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Black Mirror, recensione della serie TV cult su Netflix

Black Mirror

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Black Mirror è una delle serie TV che nel corso degli ultimi anni ha saputo imporsi con più forza nell’immaginario degli spettatori. L’ha creata Charlie Brooker per conto di Endemol Shine Group e le sue prime due stagioni sono andate in onda per la prima volta su Channel 4, nel Regno Unito, nel 2011, spostandosi poi a partire dalla terza su Netflix. Qui ne sono arrivate nel corso dell’ultimo decennio altre due più uno speciale interattivo di ampio successo, Bandersnatch, e tutt’ora la serie risulta avere nuovi capitoli in produzione.

La trama di Black Mirror

Black Mirror è una serie a carattare antologico. Questo vuol dire che ogni stagione ha al suo interno diversi episodi che non hanno nulla in comune tra di loro se non il nesso di porsi quasi tutti in un futuro prossimo dove la tecnologia ha progredito, dove più, dove meno, in avanti rispetto a quella che conosciamo noi.

A partire da questi sviluppi futuribili o irrealistici del contesto tecnologico, Black Mirror discute le derive a cui sono soggetti singoli individui o l’intera società, elaborando discussioni che durante il corso dei suoi ventidue episodi passano dal grottesco al surreale, approcciando svolte che paiono accostarsi anche all’horror e alla fantascienza più stretta.

Le conclusioni alle quali la serie arriva non sono sempre delle più piacevoli. Anzi, spesso e volentieri gli episodi assumono la forma di veri e propri incubi ad occhi aperti, dove da intenzioni nobili si generano soluzioni deviate che portano ogni cosa a scadere nel più profondo abisso.

Black Mirror, perché guardarla

Lo scopo di Black Mirror è duplice. Da una parte vuole questionare e mettere in critica i problemi e le derive di un mondo contemporaneo sempre più soggetto all’utilizzo improprio della tecnologia. In che maniera i social distorcono il senso e la percezione dell’individuo, come i sistemi di controllo indirizzino e influenzino la vita quotidiana, come gli spazi virtuali si fanno incubatori di esperienze discutibili a metà tra finzione e realtà.

Dall’altra la serie pone anche in guardia, in alcuni episodi scendendo quasi nella distopia, sul come la tecnologia possa progredire ed evolvere nel futuro, quali svolte imboccare e sfuggire al controllo degli utilizzatori. Di fondo rimane, però, lo sguardo vigile sull’interazione tra l’uomo e lo strumento, sul come molti degli inquietanti e catastrofici esiti a cui vanno incontro i protagonisti di queste storie siano causa di una volontà umana, di una scelta indotta.

Nel tratteggiare queste riflessioni, i primi episodi di Black Mirror sono tanto lucidi quanto cinici. Racconti come quello di The National Anthem, la prima storia in assoluto affrontata dalla serie, sono ancora oggi scolpiti a fuoco nell’immaginario collettivo e rappresentano un piccolo cult televisivo. Nel corso degli anni l’opera di Brooker ha cercato di sfruttare sempre nuove soluzioni e di cercare di rinnovarsi, riuscendo però solo in parte nel proposito.

Perché non guardare Black Mirror

In particolare la sensazione è che con il passaggio distributivo da Channel 4 a Netflix si sia persa parte della brillantezza e del potenziale critico della serie. La terza e la quarta stagione sono quelle che hanno accumulato il maggior numero di episodi ciascuna, sei, restituendo però una qualità dei contenuti meno d’impatto, meno solida nel portare avanti la discussione su quello che siamo e facciamo e su quello che saremo e faremo. I racconti sembrano interfacciarsi con discorsi già affrontati ma mascherati sotto una nuova cornice espositiva, restituendo la sensazione di minore incisività, più votata all’attenzione per l’intrattenimento che allo scandagliare le storture tecnologiche.

Certo, alcune storie si elevanoc comunque rispetto alle altre. Ad esempio episodi come San Junipero e USS Callister sono stati molto acclamati da pubblico e critica, arrivando ad aggiudicarsi anche un Emmy Award a testa per il Miglior film televisivo. Anche il già citato Bandersnatch, che pure conta come episodio speciale, è stato in grado di generare attorno a sé una feconda discussione e ancor prima ad attirare una forte attenzione mediatica.

Black Mirror è comunque abbastanza varia da riuscire ad argomentare in maniera esaustiva il pensiero sulla quale è fondata. A volte non governa al meglio il suo ampio materiale, cannibalizzando le proprie riflessioni per portare a termine compiti più convenzionali da affiancare ai risultati più brillanti. Ma lo show ha al suo interno diverse perle da non perdere, che lo rendono una delle serie cult dell’ultimo decennio e con la quale è imprescindibile andare a confrontarsi se si è alla ricerca di un qualcosa che interroghi il futuro verso il quale stiamo andando.

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