialità, c’e violenza, droga, bullismo. Lui sfugge in questa città per andare in questo posto dove c’è musica, arte. Dove la gente va lì per convertire il dolore in gioia, la musica in felicità. È una specie di viaggio esoterico verso la bellezza e la poesia. Ritrova l’arte, la danza, la socialità culturale che può salvare i giovani dalla depressione storica che stanno vivendo. Solo con quei mezzi si può risolvere il disagio giovanile di oggi.

Tra gli artisti presenti c’era anche Noemi con la quale ha debuttato a Sanremo. Come è cambiato il ruolo del direttore d’orchestra negli anni, anche alla luce del Fantasanremo che lo coinvolge di più e ha creato un bonus a suo nome.

Quello del Fantasanremo è stato uno dei motivi del mio successo popolare degli ultimi due anni. Da quando ho vinto Sanremo con i Maneskin la differenza l’ho sentita tanto ma da quando è entrato in gioco il meccanismo del Fantasanremo ancora di più. Tutti quei giocatori si confrontavano su questo bonus e si domandavano chi fossi, mi cercavano, mi fermavano per strada. La prima edizione del Festival l’ho fatta nel 2012, in 12 anni l’ho visto molto cambiare. Il ruolo del direttore d’orchestra è sempre quello ma c’è più attenzione mediatica su questa figura che è una cosa molto bella.

Nonostante io non volessi fare solo quello (mi piace scrivere opere liriche, sinfonie, fare La notte dei serpenti, fare tanti generi musicali) ma dirigere l’orchestra a Sanremo mi ha dato visibilità. E questa visibilità mi sta aiutando a fare tante altre cose, non solo la musica pop. È stata una grande fortuna e ringrazierò sempre Noemi che mi ha ‘battezzato’ e mi ha aperto una porta bellissima. Quando posso la invito sempre nei miei progetti, l’ho invitata a La Notte dei Serpenti, a ‘Lucio per amico’ dedicato a Battisti e andato in onda in prima serata lo scorso anno su Rai1. Tra le varie cose c’ero io che leggevo i brani di Battisti e l’esibizione di Noemi. Cerco sempre di ricambiare questa cosa che lei ha fatto per me.

Nell’ultima edizione del Festival ha diretto Mr.Rain, i Bnkr44, Gazzelle e Ghali. Pino D’Angiò si è esibito con i Bnkr 44 nella gara cover e in un post su fb ha spiegato che sarebbe dovuto intervenire alla Notte dei Serpenti. Qual è il suo personale ricordo di lui?

Mi è dispiaciuto tantissimo. È stato il primo che ho chiamato per la Notte dei Serpenti quest’anno. Lui ci voleva venire tantissimo, avevamo già fatto la traduzione del suo brano, funzionava tutto a dovere. Qualche ora prima della conferenza stampa lui ha annullato tutti gli impegni estivi. Io pensavo fosse una cosa passeggera, che recuperasse come sempre, invece purtroppo no. Lui era un personaggio troppo affettuoso. Mi ricordo quando abbiamo preparato la cover con i Bnkr44, lui ci teneva tantissimo (me lo avrà detto 10 volte) che il giro di basso doveva essere il più possibile vicino a quello del disco. Perché lì c’era tutto un lavoro e uno studio dietro. Io gli dissi: ‘non ti preoccupare il bassista che abbiamo in orchestra è straordinario e glielo ho fatto provare molte volte richiamandolo al dovere’.

Doveva essere tutto perfetto. E poi mi chiedeva di cambiare le strutture prima dell’esibizione, dieci minuti prima. Mi voleva far cambiare le parti a tutta l’orchestra e mi diceva: ‘Tu sei bravo, fagliela cambiare. Fino all’ultimo’. Si è messo a disposizione di questo progetto folle di questi ragazzini fantastici. Due mondi opposti che si incontravo senza mai scadere nel cringe. Questa cosa ha funzionato e lo ha rilanciato definitivamente, è ridiventata virale ‘Ma quale idea’. Aver partecipato a questa operazione mi inorgoglisce, mi intenerisce il cuore, mi commuove. Io l’ho vista, l’ho vissuta. Non è vero che quando un artista ha superato una certa età è finito, come si dice sempre, da un momento all’altro può succedere che tu riparti.

