Davide Calgaro è “Cisco” nella serie sugli 883: “Con il vero Cisco condivido molte cose. L’etichetta di comico spesso è difficile da togliere, sogno un ruolo drammatico” – Intervista

davide calgaro

Davide Calgaro è il celebre Cisco, il miglior amico di Max Pezzali, nella serie Sky Hanno Ucciso l’Uomo Ragno. La leggendaria storia degli 883. Milanese classe 2000, Calgaro comincia la sua carriera a 15 anni, scrivendo e provando monologhi comici nei laboratori di Zelig e nelle serate di stand up comedy milanesi. Nel 2017 esordisce in televisione con Stand Up Comedy su Comedy Central. Negli anni successivi lavora in televisione e porta in scena il suo primo spettacolo dal titolo Questa casa non è un albergo. Passato anche al mondo del cinema, recita nei film Odio l’estate di Aldo, Giovanni e Giacomo, Sotto il Sole di Riccione, Doc – Nelle tue mani. Nel 2021 è nel cast fisso di Zelig, dove torna sia nel 2022 che nel 2023, e da novembre 2022 ha lavorato sia come autore che come conduttore a The Roast of Life in Italy, programma di Comedy Central, diventando uno tra i più giovani in Italia a condurre un programma proprio. Nel 2024 è stato nel cast di No Activity, serie comedy di Prime Video con Luca Zingaretti, Rocco Papaleo e molti altri. A teatro è in tour con il suo nuovo spettacolo, Millennium Bug. Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Davide Calgaro e con lui abbiamo parlato della serie, ma anche della sua carriera e dei suoi progetti tra teatro cinema e tv.

Davide Calgaro, intervista all’attore che interpreta Cisco nella serie sugli 883

Davide Calgaro, Cisco nella serie sugli 883. Un ruolo importante in quella che è la vita di Max Pezzali. Come ti sei approcciato al personaggio e se hai sentito la responsabilità di raccontare un personaggio reale?

“Inizialmente di Cisco conoscevo solo le citazioni che ci sono nelle canzoni degli 883. Successivamente ho letto la sceneggiatura e ho avuto modo di conoscere il personaggio per come era stato scritto e costruito. Con il vero Cisco ci sentiamo per parlare della serie, per avere un suo parere su come ho interpretato il suo personaggio. L’approccio con questo ruolo è stato principalmente dalla sceneggiatura, perché è un personaggio che appunto sta accanto a Max Pezzali e viene vissuto un poco come la sua coscienza critica, infatti è l’unico che sta lì a dirgli tutto quello che vuole. Sono partito un po’ dalla sceneggiatura e un po’ delle citazioni che ci sono delle canzoni”. 

Essendo nato artisticamente sui palchi comici di Zelig, come vivi il passaggio a ruoli che hanno una componente più drammatica o nostalgica, come quello di Cisco?

“In realtà ho iniziato studiando recitazione dove ho fatto qualche anno di teatro. Il sogno ovviamente era quello di fare l’attore, e quando è arrivata la possibilità di fare stand up comedy l’ho colta al volo perché comunque era un ottimo contesto per provare a salire sul palco. Ovviamente il passaggio dal teatro al cinema si vive con un po’ di ansia perché è normale, sul palco è diverso rispetto al cinema”.

Cosa hai pensato quando sei stato preso per il personaggio di Cisco? Cosa ha significato per te interpretare un personaggio così legato a una band iconica per generazioni?

“Una vera emozione, e non lo dico così per dire. Io ho amato tutti i film di Sydney Sibilia, il fatto di poter lavorare con lui è stata una grande emozione. Poi comunque anche il fatto di interpretare Cisco, che comunque era un personaggio anche se non famoso, ma comunque molto conosciuto dai fan. È stata un’esperienza bellissima”. 

Che rapporto hai con la musica degli 883?

“La sto scoprendo. Ovviamente conoscevo le canzoni, ma non mi erano mai addentrato fin troppo. Non ho voluto approfondire fin da subito la loro musica, perché appunto Cisco come personaggio è un po’ distante non ne vuole sapere niente della musica degli 883. Anche io non volevo sapere a memoria, parola per parola ogni canzone.. oggi invece sto ascoltando i pezzi e li sto apprezzando molto”. 

Cosa condividi con questo personaggio? 

“Conoscendo il vero Cisco sto scoprendo che condividiamo moltissime cose, ad esempio, mi ha detto che era contento che l’avessi reso ironico, ci si rispecchiava molto nella mia interpretazione. In comune abbiamo il fatto che entrambi odiamo guidare e non portiamo l’ombrello. Ieri avevamo un’intervista, e sono andata a casa sua che ero tutto bagnato. Mi fa notare questa cosa e gli dico che non uso l’ombrello solitamente e mi confessa che anche lui non lo usa”. 

