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“Che storia è la musica”, intervista esclusiva a Ezio Bosso: “La danza oggi è molto maltrattata. Assieme a Roberto Bolle cerchiamo di dare il buon esempio”

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Lo scorso giugno ha tenuto incollati alla TV più di un milione di telespettatori con uno speciale dedicato a Beethoven. E ora Ezio Bosso ha deciso di accogliere una nuova sfida per una serata evento, il giorno di Natale, di “Che storia è la musica“. Un appuntamento imperdibile in cui Bosso racconterà la storia di due grandi musicisti, Čajkovskij e Mozart. Numerosi gli ospiti che dialogheranno con lui: Corrado AugiasMario TozziMax TortoraGiuseppe Picone, direttore del corpo di ballo del teatro San Carlo di Napoli, Diego BianchiIgor Cassina e Luisa Ieluzzi, ballerina solista del San Carlo. Lo abbiamo avvicinato al termine della conferenze stampa e l’intervista si è trasformata in una lezione di vita. Infatti Ezio, oltre a parlare di musica, ci ha rivelato l’importante potere terapeutico della bacchetta confessandoci anche le sue paure di fronte alla richiesta dell’orchestra di tornare in TV con un altro progetto.

Intervista Esclusiva ad Ezio Bosso

Abbiamo intervistato Ezio Bosso alla presentazione della serata evento “Che storia è la musica”, di seguito le sue impressioni sull’evento.

1) Ezio, stai per tornare in tv la notte di Natale con uno speciale di “Che storia è la musica” dedicato a Čajkovskij. E a proposito di questo grande musicista hai dichiarato che la musica è stata la sua salvezza.

La musica ci cambia la vita e ci salva la vita solo quando la ascoltiamo. Le persone che vengono come ospiti entrano da personaggi ed escono persone. La bacchetta mi aiuta a mascherare il dolore e mascherare il dolore non è una cosa da poco. Čajkovskij è l’esempio di come la musica possa aiutare a lenire la sofferenza.  

2) Oltre a Čajkovskij in questa puntata speciale dirigerai anche l’Ouverture del Don Giovanni di Mozart.

Ripeto spesso che di Mozart non c’è né mai abbastanza. Per capire Čajkovskij, ho dovuto leggere oltre 4mila lettere. Čajkovskij era un grafomane e scriveva 18 lettere al giorno. Immagino Čajkovskij in un gruppo su Whatsapp! Bisogna credere nella musica e lasciarsi guidare. Mozart era come il Cristo della musica, il vero contatto terreno con Dio. Čajkovskij non può prescindere da Mozart. Dirigere La Patetica è un delle direzioni più difficili che esistono sia a livello tecnico che mnemonico.

Credere nella musica non è unicamente un processo di allegria ma è un processo faticoso che, a volte, ti consuma anche. Raccontare questo, che fa parte del nostro esistere, essere umani, e farlo attraverso la musica. Ho avuto paura di farlo. Lasciarsi guidare dalla musica è anche un gesto di umiltà, riconoscere la grandezza dell’altro e diventi grande insieme a lui perché riesci a compierlo. Abbiamo alzato l’asticella in questa seconda serata. Ci siamo lasciati andare un po’ tutti. Ci siamo lasciati guidare dalla musica.

3) Quali erano le tue paure?

La mia paura di rifare questa serata è che io, dopo 2 minuti che mi rivedo, già mi sono stufato. A casa quando passo davanti ad uno specchio mi do fastidio. Ho avuto paura anche delle “mazzate” che mi sono preso, ho preso degli “schiaffoni” perché sono una persona normale. Il nostro entusiasmo, la nostra voglia di fare, però, alla fine, diventa un contagio. Mi auguro una pandemia di voglia di fare.  

4) In questo speciale natalizio ci sarà anche spazio per il sorriso e per il divertimento.

Essere leggeri, prendersi in giro è una cosa seria. Se non ci si prende in giro, non si può essere seri. Quando non mi ricordo il nome di un musicista e faccio una figuraccia è una cosa bella. Ascoltatelo a tutto volume il nostro concerto, dobbiamo disturbare i vicini e riempire l’Italia di questa musica meravigliosa. La nostra forza sarà la tv, non dentro casa, ma fuori dalle mura. Cambieremo il mondo. Io non voglio togliere nulla all’attualità musicale.

5) La Rai sta cercando di compiere operazioni interessanti per diffondere la musica classica. Penso anche a Roberto Bolle e alla sua danza.

Credo che la danza oggi sia molto maltrattata. L’operazione di Bolle è molto diversa dalla nostra che se vogliamo è più rigida. In questo mio progetto mi sono lasciato convincere dall’orchestra che mi ha detto “facciamolo, il Paese ne ha bisogno”. Ho accettato anche se ero refrattario perché mi ha colpito questo senso di responsabilità. Tutto questo mi aiuta ad avere speranza. Non abbiamo dato nulla per scontato.  

6) Con i tuoi musicisti hai un rapporto di dialogo e di affetto. Ti è mai capitato di perdere le staffe?

Se le cose vanno bene meglio, altrimenti se ne discute. Con i miei musicisti ridiamo, ci mandiamo i baci. Non maltratto mai nessuno perché sono il primo a non voler essere maltrattato nella vita. La bacchetta mi fa stare bene. E’ come la risata di un amico o il conforto di una moglie.  

7) E’ stato bellissimo come a Sanremo la sua presenza abbia creato nuovo interesse intorno alla musica classica. Immagino sia stato per lei una grande soddisfazione. 

Non è stato solo un bel momento ma mi ha permesso di far capire che non esiste una musica che funziona o che piace più dell’altra. Dobbiamo ancora lavorarci però.

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