Questo deve essere un esempio per tutti quanti, non è vero che quando scendi dalla cresta dell’onda non ci risali più. Lui ci è risalito e a quell’età è più difficile ancora. Ha compiuto un miracolo, quell’operazione Bnkr44 e Pino D’Angiò e io ne sono stato testimone oculare, è stato un grande precedente storico che cambierà la narrazione sulla sorti dell’artista. Influirà tantissimo sul futuro della musica italiana.

Pensando al futuro, come sarà il Festival di Carlo Conti?

Mi sono abituato bene con Amadeus, ho sviluppato con lui un rapporto di iper fiducia. È stato il primo direttore artistico con il quale sono andato anche un po’ oltre la mia figura. Ho curato operazioni importanti dove io ero il suo diretto interlocutore. Più volte sono stato un suo uomo di fiducia nei confronti del team artistico, per risolvere dei problemi, per migliorare e fare sperimentazioni folli, fighe, che hanno portato a dei risultati pazzeschi. Ci ho fatto 5 Festival su 9 e sono particolarmente legato ad Amadeus.

È difficile dire come sarà il Festival con Carlo Conti, sicuramente sarà un bel Festival perché poi la macchina è bellissima e importante. L’ultima edizione era un po’ troppo spinta verso una musica di bassa qualità, per carità divertente, vendono molte copie, però bisogna cercare di spingere un pochino sul livello musicale perché in Italia il livello musicale è troppo basso. 

Il meccanismo di Sanremo è assurdo, bisogna aver fortuna per far ascoltare il pezzo. Pensa ai Maneskin, eravamo partiti 17esimi, poi siamo saliti undicesimi, quinti, terzi e poi primi. Mentre le classifiche degli ultimi tre, quatto anni partono in un modo e finiscono così. Immobili, bloccate lì. E questo non va bene. I giornalisti devono dare lustro a questo Festival non si possono accodare, possono fare la differenza.

Nella sua carriera ha firmato gli arrangiamenti di numerosi brani di artisti come Rocco Hunt, Il Volo, Niccolò Fabi… c’è ne uno in particolare con il quale le piacerebbe collaborare?

Purtroppo non ci sono più. Mi sarebbe piaciuto fare un progetto con Pino Daniele ma non escludo che ci riuscirò un domani, magari grazie all’intelligenza artificiale. Sono malato da sempre di Pino, diagnosticato. Ci parlo, ci dialogo e spero di fare un progetto bello su di lui. Un’altra mia ossessione, sopratutto negli ultimi tempi, è Ivan Graziani. È nato a Teramo come me, è un cantautore della mia città, l’unico. Ha fatto delle cose rivoluzionarie, è stato un grande. Dei giovani invece ho già collaborato con Madame ma mi piacerebbe fare qualcosa in più. Lei mi piace tantissimo e mi piace tantissimo Samuele Bersani che purtroppo ha fatto un progetto sinfonico senza chiamarmi (ci scherza su, ndr).

È stato fantastico Vittorio Cosma, il suo direttore d’orchestra che gli ha fatto il disco. Per me è un genio, ero felicissimo per lui ma mi ha detto che questo album lo dovevo fare io: ‘Non lo so fare. Ho sentito quello che hai fatto con Niccolò è un capolavoro’. Io gli ho risposto che aveva chiamato lui ma è stato bellissimo, un momento di stima e solidarietà tra colleghi che non è una cosa così scontata. Mi sarebbe piaciuto fare quel disco ma comunque lo ha fatto Cosma che è un grande.

Progetti futuri?

Sto facendo un mio studio di registrazione, non grande ma bello, di alto livello. Era il sogno di una vita. E poi ho in progetto dei concerti con i 100 Cellos, 100 violoncellisti. Insieme a Baricco stiamo facendo una cosa meravigliosa, Atene contro Melo da Tuciride. È il vero progetto culturale che rappresenta le potenzialità dell’Italia nel mondo e coinvolge Sollima e Baricco. C’è anche Stefania Rocca, Valeria Solarino. È un progetto che coniuga l’altissima cultura con il pop, arriva a tutti e mi inorgoglisce. Cerco di far passare le cose altissime alla gente comune, come poppizzare il dialetto e dialettizzare il pop.

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