Questa sera, Domenica 14 gennaio 2024, per la prima volta in onda sul NOVE, è stato ospite Sua Santità Papa Francesco. Il Pontefice è stato intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa. L’intervista inizia con la domanda di Fabio Fazio al Pontefice sulla sua salute. “Come sto? Ancora vivo!” risponde Sua Santità. Ecco di seguito le parole di Sua Santità Papa Francesco nel discorso integrale.
“Che Tempo Che Fa”, Papa Francesco ospite da Fabio Fazio – VIDEO
Un grande momento storico quello vissuto dai telespettatori che hanno seguito la puntata di Che tempo che fa, in onda in prima serata sul NOVE e in streaming su discovery+. Stasera ospite di Fabio Fazio, come lo stesso conduttore tv aveva annunciato sui social, c’era Sua Santità Papa Francesco.
Il Pontefice in collegamento dalla sua residenza in Vaticano ha rilasciato la prima intervista televisiva del 2024 a Fabio Fazio. Un grande colpo per la rete del gruppo televisivo Warner Bros. Discovery, che per la prima volta ha ospitato sua Santità il Pontefice.
Durante l’intervista Papa Francesco ha parlato del momento storico che il mondo sta attraversando. Ecco di seguito il discorso di Papa Francesco a Fabio Fazio e ai telespettatori di Che tempo che fa andato in onda questa sera, Domenica 14 gennaio 2024, in onda sul NOVE.
Video – Papa Francesco da Fabio Fazio sul NOVE
Il discorso integrale del Papa a Che Tempo che fa
“C’è un’apparente autodistruzione, è difficile fare la pace, non so perché. Quando nel 2014 sono andato a Redipuglia ho visto il risultato di quella strage e ho pianto. Ogni primo novembre vado in un cimitero a celebrare; quando sono andato ad Anzio c’erano ragazzi giovani, tutti morti. L’ultima volta sono andato al Cimitero Inglese, guardavo le età e pensavo alle mamme che ricevono quella lettera: ‘Signora ho l’onore di dirle che suo figlio è un eroe…’. ‘No, io voglio il figlio, non l’eroe’. E pensiamo a cosa significa una guerra, pensiamo allo Sbarco in Normandia di cui è stato celebrato tempo fa ma sulla spiaggia della Normandia sono rimasti 20.000 ragazzi… questa è la guerra!”
“La speranza è come la forza che ci porta avanti. La speranza non delude, mai. C’era la Turandot che diceva che deludeva.. ma adesso la speranza non delude, mai delude. Dobbiamo aggrapparci alla speranza. L’immagine della speranza è l’ancora, che tu la butti e vai avanti, aggrappato alla corda per arrivare alla spiaggia. E quest’ancora mai delude. Ma siamo noi a fabbricare delle delusioni, tante, criminali. Tutti i giorni sento telefonicamente la parrocchia di Gaza, mi raccontano le cose terribili che succedono, quanti arabi morti e quanti israeliani morti, due popoli chiamati a essere fratelli, che si distruggono l’un l’altro. Questa è la guerra: distruggere!”
“Come mai non si può fare la pace? Dietro le guerre, diciamolo, con un po’ di vergogna, c’è il commercio delle armi. Diceva un economo che in questo momento gli investimenti che danno, interessi, più soldi sono le fabbriche delle armi. Investire per uccidere. Questa è una realtà, io non suono il violino, questa è realtà.”
“Un’esperienza che ho avuto un paio di anni fa, sono andato in visita in un paese europeo, dovevo fare da una città a un’altra in elicottero ma quel giorno c’era la nebbia e abbiamo fatto un paio di ore di macchina. La gente nei villaggi sapeva del mio passaggio tramite la radio e mi aspettava. C’erano bambine e bambini, coppie giovani, coppie di mezza età, c’erano nonne e signore anziane ma raramente qualche anziano. Cosa significa questo? La guerra… Questi uomini non sono arrivati alla vecchiaia. La guerra è così, distrugge, uccide.”
“Mercoledì scorso è venuta una delegazione di bambini dell’Ucraina, hanno visto qualcosa della guerra e, dico una cosa Fabio, nessuno di loro sorrideva. I bambini spontaneamente sorridono, io gli davo delle cioccolate e loro non sorridevano. Avevano dimenticato il sorriso e che un bambino dimentichi il sorriso è criminale. Questo fa la guerra: impedisce di sognare.”
“Non è né un pensiero, né una preoccupazione e neppure un desiderio, è una possibilità, aperta a tutti i Papi. Ma per il momento non è al centro dei miei pensieri, delle mie inquietudini, dei miei sentimenti. Per il tempo in cui mi sento di avere ancora la capacità di servire, vado avanti. Quando non ce la farò più sarà il momento di pensarci.”
“La guerra è un’opzione egoistica, che ha questo gesto: prendere per me. Mentre la pace ha il gesto contrario: dare, e dare la mano. È vero che è rischioso fare la pace, ma è più rischiosa la guerra.”
