Andrea Pisani dei PanPers, intervista esclusiva: fra Euphollia e Twitch, la creatività batte il lockdown

Andrea Pisani Panpers

Abbiamo intervistato in esclusiva Andrea Pisani dei PanPers, lo storico duo comico – con anche Luca Peracino – che speriamo di rivedere quanto prima anche sul palco di Colorado. Il motivo? Euphollia, ovvero il cortometraggio prodotto da 247Production e distribuito sulla piattaforma Youtube che sia i fan dei Panpers che tutti gli altri devono assolutamente vedere. Di che cosa si tratta? Lo abbiamo chiesto direttamente a lui. Possiamo solo anticipare che gli utenti vedranno un mix perfetto fra un horror e un dramma psicologico, o meglio seguiranno il protagonista alla ricerca spasmodica della felicità. Però nella vita nulla è gratis e ad ogni azione corrisponde una conseguenza… .
Ecco cosa ci ha raccontato sull’entusiasmante cortometraggio, ma anche sui progetti per sconfiggere il lockdown e rimanere in contatto con tutti i fan, ma anche per dar sfogo alla propria creatività e continuare a mettersi alla prova. I Panpers, infatti, dopo Youtube, Facebook e Instagram sono sbarcati anche su Twitch.

Andrea Pisani dei PanPers: Euphollia approda su Youtube

Come è nata l’idea di un vostro cortometraggio e cosa c’è dunque alla base di Euphollia

L’idea nasce da una amicizia che c’è con Gardaland. Io sono loro cliente da quando sono bambino. Con gli amici ci andavo e ci vado tutt’ora, anche se sono cresciuto, tutti gli anni. Da quando ho iniziato a fare questo lavoro, poi, ho oltretutto unito l’utile al dilettevole. Spesso mi chiamano per fare magari l’apertura o anche per qualche anteprima o per qualche evento particolare. Grazie a questo rapporto stretto con Gardaland questa  estate, proprio durante l’apertura, il direttore marketing mi ha chiesto: “Quando girate qualcosa qui da noi? sottolineandomi che avrebbero potuto metterci a disposizione il parco e tutto quello che volevamo. Sentita la proposta ci siamo detti che non potevamo lasciarla cadere nel vuoto. Avevamo a disposizione una delle location più belle, se non ne approfittiamo eravamo davvero pazzi.

Sì, era una occasione da sfruttare al meglio … 

Con Luca abbiamo dunque cercato di immaginare una storia adatta alla location. Ci piaceva l’idea di farla un po’ horror, anche se non è quell’horror che spaventa o terrorizza lo spettatore. E’ più, il nostro, un horror, che ha quell’inquietudine di fondo.
Abbiamo dunque scritto questa storia da girare in coda alla stagione estiva e da pubblicare ad Halloween perché il periodo dell’anno ci sembrava perfetto.
Procedendo nella fase creativa abbiamo pensato di scrivere un cortometraggio sulla ricerca della felicità. Si tratta di un tema abbastanza delicato che abbiamo cercato di trattare senza retorica e senza giudizio, ma con una osservazione lucida del mondo attuale.

Proprio sul mondo attuale porrei grande attenzione. Per farlo, infatti, siamo stati obbligati a girarlo in un periodo figlio dei nostri giorni e delle varie norme per contrastare la pandemia. Non potendo pensare di poter chiudere il parco e chiamare, poi, 10 mila comparse per girare il cortometraggio, abbiamo cercato di includere il fatto che le persone presenti dovessero portare la mascherina nel racconto facendo diventare questo oggetto uno dei meccanismi che avrebbero dato vita al nostro drama. La mascherina è diventata parte integrante della storia e abbiamo reso così tutto più contestuale.

Freschi inoltre del successo del caso mediatico che è stato The Social Dilemma, che ha fatto luce su una cosa che sappiamo tutti, ma che nessuno aveva mai reso pubblico, abbiamo unito un po’ tutti i tasselli.

