Noah è una ragazza americana che ha dovuto abbandonare la sua vita a Miami per trasferirsi a Londra insieme alla madre: le due infatti andranno ad abitare nella sfarzosa tenuta del nuovo compagno della donna. Noah non soltanto ha lasciato i suoi amici ma anche il suo storico fidanzato, con tutte le difficoltà che ora comporterà una relazione a distanza.
In È colpa mia: Londra l’impatto con quella nuova casa è migliore del previsto, anche per via della presenza del suo affascinante fratellastro Nick, con il quale scatta sin da subito una reciproca attrazione. Lui è impegnato in corse su quattro ruote illegali e combattimenti clandestini e e trascinerà Noah in un mondo potenzialmente pericoloso. Ma la vera minaccia per la giovane rischia di riemergere da quel passato con cui sperava di aver chiuso i conti per sempre.
È colpa mia, recensione: di chi è davvero la colpa?
Ormai il mercato moderno del cinema per il piccolo schermo, perciò non destinato all’uscita nelle sale, è all’insegna del riciclo, tra continui remake e spin-off di titoli di successo che vengono realizzati in serie, contando di sovente su un approccio incondizionato da parte del relativo target.
Questo destino è toccato anche al film qui oggetto di analisi, ovvero È colpa mia: Londra, sorta di rifacimento in versione londinese della “commedia romantica” spagnola, già giunta nella sua controparte originale al secondo film e con un terzo in arrivo. Facile pronosticare un simile percorso anche per questo aggiornamento, con la permanenza al primo posto nella top 10 di Amazon Prime Video che garantirà tranquillamente un potenziale sequel: d’altronde l’epilogo aperto punta proprio ad un continuo.
A tutto gas lei va
Ma le due ore di visione valgono il tempo speso? Per il pubblico di giovanissimi che ne hanno decretato la fama probabilmente sì, anche se È colpa mia: Londra risulta per lunghi tratti un polpettone improbabile, con la forzata storia d’amore tra i due protagonisti incastonata in un racconto a metà tra le saghe di Fast & Furious e di Never Back Down, con tutti i limiti e le complicazioni del caso. La sottotrama criminale prende progressivamente il sopravvento, caratterizzando quella mezzora finale all’insegna di una gratuita tensione e di risvolti telefonati, mentre l’anima sentimentale del racconto è schiava di logiche dalla dubbia morale.
L’ennesima “gioventù bruciata”, con la ricchezza esibita da parte di questo rampollo dell’alta società e il detto quanto mai abusato de “i soldi non fanno la felicità“, offre modelli alquanto discutibili, così come la passione per quell’alta velocità che a dispetto di saghe omologhe su quattro ruote non ha giustificazioni di sorta se non il vil denaro.
Conclusioni finali
Diretto a quattro mani dalle registe Charlotte Fassler e Dani Girdwood, È colpa mia: Londra parte dall’incipit che prevede la fatidica scintilla tra la protagonista e il suo ricco fratellastro – già alla base dell’originale spagnolo – per cercare di aggiornarne forma e contenuti, senza particolare innovazione. Si è puntato forte sull’anima “action”, tra incontri clandestini e corse a quattro ruote, con tanto di svolta thrilling nell’ultima parte, ma il risultato è comunque modesto.
Due ore, eccessive anche stavolta ma pare una durata standard del franchise, nelle quali si compie al contempo anche la storia d’amore tra i due protagonisti, segnata da forzature e ambiguità in serie, per un film che ha sicuramente raggiunto l’interesse del relativo target – come dimostrato dal record di visualizzazioni – ma che ha molto poco da dire.