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Edoardo Leo a Venezia 81: “Lavorare con Bellocchio è stato semplice. Il Clandestino 2? Ne stiamo parlando”

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Edoardo Leo arriva alla Mostra del Cinema di Venezia. L’attore è uno dei protagonisti di “Se posso permettermi – Capitolo 2” di Marco Bellocchio. Vediamo insieme cosa ci ha rivelato su questa esperienza e su una eventuale seconda stagione de Il Clandestino.

Intervista all’attore Edoardo Leo

Attore, sceneggiatore e anche regista. Edoardo Leo arriva a Venezia dove fa parte del cast del nuovo corto di Marco Bellocchio.

Che esperienza è stata lavorare con lui?

Semplice, come succede spesso quando lavori con i grandi: è tutto molto semplice. Soprattutto in questo caso dove non c’erano paletti di ogni tipo e c’era una grande libertà sul set di creare, riscrivere. Il primo aggettivo che mi viene in mente è proprio questo, semplice.

Nel corto c’è una frase che dice il tuo personaggio: ‘Lo sai che le case degli italiani sono piene di cadaveri’. Quando ci vuole una morale per costruire una società che sia sana?

È una domanda molto complessa perché dalla morale rischi di diventare moralista, il confine è molto labile. In quella fase lì c’è proprio una parte di verità concreta. È successo veramente che alcune persone, pur di continuare a prendere la pensione, hanno tenuto dei defunti dentro casa. E poi c’è un livello più metaforico che credo sia di un grande autore che ad un certo punto della sua vita fa i conti con il proprio passato, con le cose che gli sono successe, con i personaggi che ha frequentano e che ha abitato. Qualcuno che lo ha arricchito e qualcuno che lo ha cercato di derubare in qualche modo. La vita pubblica di un grande autore e un grande maestro come Bellocchio, che per 80 anni è stata veramente un tourbillon di tante cose, credo siano finite in questo corto.

È stato un anno di teatro e tv come Il Clandestino. Ti aspettavi questo successo?

Il successo non te lo aspetti mai. Cerchi di fare un buon lavoro. Io sapevo che stavamo lavorando su un progetto di qualità che è la cosa che mi ha convinto a fare una serie, serie che non facevo da un decennio. Pensare che quella fatica, quella bontà di scrittura possa essere anche piaciuta al pubblico mi fa piacere. Il Clandestino ha fatto un percorso, dalla Rai è andato benissimo su Netflix non solo in Italia ma anche in molti paesi del mondo. È una grande soddisfazione, fortunatamente i successi non li puoi prevedere, se no faremmo tutti successi.

È prevista una seconda stagione?

Ne stiamo parlando. Purtroppo è accaduta questa cosa molto triste, la scomparsa di Hassani Shapi che per me è stata una notizia devastante perché ho condiviso con lui tutta la preparazione, tutti i mesi di ripresa. Un uomo adorabile, meraviglioso e un attore straordinario.

Tra i tanti ruoli che hai interpretato da cosa ti lasci guidare per accettarlo?

La prima domanda che mi faccio non è sui ruoli ma sul progetto in generale. Mi chiedo se io andrei a vedere questo film. A volte sei guidato solo dall’aspetto professionale ma restiamo degli spettatori appassionati di cinema. Mi chiedo se è interessante per me, nel momento storico, privato anche, in cui sto.

Come vedi dall’esterno il cinema italiano?

È difficile per me vederlo dall’esterno perché purtroppo sto all’interno e quindi la distanza è molto ravvicinata e quando sei molto dentro le cose, è molto difficile avere uno sguardo lucido. Siamo in un momento di cambiamento, adesso c’è un ragionamento sul modo di finanziare i film, sul tax credit. Io continuo a sperare che tutto quello che accade nel mondo del cinema sia slegato da logiche politiche che sono quelle che poi determinano e influiscono pesantemente nel nostro ambiente. Noi dobbiamo dall’altro canto portare al pubblico il miglior prodotto possibile e non sempre dipende da quanto il film è costato.

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