Antidisturbios: Unità Antisommossa, la recensione (no spoiler) della serie su Disney+

Antidisturbios

Rodrigo Sorogoyen e Isabel Peña sono due tra i maggiori talenti del cinema spagnolo. Il primo è un regista dal talento sopraffino (suoi sono thriller tesi e nerissimi come Che dio ci perdoni e As Bestas), la seconda una raffinata sceneggiatrice che lo affianca da oramai un decennio in ogni sua opera. Antidisturbios: Unità Antisommossa è una delle loro creazioni più avvincenti. Un poliziesco cupo, reale e quindi sporco, che non perde mai un colpo. Una serie televisiva divisa in sei episodi pensati inizialmente per la piattaforma streaming di Movistar+, arrivati poi in Italia grazie a Disney+.

La trama di Antidisturbios

Sei agenti della polizia antisommossa spagnola eseguono un complicato sgombero nel centro di Madrid, a Lavapiés. A seguito di alcuni momenti concitati, il tutto si conclude con la morte di un immigrato africano. Una squadra degli Affari Interni, tra cui spicca Laia Urquijo (Vicky Luengo), cerca di indagare su quanto accaduto nella tragedia.

Di fronte all’accusa di omicidio colposo, i sei agenti cercano una via d’uscita da soli, che finisce per separarli, far allontanare le loro strade e complicare ulteriormente la loro situazione. Laia diventa ossessionata dal caso e finisce per scoprire che, dietro questo sfratto mal riuscito, c’è un affare di corruzione che scava ben più a fondo di quanto potesse immaginare.

Perché vedere Antidisturbios

Lo abbiamo già detto: Peña e Sorogoyen sono due fuoriclasse. Il thriller tra le loro mani diventa una bomba ad orologeria che ticchetta sotto al tavolo. Sai che c’è qualcosa che prima o poi esploderà, ma non sai quando questo accadrà. In Antidisturbios: Unità Antisommossa ogni singolo episodio, che portano i nomi dei sei agenti coinvolti nell’investigazione, è un ticchettio di quella bomba che prima o poi è destinata a deflagrare.

Il modo in cui lo fa, però, è forse la cosa che sorprende di più. E’ un lento discendere nei meandri delle tante piccole quotidianità di questi agenti che vivono ciò in cui si sono ritrovati come un’emanazione delle proprie crepe personali. Chi deve affrontare l’imminente arrivo di un figlio, chi deve combattere con una depressione latente. Il cerchio di questa storia si apre e si restringe sopra di loro: si apre quando allarga a comprendere una realtà di corruzione ben più ampia della scintilla che ha fatto scaturire il tutto; si stringe quando a fare i conti sono chiamati gli ultimi di una piramide che schiaccia a partire da molto in alto. A fare da punto di raccordo c’è Laia, che osserva da esterna e cerca di venire a capo di una storia più torbida di quello che sembra in apparenza. Forse, proprio per questo, rischia di caderci dentro anche lei.

Antidisturbios, perché non guardarla

Se siete in dubbio sul guardare o meno questa serie, spazzatelo subito via e datele una possibilità. Antidisturbios: Unità Antisommossa è una serie avvincente, con una gestione del ritmo fenomenale e un’abilità fuori dalla norma di fondere assieme giallo e dramma in un’unica e indissolubile catena. Questo lavoro è anche un piccolo compendio di come Sorogoyen e Peña intendenono il loro lavoro cinematografico e riassumono le lotte di potere, i rapporti di forza tra alto e basso e di come a pagare le conseguenze di un lungo e inesorabile processo di ingiustizie siano sempre e comunque gli ultimi della fila.

C’è anche una grande onestà nel riconoscere le tentazioni a cui talvolta si piega la morale, che non è sempre retta e granitica, ma anzi si fa materia fluida di fronte a storture che forse sono troppo potenti e sfuggenti da affrontare. Talvolta, insomma, vince il male, la risoluzione non c’è, il lieto fine è un qualcosa che lascia il posto a un’agrodolce conclusione  che sta bene solo a chi resta nell’ombra dietro la tenda. Una serie imperdibile.

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