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Dennis: “Deddy è stato fondamentale per farmi capire chi è Dennis” | Intervista

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Dopo un percorso di crescita interiore, Dennis (Dennis Rizzi) ha deciso di presentarsi al pubblico con il suo nome di battesimo e non più come Deddy, ovvero con quel nome d’arte con cui abbiamo imparato a conoscerlo ad Amici 20, il talent di Maria De Filippi in onda su Canale 5. Noi di Superguidatv lo abbiamo intervistato in esclusiva per capire meglio quale sia stato il suo percorso e quali siano i suoi progetti. Ora Dennis pare piuttosto concentrato sul disco nuovo, ma potrebbe anche nuovamente puntare a salire sul palco dell’Ariston. Nel frattempo sogna di scrivere brani con Cesare Cremonini e Giuliano Sangiorgi.

Dennis, intervista esclusiva

Il titolo del nuovo brano uscito il 19 luglio: Un altro nome, è legato sicuramente al fatto che ultimamente hai deciso di cambiare nome passando da quello d’arte Deddy a quello di battesimo che è per l’appunto Dennis? 

Si, esatto. Abbiamo un percorso chiaro nella nostra testa. Quando parlo di noi intendo noi come team, abbiamo una direzione ben precisa, del nostro racconto e di quelli che sono gli svariati cambiamenti che ci sono stati in questi anni soprattutto dal momento in cui è finito Amici ed è finito il primo giro di boa. Da quel momento ad oggi sono successe così tante cose che raccontarle in maniera cronologica forse è la cosa più giusta ed è anche la cosa che mi darà modo di potermi raccontare e di poter raccontare questo percorso che c’è stato. 

Come mai all’epoca hai scelto di chiamarti Deddy e non usare il tuo vero nome? 

Credo che la risposta più giusta e più vera sia dirti che ero molto piccolo. Credevo ci fosse bisogno di un nome d’arte. Per quanto Deddy è un nome molto vicino al soprannome con cui mi hanno sempre chiamato i miei familiari, in quel momento pensavo ci fosse bisogno di un nome d’arte per poter distinguere Dennis da Deddy e non volevo che si parlasse della mia vita privata, nonostante abbia partecipato ad un programma in cui ero ripreso ventiquattro ore su ventiquattro. Volevo però che ci fosse più distacco tra le due cose però questo distacco si era creato anche sulla musica. Di chiamarmi Deddy l’ho scelto in maniera impetuosa e frettolosa. Non è una cosa che rimpiango. E’ stato fondamentale per farmi capire effettivamente chi è Dennis e chi vuole diventare Dennis. 

Hai partecipato alla ventesima edizione di Amici, un format di grande successo che ogni anno sforna grandi talento. Cosa ti ricordi di quel periodo e quale aneddoto vuoi raccontarci con Maria De Filippi, un consiglio o qualcosa che ti ha detto?

La cosa che mi ha detto Maria e che mi rimarrà per sempre è che io in primis dovevo credere a me stesso perché la maggior parte delle volte è difficile che gli altri lo faranno e se aspetti che gli altri credano in te per poterci credere tu in primis, allora stai perdendo in partenza. Questa è una cosa che continuerò a portarmi dietro. 

Che rapporti hai con i numeri? Ho letto che hai conquistato 4 dischi di platino, 1 disco d’oro. Che rapporti hai con i numeri, con le classifiche e se senti di dover raggiungere determinati traguardi o soddisfare le esigenze del mercato quando scrivi un pezzo? 

Sicuramente ho vissuto questo momento. I numeri non sono rimasti gli stessi da quando sono uscito da Amici, fino ad ora. Obbiettivamente, è inutile girarci intorno. E’ una cosa che inizialmente ho sofferto. Allo stesso tempo è stato il motivo per cui ho capito perché facessi musica. Nonostante non ci fossero più quei numeri così giganteschi la gente che mi sostiene e che mi segue è rimasta. Quando vado a suonare ci sono persone che vengono a cantare le mie canzoni e quindi capisco quanto non sia il numero importante, ma è importante entrare nel cuore di queste persone. Io so di essere nel cuore di tante persone. 

Parlando dei tuoi inizi: quando ti sei avvicinato al mondo della musica e quando hai effettivamente capito che questa poteva essere la tua strada? 

Io mi sono avvicinato al mondo della musica verso i quattordici anni. Prima scrivevo, parole, frasi in rima e io le chiamavo poesie. Nel momento in cui sono entrato alle superiore e ho conosciuto un mio carissimo amico, che fa rap. Lui mi ha cantato una sua canzone e io mi sono accorto che potevo cantare un testo che avevo scritto io sulla sua stessa musica. Da li è nato tutto. Da li ho iniziato a montare le mie poesie in base alle varie possibilità che Youtube mi dava in fatto di basi e parti strumentali. Ho capito che ne avrei fatto un lavoro da lì a due anni. Verso i sedici anni ho capito che quello avrei voluto fare nella vita e da lì è iniziato il tutto. 

Ci sono cantanti che hanno influenzato il tuo percorso o ti hanno spinto a scegliere di far musica? 

Sì. Io sono cresciuto con il cantautorato italiano perché mio padre ne ha ascoltato tanto e ne ascolta tanto. Questa è stata una influenza importante nonostante abbia iniziato facendo rap. Poi è uscito ed esploso Ultimo e il dialogo che usava e la direzione che aveva preso, soprattutto in un momento in cui il mercato generale era pieno di Urban e della prima trap, spiccava ricordando lo stile del cantautorato italiano. Quella cosa lì ha influenzato sicuramente il mio percorso artistico.

Oggi ci sono artisti che ti piacerebbe coinvolgere in un tuo brano? 

Sì. Non credo che loro accetterebbero. Artisti che stimo tantissimo e sogno di fare un feat sono: Night, Easy. Mi piacerebbe tanto scrivere e cantare con Calcutta. Scrivere e scrivere solamente, anche se dovrei abbassare le mani e ascoltare solamente, con Cesare Cremonini e che con Giuliano Sangiorgi. 

Il palco di Sanremo: ci pensi e con che tipo di brano di piacerebbe salire su quel palcoscenico? 

Certo che ci penso. Ci ho provato un anno fa, ma non è andata. Avevo portato una ballade molto intensa, che all’epoca era secondo me la canzone giusta. Ad oggi ho dei dubbi in merito a presentarmi a Sanremo con una ballade. Ho sperimentato così tanto, ho scoperto così tanto sulla mia scrittura e sul mio modo di dialogare e quindi porterei qualcosa che ha un messaggio reale. Non andrei a parlare di una relazione d’amore. 

Ci puoi provare

Se c’è una canzone all’altezza sicuramente sì. 

Come progetti futuri? A cosa stai lavorando e cosa stai pensando? 

Stiamo preparando un disco e il prossimo anno ci sarà un tour o due. Non abbiamo ancora le date. Una volta che andremo a scandire le tempistiche delle uscite, a seguire ci sarà il tour. Ho il netto bisogno di cantare le mie canzoni live. 

Cosa vuoi che la gente capisca di te da questo nuovo pezzo, cosa vuoi rimanga nelle persone che lo ascolteranno? 

Che ci sono artisti che davvero vogliono portare loro stessi nelle canzoni e vogliono trasmettere un messaggio ben preciso. Questa non è una canzone d’amore. E’ una canzone molto cruda, sia nel lessico che nella rappresentazione grafica e visiva, partendo dal video alla copertina. La canzone parla di una lotta con sé stessi, una lotta interiore e della forza di imparare, crescere, capirsi, trovarsi e vivere la vita. 

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