Captain Fantastic è un film del 2016 di genere Drammatico/Commedia diretto da Matt Ross, con protagonisti Viggo Mortensen, George MacKay, Samantha Isler, Annalise Basso, Nicholas Hamilton, Shree Crooks, Charlie Shotwell, Trin Miller, Kathryn Hahn, Steve Zahn. Il film ha una durata di circa 120 minuti. Ecco la nostra opinione e recensione sul film.
La Trama del film Captain Fantastic
Ben e Leslie Cash hanno sempre vissuto, secondo le loro credenze, al di fuori della società. La coppia ha cresciuto i sei figli nella natura selvaggia dei boschi della costa nord occidentale degli Stati Uniti, senza che questi abbiano mai frequentato la scuola o avuto rapporti di qualche genere con i coetanei cresciuti nella realtà di tutti i giorni.
L’uomo, che si mantiene con lavori d’artigianato che rivende alla città più vicina, si trova momentaneamente da solo ad educare la numerosa prole, in quanto la moglie è ricoverata da diversi mesi in un centro per curarsi dal disturbo bipolare dell’umore.
Quando arriva la notizia che la donna si è tolta la vita, per la famiglia inizia un difficile percorso di elaborazione del lutto. Ben, da sempre in contrasto con il suocero che non ha mai accettato le sue idee hippie e lo accusa di aver traviato la figlia, teme però che l’impatto con la vita “capitalista” abbia ripercussioni sui figli ed è titubante se recarsi o meno al funerale che si terrà da lì a pochi giorni.
Viste le insistenze dei ragazzi (che passano dall’età universitaria fino a quella dell’infanzia) l’uomo infine si decide, anche per cercare di far rispettare il testamento di Leslie, la quale aveva richiesto di essere cremata secondo rito buddista e non sepolta in una bara con un funerale cristiano, come invece si sta organizzando.
Per Ben sarà l’occasione di affrontare diversi pregiudizi mentre alcuni dei figli si trovano attratti dal mondo reale, letto nei libri ma mai veramente conosciuto, rischiando di compromettere per sempre i saldi legami di sangue.
La recensione del Film
Non è una storia vera, anche se potrebbe sembrarla, quella di Captain Fantastic, ma prende spunto da una discussione avuta dal regista Matt Ross (cresciuto in una comune hippie con la madre) con la moglie sul modo ipotetico in cui educare i figli e le relative scelt.
Il risultato è un’opera struggente che mette a confronto diversi modi di vedere il mondo, qui trasposti in un contrasto acceso che è al contempo percorso di formazione per i giovani protagonisti e terapia di elaborazione del lutto.
Sin dal prologo, in cui un suggestivo scorcio naturalistico (con uccellini che cantano e il placido scorrere dell’acqua) viene rotto dalla violenza che vede il maggiore dei ragazzi uccidere a mani nude un cervo, sotto l’attenta supervisione del padre, si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un film dalla spiccata personalità.
Questa sarà solo una delle tante sfide contro se stessi e contro la natura che il genitore metterà davanti alla propria prole, e la prima parte delle due ore di visione è proprio atta a rappresentarci il particolare metodo educativo impartito da Ben, incentrato sulla cultura e l’esercizio fisico e mentale.
L’arrivo in città, su un caratteristico pullman adibito a camper / casa su quattro ruote, è al contempo spiazzante e ricco di ironia, con diverse sequenze che giocano sui paradossi e la diversità di vedute e che raggiungono l’apice nella coraggiosa scena del funerale, la quale non lesina in acute critiche ad una certa bigotteria tipica della società conservatrice d’Oltreoceano.
Il messaggio che l’operazione si porta dietro rischia di essere in egual misura edificante ed ambiguo, ma certamente l’obiettivo cardine è riuscito pienamente e le emozioni emergono copiose in più occasioni, toccante finale sulle note di Sweet child o’mine in versione a cappella (cantata dallo stesso cast) in primis.
Proprio la spontaneità degli interpreti riesce a rendere verosimile questo racconto fuori dalle logiche classiche, e in particolare Viggo Mortensen nel ruolo del padre offre una performance totalizzante: una figura schietta e controversa, ricca di profonda umanità e pur cieca di fronte a certi comprensibili bisogni, che si fa odiare e amare al contempo nel corso sempre più drammatico degli eventi, con il tono dolce-amaro che si alterna a vibranti sortite tensive che lasciano il segno.
Captain Fantastic è forse furbo nella sua gestione enfatica, ma riesce nel compito di narrare una storia apparentemente banale con una sincerità d’intenti che arriva dritta sia al cuore che al cervello, offrendo parecchi spunti di riflessione.