“I bambini sono i grandi sfruttati, i grandi scartati. E dimentichiamo che loro sono il futuro, ma noi togliamo il futuro ai bambini. Poi quando arrivano a vent’anni e finiscono in carcere noi diciamo: ‘ah questa generazione sporca guarda le cose che fa…’. Ma siamo stati noi, è stata la società, ad educarli così. Non perché gli è stato detto di uccidere o di rubare, ma perché sono stati messi ai margini, come scarti. È terribile, questa è una condanna a morte per i bambini. Nel mese di giugno si farà il primo incontro mondiale dei bambini qui a Roma. Quando abbiamo fatto l’incontro con i bambini c’erano 7500 bambini di tutto il mondo, da Paesi di pace e di guerra, ma adesso ne faremo un altro, per cercare di attirare l’attenzione sul fatto che i bambini sono il futuro. Ma sono il futuro con le cose che noi gli daremo: o li faremo crescere bene o li faremo crescere male. Non dimentichiamo, con il bambino non si gioca, è il futuro.”
“Il male arriva dal proprio cuore, sempre. Noi abbiamo la possibilità di scegliere sempre: o il bene o il male. Il cuore ha la capacità di fare il male da sempre, fin dall’inizio.”
“Mercoledì scorso è venuta una delegazione di bambini dell’Ucraina, hanno visto qualcosa della guerra e, dico una cosa Fabio, nessuno di loro sorrideva. Avevano dimenticato il sorriso e che un bambino dimentichi il sorriso è criminale. Questo fa la guerra: impedisce di sognare.”
“Il perdono è per tutti. Una volta una persona molto saggia mi ha detto che Dio non si stanca di perdonare, mai, Dio perdona sempre. È da lui il perdono, ma siamo noi che ci stanchiamo di chiedere perdono. Questo è il problema.”
“Il Signore aspetta, bussa alla porta di tanti cuori, perché abbiano la capacità di riconoscere il male che stanno facendo. Pensa ai fabbricatori di armi, che sono fabbricatori di morte. Il Signore è vicino a loro, tocca i loro cuori per portarli a un cambio di vita, il Signore non si stanca di perdonare. Siamo noi a stancarci di chiedere perdono. Questo non dimentichiamolo mai.”
“Una cosa bella che mi piace pensare è che Lui ci castiga accarezzandoci. Perché Lui ci mette in difficoltà perché noi riflettiamo sulle cose brutte che abbiamo fatto e cambiamo vita. Lui è il grande perdonatore, non si stanca mai.”
“Si può chiedere tutto a Dio, anzi penso che a volte siamo timidi, non abbiamo il coraggio di chiedere. Ma il Signore ha detto nel Vangelo: ‘Chiedete e avrete’. Quella saggezza cristiana di imparare a bussare alla porta del cuore di Dio.”
“Il Signore, diciamo così, castiga per correggere, castiga con amore. È come una mamma o un papà quando dà uno ‘sculaccione’ al bambino – se è una brava mamma o un bravo papà – ha più dolore nella mano il genitore, che non il bambino nel sedere. Guai al papà e alla mamma che non sentono dolore quando bacchettano un po’ il bambino, qualcosa non va”.
“Un grande confessore, che ho fatto cardinale nell’ultimo concistoro, è un uomo di 94 anni, un frate cappuccino dell’Argentina. E lui è un grande perdonatore, come diciamo noi, ‘manica larga’, perdona tutto. E una volta è venuto all’episcopio quando io ero arcivescovo lì e mi ha detto: ‘Senti Giorgio, io ho questo problema, io perdono troppo e delle volte mi viene la sensazione che non sta bene’ – E cosa fai Luigi? – Vado in cappella e chiedo perdono al Signore: ‘Signore scusami, ho perdonato troppo – Ma senti sei stato tu a darmi il cattivo esempio!’. Questo è vero, noi dobbiamo perdonare tutto perché Lui ci ha perdonato. Lui ci ha dato questo cattivo esempio.”
“Il cuore va riformato tutti i giorni, cambiare il cuore. Questo è un lavoro di tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio, quel vizio giallo, così mi piace chiamarlo, che rovina tutti i rapporti. Dobbiamo pentirci e cambiare il cuore continuamente e stare attenti a cosa succede nel mio cuore per cambiare. Cambiare e poi cambiare le strutture, le strutture vanno cambiate perché la storia va avanti. Le cose che andavano bene il secolo scorso adesso non vanno bene. Ma la vera libertà è cambiarle, perché non sono cose assolute in sé stesse ma relative al momento storico.”
