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Emma e il giaguaro nero, la recensione dell’avventura ambientalista

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Emma, oggi quattordicenne, è cresciuta in Amazzonia insieme ai suoi genitori. Dopo la morte della madre Elie, un’attivista per i diritti degli animali di origini indigene, si è trasferita a New York con il padre Saul, un affermato medico. La ragazzina però non si è mai del tutto abituata alla frenesia della Grande Mela e prova una profonda nostalgia per la sua infanzia, in particolare per il legame che aveva stretto con Hope, una cucciola di giaguaro nero che aveva ritrovato nella foresta quando la madre venne uccisa dai bracconieri.

Un giorno Emma scopre che il villaggio dove ha trascorso i suoi anni più belli è minacciato nuovamente da alcuni loschi trafficanti di animali e non esita un secondo a imbarcarsi di nascosto sul primo aereo per far ritorno nella sua terra natale. L’unica a sapere delle sue intenzioni è la sua insegnante di biologia Anja, che nonostante la sua forte agorafobia decide di seguire la sua allieva in un’avventura che si rivelerà per entrambe indimenticabile.

Emma e il giaguaro nero: insieme per sempre, la recensione

Una favola ambientalista che è il terzo frutto della collaborazione tra il regista francese Gilles de Maistre e la compagnia Mai Jui Productions, per un accordo che prevedeva la realizzazione di alcune pellicole a sfondo ambientalista. E così dopo Mia e il leone bianco (2018) e Il lupo e il leone (2021), ci troviamo nuovamente alle prese con un’incredibile amicizia tra una adolescente e un animale selvaggio.

Disponibile su Amazon Prime Video, Emma e il giaguaro nero segue un approccio volutamente retorico ed edificante, che deve forzatamente fare i conti con alcune forzature maggiormente commerciali per strizzare l’occhio ad un pubblico il più vasto possibile e diffondere quel messaggio fondamentale sul rispetto della natura e di chi la abita, sacrificando il realismo in favore di un’anima leggera e a tratti caricaturale.

Un’idea ben precisa

Il principale target di un’operazione come questa è d’altronde composta dalle famiglie, con la giovane protagonista quale personaggio ideale con cui i più piccoli spettatori possono identificarsi. Protagonista che ritroviamo in due piani temporali che si alternano, con il presente nel quale hanno luogo gli eventi clou e i numerosi flashback che ci accompagnano in quel passato quando era soltanto una bambina. Sia Lumi Pollack che la più piccola Airam Camacho, rispettivamente le interpreti delle due versioni, risultano convincenti e le interazioni con il giaguaro sono frutto di un legame autentico volutamente ricreato prima delle riprese, in modo da rendere il tutto il meno artificioso possibile.

La rappresentazione delle tribù indigene è parzialmente macchiettistica, ma è un difetto sul quale chiudere un occhio data la premessa di partenza, e la stessa gestione dei cattivi non è memorabile, senza un villain vero e proprio con cui fare i conti. Restano ad ogni modo il fascino della suggestiva ambientazione esotica, con l’evocativa colonna sonora ad accompagnare le scene madri di un toccante legame interspecie che si fa portatore di tutte le giuste cause legate alla salvaguardia dell’ambiente.

Conclusioni finali

Un’adolescente di New York fa ritorno in Amazzonia, terra dove è nata e cresciuta, quando scopre che Hope, un cucciolo di giaguaro suo compagno di giochi, si trova in grave pericolo. Ma l’animale ormai adulto sarà in grado di riconoscerla? E quanto la presenza dei bracconieri rappresenta un rischio per l’ecosistema locale?

Ambientato nella suggestiva, martoriata, landa amazzonica, Emma e il giaguaro nero racconta di un’amicizia speciale che caratterizza un’avventura pensata per le famiglie e per il grande pubblico, narrativamente scontata e perfettibile ma precisa e onesta nel suo condivisibile messaggio e potente contare sul legame autentico tra la protagonista e quello splendido felino color ebano.

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