Brooklyn, analisi e recensione del Film a cura di Christian Fregoni

Brooklyn film

Brooklyn è un film del 2015 di genere Drammatico, diretto da John Crowley, con Saoirse Ronan, Domhnall Gleeson, Emory Cohen, Emily Bett Rickards, Eileen O’Higgins, Julie Walters. Ecco in esclusiva la recensione di Christian Fregoni, con analisi approfondita del film e voto.

Brooklyn, amore e sogno Americano: trama e recensione del film a cura di Christian Fregoni

John Crowley, affermato regista irlandese di lavori quali “Intermission” e “Boy A”, lavora solidamente sull’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Colm Toibin. Aiutato nell’impresa dallo storico scrittore e sceneggiatore Nick Hornby, ci regala un dramma sentimentale incentrato sui temi della speranza in una vita migliore, sulla forza travolgente dell’amore e sulle solide incertezze di una piccola, grande donna.

Eilish (una strabiliante Saoirse Ronan) è una ragazza semplice, dotata di una spiccata sensibilità ed enorme senso del dovere. La sua vita nell’Irlanda degli anni ’50 gravita attorno a un lavoro precario, una famiglia depauperata della sua componente maschile e una mancanza di attaccamento amoroso che la costringono a guardare oltre la piccola sfera di arretratezza sociale che condiziona la sua terra.

L’idea di cercare la stabilità economica, lavorativa e affettiva negli Stati Uniti diventa quindi l’unica alternativa sensata da prendere in considerazione e per questo forza motrice di un vitale e fondamentale viaggio transoceanico per sbarcare verso un porto più accogliente.

Approdata a Brooklyn, Eilish si scontra sin da subito con la naturale difficoltà ad integrarsi in un ambiente profondamente diverso dal suo habitat: gli USA sono ricchi, avanzati, le donne più libertine ed emancipate. Il candore morale della ragazza non costituisce comunque una nota di demerito, anzi, facendosi forza anche del sostegno quasi paterno di Padre Flood (menzione speciale a un grande attore quale Jim Broadbent), ella si fa carico delle proprie responsabilità e riesce ad instaurare una relazione amorosa con Tony, un avvenente idraulico italiano.

L’intensità del sentimento e della passione spodestano presto la forza distruttrice della nostalgia di casa, motivo per il quale dentro ad Eilish comincia a germogliare quel piccolo accenno di “americanità” che la aiuta ad ingranare la marcia giusta per dare un tono più roseo alla sua vita.

Il destino beffardo mischia le carte in tavola quando l’improvvisa morte della sorella impone alla protagonista un ritorno forzato in patria. Dopo essersi sposata di nascosto, la ragazza decide quindi di ristabilirsi per un periodo in Irlanda, dove stringe un’improvvisa storia d’amore con Jim, un cortese rugbista che le propone di sposarlo.

Alla fine comunque, il sentimento vero e profondo trionfa per cui Eilish ritorna negli Stati Uniti per stare definitivamente con l’uomo della sua vita, ormai volta verso un capitolo migliore.

Crowley ci pone davanti a un film che è essenzialmente un melodramma formativo: le vicende di una donna che cresce in un’atmosfera di precarietà e campanilismo che la opprimono e soffocano la purezza della sua essenza. L’unica possibilità di uscita è rappresentata da un viaggio, sia effettivo che interiore. Così come l’oceano scatena in Eilish una reazione di malessere reale, l’idea di ricominciare completamente la sua vita senza più avere il fievole appoggio della sicurezza familiare è motivo per lei di radicale turbamento. Ma la ragazza nasconde dentro di sé più di quanto non appaia superficialmente.

La sua vera natura fiorisce e si manifesta nella sua interezza quando ha occasione di trovarsi in un ambiente ben più consono alle sue capacità e il vero punto di svolta è rappresentato dall’amore: una forza vista come capace di rompere tutte le barriere fisiche e mentali, una componente dirompente e anarchica che non conosce differenza di razza né cultura.

Gli allettamenti e i fasti dello stile di vita americano si riflettono infatti nel personaggio di Tony Fiorello (Emory Cohen), che costituiscono un vero sconvolgimento nella tranquillità esistenziale di Eilish. L’altra faccia della medaglia è invece raffigurata nella figura di Jim Farrell (Domnhall Gleeson), che invece ben incarna i valori tradizionali irlandesi insiti nella ragazza. La dicotomia amorosa vissuta dalla protagonista richiama direttamente la tematica motrice del film: il dilemma interiore che si scatena in lei quando deve decidere se rimanere in Irlanda per star vicino alla famiglia, oppure tornare negli Stati Uniti per crearsene una ex novo.

Particolare menzione di riguardo va inoltre fatta alla straordinaria Saoirse Ronan: il regista è morbosamente affezionato a lei, capace di trasmettere le più umane emozioni semplicemente con l’espressività di uno sguardo, per cui le dedica ampi primi piani e lunghe sequenze dedicate alla riflessione introspettiva di una ragazza catapultata di getto all’interno del “grande sogno americano”.

Ad alleggerire i toni drammatici del film contribuiscono le scene ambientate all’interno del pensionato in cui alloggia Eilish: i convivi femminili assumono una caratura più vicina alla commedia ed infatti assistiamo a piacevoli (seppur abbastanza ridondanti) siparietti tra le varie tipologie di donne che caratterizzano il microcosmo domestico ed indirettamente l’intera società americana. Ulteriore spunto comico è infine dato anche dalla rappresentazione dello stucchevole stereotipo dell’italo-americano medio: la famiglia di Tony è la tipica versione cinematografica della nucleo familiare italiano.

Come se saper mangiare correttamente un piatto di spaghetti possa significare veramente qualcosa per poter far bella figura in presenza di una famiglia del Bel Paese.

Per concludere, ci troviamo di fronte a un’opera che è stata elevata dalla critica americana al rango di capolavoro imperdibile (la BBC l’ha inserita all’interno dei migliori film del 21° secolo) mentre il resto del mondo l’ha giustamente ridimensionata dandole il giusto peso di buon lavoro attoriale, più che registico, e narrazione abbastanza scorrevole, inquinata purtroppo da qualche melensaggine contenutistica e un finale fin troppo sbrigativo ed incolore.

Pro della pellicola Brooklyn

  • Interpreti decisamente all’altezza del film, e Saoirse Ronan consacrata anche da una più che meritata candidatura all’Premio Oscar.
  • Ottima ricostruzione storica sia dell’Irlanda che degli USA anni ’50.
  • Regia pulita ed essenziale che ben partecipa alle vicende che contornano e popolano la vita della protagonista.

I “contro” della pellicola Brooklyn

• Nonostante la buona fruibilità, il film presenta alcuni vistosi punti di cedimento negli intermezzi attorno alla tavola, che alla lunga assumono più il ruolo di sequenze riempitive leziose e macchiettistiche
• L’epilogo è raffazzonato e purtroppo straniante rispetto all’intero capitolo dedicato al rientro in Irlanda e alla storia d’amore che lo connota

Il voto sul film Brooklyn

Voto: 6,5

A presto amici con la prossima recensione.

@RIPRODUZIONE RISERVATA
A cura di Christian Fregoni

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