“Col problema dei migranti c’è tanta crudeltà, nel trattare questi migranti, nel momento in cui escono da casa loro fino all’arrivo in Europa. C’è un libro molto bello, piccolino, si legge in poche ore, ‘Fratellino’ ‘Hermanito’ in spagnolo, lo scrisse un migrante, che ha speso 3 anni per venire dalla Guinea in Spagna, ha scritto questi 3 anni di schiavitù, le sofferenze, le torture, questo fa la gente presa da questa mafia, che li sfrutta. È venuto a vedermi l’altro giorno, perché adesso lavora in Spagna, per ringraziarmi di aver parlato del suo libro. Ma tutta una vita, come quella di Pato, che ha perso la moglie, la figlia, e tanti altri…”
“I migranti sono trattati tante volte come cose, penso alla tragedia di Cruto, lì davanti, annegati. Ognuno ha il diritto di rimanere a casa o di migrare; è vero che in questo momento in Europa sono 5 i Paesi che ricevono i migranti, Cipro, Grecia, Malta, Italia, Spagna. Non chiudete le porte, per favore! Alcuni di questi Paesi non fanno figli, hanno bisogno di manodopera, in alcuni di questi Paesi ci sono villaggi vuoti. Una bella politica della migrazione aiuta anche i Paesi sviluppati, dobbiamo prendere il problema dei migranti nelle mani, togliere tutte queste mafie che sfruttano i migranti e andare avanti, risolvere il problema sia della necessità delle persone e dei Paesi e dell’immigrazione; migrare è un diritto, rimanere in patria un altro diritto. Bisogna rispettare ambedue.”
“Ma il cuore va riformato tutti i giorni, cambiare il cuore. Questo è un lavoro di tutti i giorni. Quando noi sentiamo nel cuore qualche cattiveria, l’invidia per esempio, quel vizio giallo, così mi piace chiamarlo, che rovina tutti i rapporti. Dobbiamo pentirci e cambiare il cuore continuamente e stare attenti a cosa succede nel mio cuore per cambiare. “
“Io sono peccatore e ho bisogno dell’aiuto di Dio per rimanere fedele alla vocazione che Lui mi ha dato. Ognuno ha la propria vocazione e deve portarla avanti, tu hai la tua e fai tanto bene la tua professione, che nasce dalla vocazione del cuore. Il Signore mi ha chiamato a fare il prete, il Vescovo. Come Vescovo ho una responsabilità molto grande nei confronti della Chiesa, riconosco le mie debolezze, per questo devo chiedere le preghiere, che tutti preghino per me affinché sia rimasto fedele nel servizio del Signore, che non finisca in un atteggiamento di pastore mediocre che non si prende cura dell’ovile. Il pastore è in mezzo al gregge per sentire l’odore del gregge, il Papa deve conoscere com’è il gregge. Il pastore è dietro il gregge, per aiutare, andare avanti, a volte per lasciare che il gregge col fiuto cerchi nuovi passi (più che pasti, forse). Il pastore invece è davanti per guidare. Per questo ho bisogno di preghiere, perché io non manchi di essere pastore, il Signore ci ha chiamati per essere pastori di popolo e, mi piace dire, non chierico di Stato. Non un Monsieur l’Abbé de l’Ecole Française.”
“Il Signore benedice tutti, tutti, tutti. Il Signore benedice tutti coloro che sono capaci di essere battezzati, cioè ogni persona. Ma poi le persone devono entrare in colloquio con la benedizione del Signore e vedere cosa è la strada che il Signore gli propone. Ma noi dobbiamo prendere per mano e aiutarli ad andare in quella strada, non condannarli dall’inizio. E questo è il lavoro pastorale della Chiesa. Questo è un lavoro molto importante per i confessori.”
“Ognuno ha la propria vocazione e deve portarla avanti, tu, Fabio Fazio, hai la tua e fai tanto bene la tua professione, che nasce dalla vocazione del cuore”.
“Quello che dirò non è un dogma di fede ma una cosa mia personale: a me piace pensare l’inferno vuoto, spero sia realtà!”
“Qualcosa sì, mi fa paura. Alcune cose mi fanno paura. Ad esempio questa escalation bellica mi fa paura, questo portare avanti passi bellici nel mondo, uno si domanda come finirà, con le armi atomiche adesso che distruggono tutto, come finiremo, come l’arca di Noè? Questo mi fa paura, la capacità di autodistruzione che ha l’umanità.”
“La tenerezza dei bambini mi fa sorridere. E poi i nonni, sono i miei coetanei, mi piace parlare con i nonni, hanno saggezza. Non dimenticare queste due capacità che dobbiamo avere, parlare coi bambini, ascoltarli, farli ridere, e coi nonni, ascoltare le loro storie. Qualcuno dice: “Ma sono noiosi, sempre raccontano lo stesso…” Ma sono storie di vita, questo aiuta pure”.
“Grazie per averci guardato in questo dialogo, per essere vicini; vi chiedo di pregare per me, perché io vada sempre avanti, perché io non fallisca nel mio dovere. Ma per favore, pregate a favore, non contro, grazie!”.
“I nonni abitavano a 40 metri, la nonna veniva al mattino, mi portava a casa sua, passavo tutto il mattino, pranzavo con loro e poi mi riportava a casa. Questo è un bel ricordo e questo è il motivo per cui la mia prima lingua non è stato lo spagnolo ma il piemontese, perché loro parlavano piemontese.”