Com’è stato lavorare sul set di questa serie? Qualche aneddoto che ricordi in particolare? 

“È stato bellissimo per la possibilità di immergersi in un’atmosfera diversa da quella in cui vivo. Vedere tutti quegli oggetti di quegli anni, si tratta comunque di un periodo storico che non ho vissuto. Mi ricordo è che una sera giravamo sul ponte di Pavia ed eravamo io ed Elia, che interpreta Max. In quel momento io pensavo solo al fatto che soffrendo di vertigini avevo paura di cadere di sotto e quindi facevo fatica a concentrarmi. Ad un certo punto mi hanno legato con un corda, e da quel momento l’ansia è aumentata perché mi dicevo: se mi legano vuol dire che il rischio di cadere c’è. È stato un momento molto divertente”.

Guardando alla tua carriera e al successo che hai raggiunto in giovane età, cosa ti ha insegnato il percorso finora? C’è qualcosa che avresti fatto diversamente?

“Quello che mi ha insegnato il mio percorso lavorativo fino ad ora è di stare calmo e di non andare di fretta perché ci possono essere dei periodi di molto lavoro e altri invece dove si lavora di meno. Ora sono abbastanza sereno da quel punto di vista. Rifarei tutto quello che ho fatto, sono abbastanza contento del percorso che ho fatto fino ad oggi e non cambierei nulla. Mi piace portare avanti sia la comodità che la recitazione più impegnata”.

Progetti futuri? A fine mese partirà anche con il tour del suo nuovo spettacolo Millenium Bug. Nel tuo spettacolo per altro affronta anche l’argomento della mascolinità tossica nella trap portando in scena una proposta alternativa.

“Millenium Bug è il mio terzo monologo di stand up comedy, a differenza degli altri due dove parlavo molto di me ed erano molto autobiografici, in questo, che comunque parte da me, ho provato a capire quali sono i temi più frequenti della mia generazione, quindi parlo di dipendenza dal porno, dai social, questione di genere, partendo comunque da me. Io sono dipendente dai social, sono stato dipendente dal porno, e cerco di raccontare la mia esperienza parlando stavolta ai miei coetanei, a differenza di altri spettacoli”.

Cosa spinge un attore a raccontare il suo privato in un monologo come spesso avviene nella musica con i cantanti che mettono del loro privato all’interno delle canzoni?

“Penso sia un’ urgenza più o meno sentita soprattutto nella stand up comedy. Si tratta di un punto di partenza, perché appunto è una forma di comicità che parte proprio da un’esperienza personale che porta noi stessi a metterci a nudo con le proprie fragilità, i propri problemi. Questo crea un meccanismo di empatia con il pubblico e più il tema è scottante nella mia vita, più penso sia terreno fertile”.

Non hai mai pensato che questo possa essere un rischio?

“Ogni tanto ci ho pensato, però se viene meno quello viene meno tutto. Alla fine, anche parlandone in giro, riscontro gli stessi problemi in chiunque, quindi tanto vale parlarne”.

Altri ruoli che ti piacerebbe interpretare? 

“Mi piacerebbe misurarmi con dei personaggi più drammatici, sono pronto a prendere quello che arriva ovviamente. Quando sei un comico è difficile toglierti l’etichetta di attore comico”

Tu senti la difficoltà di toglierti questa etichetta da dosso?

“Non posso dirti di no, ma ci ho fatto pace. Ho imparato a capire che se deve succedere, succede. La possibilità di dimostrare che ci sono altri lati di te può arrivare dal cinema, dal teatro. Sto pensando di fare delle cose nuove. Mi piacerebbe che ci fosse un po’ più questa visione che un attore comico può essere anche un attore drammatico. In Italia si tende a etichettare molto, penso che comunque sia una ricchezza quando vedo i comici che riescono a commuovermi e degli attori drammatici che riescono a farmi sorridere”.

Pensi che gli attori comici vengono messi un po’ in secondo piano in Italia?

“Direi di no, perché poi quando guardiamo ai grandi del cinema Italiano citiamo Troisi, Benigni, Totò, Sordi. Tutti attori che hanno fatto della maschera comica il loro marchio di fabbrica, quindi è molto apprezzata la comicità in Italia”.

La tv invece? La conduzione di un programma ti piacerebbe? E se dovessero chiamarti per Pechino Express con chi andresti? 

“Ho fatto due esperienze di condizione, mi sono piaciute molto perché anche quella è una bella sfida. Mi piacerebbe riprovarci ma bisognerebbe studiare. Ovviamente non escludo di poterlo fare. Mi piacerebbe avere un contenitore in cui mi sento al 100%. Pechino Express? Forse partirei con mia sorella che è molto avventurosa e spartana”. 

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