Brando De Sica presenta al Sàff ‘Mimì – Il Principe delle Tenebre’: “Ho sempre voluto fare il regista” – Intervista

Intervista a Brando De Sica

Da attore a regista: si avvera il sogno di Brando De Sica che al Sàff ha presentato il suo film. Si tratta di ‘Mimì – Il Principe delle tenebre‘, un horror che contiene anche diversi elementi di crescita personale dei protagonisti. Ai nostri microfoni, Brando De Sica ci ha raccontato del legame con la città di Napoli, dei suoi progetti futuri e di cosa ha provato a passare dietro una macchina da presa.

Intervista al regista Brando De Sica

Tra i film in proiezione al Sàff, il Sanità Film Festival di Napoli, c’è ‘Mimì – il principe delle tenebre‘. Si tratta dell’opera prima di Brando De Sica che ha ricevuto anche un Nastro d’argento Hamilton – Behind The Camera insieme all’attore protagonista, Domenico Cuomo.

Brando De Sica qual è il suo rapporto con Napoli?

Io sono nato a Roma però sono napoletano perché da parte dei nonni materni, i Verdone, sono di Bacoli. Mentre da parte dei nonni paterni, i De Sica, sono di Salerno (Giffoni). Quindi ho sangue totalmente napoletano, si salta qualche generazione romana. Io mi sento più napoletano che romano, ogni volta che vengo a Napoli (sopratutto alla Sanità dove ho girato due film, conosco molto bene e ho molti amici) mi piace da morire. Io sono innamorato dei napoletani e di Napoli, ma veramente, e penso sempre di trasferirmi qui. È un onore, un piacere, un amore essere qui. Per me è la città più bella del mondo, non c’è niente di meglio.

Di cosa parla il suo film ‘Mimì – Il principe delle tenebre’?

Posso dire, senza fare spoiler, che è la storia di due solitudini che si incontrano e che trovano nella fantasia un appiglio per sfuggire ai loro mondi cinici e violenti. È un film sull’importanza dei sogni, la fuga della realtà e la ricerca di identità. È un romanzo di formazione che diventa un noir e un horror, spero presto che uscirà sulle piattaforme. Dovremmo fare un dvd e blu-ray così, anche se abbiamo avuto una piccola distribuzione, tutti quanti riusciranno a vederlo. Io continuo a girare per farlo vedere perché ci tengo molto e penso sia un buon horror.

Lei ha iniziato la sua carriera come attore, cosa l’ha spinta a passare dietro una macchina da presa?

Io da sempre volevo fare il regista. Da piccolo organizzavo gli spettacoli a scuola, facevo la regia, piccoli cortometraggi. Quando fai l’attore fai parte del film, quando fai il regista lo fai il film. Dopo l’esperienza di ‘Compagni di scuola’ sapevo e sentivo sempre di più che quello che volevo fare era raccontare le storie, scriverle e dirigerle. Non potevo fare altrimenti, è una dannazione (ci scherza su, ndr).

C’è un consiglio che ha fatto suo?

È molto importante, ancora di più che studiare la tecnica (che sia di regia o di recitazione), avere un bagaglio emotivo. Molto sta nell’affinare la propria sensibilità di cuore nell’ascolto delle altre persone, nell’empatia, nel sapere ascoltare e registrare. Insomma nel saper anche ‘grammattizzare’ il bagaglio emotivo che ci portiamo dietro dalle nostre esperienze, dalla vita, da quello che vediamo. La capacità di ascoltare e assorbire, che sia un testo o un’esperienza di vita, e la grammatica per metterla in atto. La tecnica si impara facilmente ma è l’esperienza umana che noi dobbiamo veramente curare, che è la cosa più importante.

Progetti futuri?

Sto lavorando al secondo film ma è troppo presto ora per parlarne.

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