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Beetlejuice – Spiritello porcello, la recensione (senza spoiler) dell’iconico film di Tim Burton

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Beetlejuice – Spiritello porcello è un film del 1988, il secondo lungometraggio diretto da Tim Burton. Con l’arrivo in sala del sequel, a distanza di 36 anni dal primo capitolo, Beetlejuice – Spiritello porcello torna in auge e si afferma come uno dei titoli di tendenza su Prime Video.

La trama ruota attorno ai coniugi Adam e Barbara Maitland, che, a seguito di un incidente, diventano fantasmi e continuano a dimorare nella loro casa. Tuttavia, dopo un certo periodo, poiché la loro abitazione risulta ormai vuota a seguito del loro decesso, viene venduta alla famiglia Deetz. I coniugi Maitland, infastiditi dai nuovi inquilini a causa della loro eccentricità, decidono di scacciarli e invocano Beetlejuice, un bio-esorcista invadente e scorretto che, attraverso una serie di scherzi inquietanti, ha il compito di spaventare e allontanare i membri della famiglia Deetz.

L’unica a riuscire a mettersi in contatto con i Maitland e con il problematico Beetlejuice è Lydia Deetz, la figlia adolescente degli attuali proprietari. Lydia si ritrova così a dover gestire il crescente caos tra vivi e morti, con conseguenze decisamente inaspettate.

Beetlejuice – Spiritello porcello, la recensione di un cult immortale

A distanza di molti anni, Beetlejuice – Spiritello porcello continua a essere uno dei film più amati di Tim Burton. Questo successo è dovuto non solo all’originalità della trama e all’iconicità della colonna sonora firmata da Danny Elfman, storico collaboratore di Burton, ma anche all’inclusione di brani memorabili come la famosissima “Day-O (The Banana Boat Song)”, utilizzata nella celebre scena della cena e ad un cast d’eccezione capace di calarsi completamente nei panni dei propri personaggi.

Michael Keaton, in particolare, interpreta con maestria Beetlejuice, un personaggio irriverente, scorretto e divertente che è diventato un cult nel corso degli anni. Grazie al suo talento e al suo look indimenticabile, il Beetlejuice di Keaton rimarrà un’icona anche per le nuove generazioni, soprattutto con l’aggiunta del sequel uscito recentemente.

Anche Winona Ryder nei panni di Lydia Deetz, contribuisce significativamente al successo del film. La sua interpretazione della protagonista, con il suo stile gotico e l’espressione imbronciata, è infatti diventata memorabile.

Il duo Keaton-Ryder, dunque, dimostra una complicità indiscutibile, riuscendo a intrattenere e coinvolgere il pubblico con il loro dinamico scambio di battute e il loro rapporto conflittuale.

Degna di menzione anche l’interpretazione di Catherine O’Hara nel ruolo di Delia Deetz, matrigna di Lydia.

Lo stile di Tim Burton

Beetlejuice – Spiritello porcello è il secondo lungometraggio di Tim Burton e rappresenta un’esplosione del suo stile cinematografico distintivo, caratterizzato da personaggi eccentrici e ai margini della società, una fotografia gotica e oscura, e trame cupe e cariche di mistero. Questi elementi contribuiscono infatti a rendere i suoi film unici e immediatamente riconoscibili.

Tra gli aspetti distintivi del suo stile c’è la volontà di dare voce a personaggi emarginati, tematica presente anche in questo film grazie al personaggio di Lydia Deetz, vista dai suoi familiari come un’adolescente problematica, ma che in realtà possiede una complessità emotiva più profonda e sfumata.

Ad arricchire ulteriormente l’estetica gotica e surreale della pellicola c’è l’uso di effetti speciali in stop-motion, pupazzi animati e set miniaturizzati, espedienti particolarmente amate da Burton, che riesce così a creare un perfetto equilibrio tra macabro e comico. Un approccio visivo che, unito all’umorismo irriverente di Beetlejuice, ha reso il film un cult senza tempo.

Il successo del film ha spinto Burton a realizzare un sequel dopo molti anni dall’uscita del primo capitolo che, sebbene non raggiunga gli stessi livelli del predecessore, è comunque capace di riportare in scena gli amati personaggi, infondendo alla pellicola una ventata di freschezza e novità.

Conclusioni

In conclusione, Beetlejuice – Spiritello porcello è un’esperienza visiva imperdibile, non solo per gli appassionati del regista, ma anche per chi ama storie dal fascino gotico e bizzarro.

Questo lungometraggio non rappresenta solo l’essenza del cinema burtoniano, ma è anche una pellicola dal divertimento contagioso. Grazie alle gag esilaranti, alle celebri canzoni che fanno venire voglia di ballare, e alla capacità di emozionare gli spettatori, Beetlejuice continua a incantare e intrattenere anche a distanza di anni.

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