Belen Rodriguez si racconta al magazine 7 (Corriere della Sera) in un’intervista a 360°. La conduttrice parla del periodo vissuto in Argentina con la sua famiglia e si sofferma su un aneddoto che ha cambiato la sua vita, tanto da far nascere in lei il desiderio di venire in Italia.
Belen Rodriguez: «Sono fuggita dall’Argentina per salvare la mia famiglia»
Nell’intervista Belen Rodriguez racconta del perchè ha voluto fortemente essere la conduttrice del programma di Italia 1 Le Iene: «Ho ossessionato Davide Parenti. Per dissuadermi, lui dice: “Se prendo te, il programma diventa un’altra cosa, tu sei una star “. Io rispondo: “Non sono una star, dico, tu devi incontrarmi, arrivo”. E sono andata. È il miglior programma della televisione italiana. Il più innovativo, il più coraggioso. Per un po’ ho anche provato la strategia dell’attesa: non ha funzionato. Non arrivava niente. Bisogna andare incontro alle cose».
Belen Rodriguez: i difficili anni in Argentina
«Quando Menem sale al potere vende le aziende statali agli americani, incluse le grandi aziende come la Pepsi Cola di cui mio nonno era vicedirettore, ebbene in quel momento l’Argentina cade in una profonda crisi economica. La gente ipoteca la casa, la macchina. Anche noi, da un giorno a un altro perdiamo la casa, senza poter prendere niente: divani, letti, piatti, asciugamani. Ancora so il numero di telefono a memoria. Ho chiamato, rispondevano i nuovi proprietari, e io riattaccavo. Quella casa significava anche mia nonna che intanto era morta. Comporre il vecchio numero era un tentativo di riportare il tempo indietro. Successivamente andiamo ad abitare in campagna, non lontano dalla favela, ricordo la casetta sull’albero costruita da mio padre» – Racconta la conduttrice riferendosi al periodo vissuto in Argentina.
Le regole ferree di casa Rodriguez
Una famiglia unita e molto religiosa quella della bella modella di origini argentine: «Mio padre frequentava la chiesa protestante, noi figli avevamo molti divieti, tra cui quello di vedere programmi televisivi con contenuto mondano e non religioso. Guardavamo “La casa nella prateria”. Io mi identificavo in Laura Ingalls, la figlia che lottava per la giustizia. A quindici anni muore il padre della mia migliore amica e io voglio andare al funerale, però la scuola me lo vieta. Al che fuggo e vado. Mio padre – sempre per le regole della chiesa protestante – non mi permetteva di andare a ballare, né di partecipare ai viaggi di scuola. Vietato mettere gonne corte, vietato ascoltare musica, tranne le canzoni religiose. Insomma, non potevo fare niente, a parte frequentare la chiesa e prendere parte alle iniziative religiose tipo le escursioni».
Belen Rodriguez: gli attimi di paura durante il sequestro
La paura per Belen a quei tempi era: «La vita quotidiana. Il fatto che la gente non avesse da mangiare. Saccheggiavano i supermercati, entravano nelle case, rubavano e uccidevano le famiglie. Un giorno arrivano da noi. In otto, armati e drogati di colla. Io ero in giardino, mi prendono per i capelli, mi trascinano dentro. Ci legano, pistole puntate alla testa. Rubano dalle tazzine di caffè alle forchette. Dalla televisione alle lenzuola. Vestiti, scarpe, mutande, il mio book fotografico da modella».
«Con lo stipendio del volantinaggio avevo comprato un paio di stivali a rate, il mio orgoglio. Così, mentre loro saccheggiano casa, io, con le mani legate, riesco a nasconderli nella fessura del divano letto. Poi mi chiamano in bagno. Da sola. Penso: se non mi uccidono tutto il resto va bene, il resto lo posso dimenticare. Vogliono sapere il numero del conto corrente di mio padre. Nient’altro. Dopo otto ore vanno via con tutte le nostre cose, ma ci lasciano vivi. Nonostante le difficoltà, che comunque erano di un Paese intero, io ho avuto un’infanzia meravigliosa» – Di questo aneddoto Belen ne parla raramente e aggiunge – «Non c’è niente da esibire».
L’arrivo in Italia di Belen Rodriguez
«In seguito decido di andarmene. Vengo in Italia con un contratto di modella. In argentina avevo posato in costume per un giornale, e quando la chiesa era venuta a saperlo, ci aveva scomunicato. Una Liberazione. Vedevo tanto fanatismo nei divieti e negli obblighi come quello di donare il dieci per cento dello stipendio, cosa che mio padre faceva».
La prima tappa di Belen in Italia è Riccione: «Eravamo in otto ragazze senza permesso di soggiorno, istruite su cosa dire in caso di fermo. I poliziotti ci fermano subito: “Motivo del viaggio?” domandano. ”Una festa”. Ci avevano detto di rispondere. Arriviamo a Riccione e scopriamo che il nostro lavoro non è di modelle bensì di ragazze immagine».
Del suo arrivo in tv, Belen Rodriguez dice: «Trovo l’indirizzo di un’agenzia di moda di Bologna dove vado di nascosto. Inizio a fare provini per la televisione. Coi primi guadagni compro la casa ai miei genitori. Una casa nel posto dei ricchi, con sicurezza h 24 e cancelli. Inizio a dormire la notte. La mia famiglia era al sicuro. Oggi che loro sono qui, in Italia, è come essere tornati indietro nel tempo. Domani mio padre arriva a Napoli per costruire una casa sull’albero a Santiago. Dice che per Santiago farà un’aggiunta di terrazzo, da cui io vedrò mio marito e i miei figli. Vedrò il tappeto elastico montato da Stefano insieme a suo padre».