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“Il Patriarca 2”, intervista a Claudio Amendola: “La malattia di Nemo diventerà più subdola. Terza stagione? Potrebbe non esserci”

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Da venerdì 15 novembre torna, in prima serata su Canale 5, Claudio Amendola con la seconda stagione de “Il patriarca“. Ancora una volta, Amendola ha una doppie veste, di attore protagonista e regista. In questa seconda stagione, Nemo Bandera, il personaggio da lui interpretato, cercherà di scoprire la verità sull’assassinio del figlio Carlo. Accanto a lui la moglie Serena ma anche la figlia Lara con la quale recupererà il rapporto. Nel frattempo dal passato farà capolino un uomo, Raoul Morabito che sconvolgerà i piani di Nemo e l’assetto del clan.

“Il Patriarca 2”, intervista a Claudio Amendola

Noi di SuperGuida TV abbiamo video intervistato in esclusiva Claudio Amendola. L’attore ci ha raccontare che interpretare Nemo è per lui una sfida. Si tratta infatti di un personaggio a tratti spietato, a tratti fragile: “Nemo mi colpisce molto per la sua forza incredibile, per la sua spietatezza ma allo stesso tempo una fragilità e un dolore che lo sorprende perché non è abituato. Questa è stata la scintilla che mi ha fatto innamorare di Nemo perché mi ha permesso di essere così sfaccettato nell’interpretarlo. In questa stagione, Nemo si troverà di fronte ai nodi che arriveranno al pettine. Non solo dovrà scoprire la verità sulla morte di Carlo ma tante altre cose che succederanno. E’ una stagione piena di intrighi e colpi di scena. Ci sarà un ritorno dal passato che sarà per Nemo una grandissima minaccia”.

Nella seconda stagione, Nemo cercherà di ricostruire anche il rapporto con la figlia Lara. Una dinamica familiare in cui da padre si è rispecchiato molto: “Ogni volta che interpreto un personaggio che ha figlie femmine e mi capita spesso qualcosa mi si muove dentro. Al contrario di Rocco con il quale ho vissuto e con il quale vivo tuttora, con le mie figlie ho vissuto pochissimo. Raccontare una figlia distante, una figlia perduta ha per me un piccolo valore in più, un’emozione che riesco a pescare da tanti ricordi di quando le ragazze erano piccole e io non c’ero. Ho lavorato tantissimo, sono stato molto presente ma anche tanto assente”.

Nella serie, Nemo è malato. Ha l’Alzheimer. Se nella prima stagione, sembrava che riuscisse a tenere a bada la malattia in questa seconda ci sarà un peggioramento: “Nemo si renderà conto che la malattia non si sta fermando, che le cure non stanno facendo l’effetto sperato, che questa situazione di disagio nell’affrontare la parte crime sia a livello familiare che della società è minato da una malattia che diventerà sempre più subdola. Raccontiamo un personaggio che è ancora all’inizio della malattia però gli effetti cominciano ad essere pesanti per la sua psiche”.

Raccontare la malattia come condizione ordinaria è diventata ormai la normalità nella serialità tv. Nemo è solo un caso, basta pensare anche a Teresa Battaglia. A tal riguardo, Amendola sottolinea come si sia aperto un varco nella serialità: “Quando si ha il coraggio di raccontare determinate debolezze e situazioni e lo si fa bene, le serie acquistano di valore ma anche di verità. Ci sono tantissime persone che soffrono, che combattono contro questo tipo di malattie e sempre di più la fiction deve essere attenta, larga e saper raccontare anche disagi che il pubblico possa riconoscere”.

La prima stagione de “Il Patriarca” è stata un grandissimo successo tanto che quando era stata annunciata la cancellazione della serie, sui social era scattata una protesta feroce. Secondo Amendola, il pubblico si è molto affezionato ai personaggi: “C’è anche una dinamica molto televisiva che funziona. Il triangolo amoroso e il tradimento ma anche la fragilità di Nemo, un cast importante, hanno permesso a questa serie di essere una delle più seguite e apprezzate. Mi rendo conto che c’è una grande attesa”. Claudio non si sbilancia però su un’eventuale terza stagione: “Il Patriarca è figlio di una serie spagnola che noi abbiamo completamente stravolto e cambiato. Devo dire che la linea orizzontale della serie potrebbe anche considerarsi conclusa ma anche no”.

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