Quindi riassumendo, norme restrittive per contrastare la pandemia e controllo delle persone con privacy inesistente. Da qui è nato tutto. Ci siamo inventati che per colpa delle mascherine Gardaland non riusciva più a capire quando un bambino fosse felice e per questo motivo inventava un aggeggio tecnologico molto importante. Abbiamo scelto il monocolo perché ci piaceva dare una idea di retrò modernizzato ad una tecnologia particolare su cui ruotava intorno la nostra storia. Con il monocolo i controllori della felicità del parco possono controllare il grado di felicità della gente presente. I controllori, visualizzando la percentuale di felicità di ciascun astante, vedono quelli che sono sotto una certa soglia e hanno il dovere di portarli oltre, in modo che nessuno esca scontento dal parco divertimenti. Penso sia molto bello il concetto riguardante il fatto che nessuno deve uscire triste da lì. 

Queste sono dunque le premesse? 

Si, riassumendo possiamo dire che abbiamo creato un presente alternativo a ciò che stiamo vivendo con un focus sul supporto tecnologico per il controllo degli individui. Sottolineo l’aspetto tecnologico perché volevamo infatti dare questa nota un po’ alla Black Mirror con la tecnologia che sviscera dinamiche sociali.

La ricorrenza di Halloween ci è poi servire per creare l’imprevisto e rompere gli equilibri. In quell’occasione special  il direttore del parco, oltre a rendere felici tutti, avrebbe voluto anche spaventare un po’ i suoi clienti. I controllori dunque avrebbero dovuto controllare non solo il grado di felicità, ma anche la soglia di paura che non doveva superare il 25%, giusto per regalare a tutti un po’ di adrenalina, ma nulla di più. 

Ciò scatena Matteo, il protagonista. Lui, dipendente che dall’inizio vediamo un po’ stufo perché rendere felici le persone gli sta mettendo tristezza, inizia a divertirsi nel spaventare le persone. Matteo vive appieno il conflitto di molti comici che si mettono al servizio della felicità degli altri non sempre, però, raggiungendo la propria. Questa sua condizione psicologica particolare lo porta a trovare felicità e a vincere la noia nel tentare di scoprire come portare al 100% di paura coloro che popolano il pardo divertimenti. Così facendo, però, Matteo inizia a fare anche cose brutte, cose gravi. Un esempio? Elude alla vista di una mamma il povero figlio che si era nascosto in un finto cimitero del parco. 

Matteo da il via ad una ricerca della sua felicità a scapito degli altri. Siccome non riesce mai ad accontentarsi Matteo alza sempre il suo limite e sceglie dunque una vittima, una ragazza già spaventata perché aveva fatto le montagne russe con gli amici, per terrorizzarla in pieno. 

Quale è il messaggio del vostro cortometraggio? 

Nulla è gratis nella vita e tutto ciò che fai ha le sue conseguenze. Questo è quello che abbiamo voluto dire con questo corto che si chiama Euphollia. D’altronde il titolo non è altro che la crasi tra le parole: euforia e follia

Quanto tempo ci avete messo per realizzarlo?

Siamo stati degli eroi perché non essendo una operazione commerciale – non è stato né sponsorizzato da Gardaland né abbiamo avuto sponsor –  l’abbiamo dovuto girare con il massimo delle forze e il minimo delle spese. Un cortometraggio del genere, dal punto di vista produttivo, essendo abbastanza ambizioso, necessita di 5 o 6 giorni di girato e non poche spese di produzione. Noi, volendo proporre ai nostri fan sul canale Youtube qualcosa di veramente bello, ma dovendo accorciare tempi e costi, abbiamo fatto dei grandi sforzi e lo abbiamo girato in due giorni e mezzo nell’ultimo weekend  in cui Gardaland era aperto perché poi con l’ultimo DPCM hanno chiuso quello.

L’abbiamo realizzato di venerdì, domenica e la mattina del sabato perché poi sabato pomeriggio dovevamo avevamo un altro spettacolo. In due giorni e mezzo dunque lo abbiamo girato e poi in una settimana poco più lo abbiamo montato. Ci sono effetti speciali che devono rendere credibile la tecnologia che abbiamo raccontato e per questo hanno richiesto un lavoro di post produzione importante. 

Influenze e citazioni: quante e quali?

Leggendo su internet ho visto che alcuni utenti hanno riconosciuto nel vostro cortometraggio alcune citazioni importanti.  Si passa dal “Grande Fratello” di Orwell e al discorso riguardante le particolari riprese in The Blair Witch Project. Quante citazioni consapevoli avete inserito? Ci sono state citazioni che avete davvero voluto inserire e altre, come quelle segnalate dagli utenti, che sono state inconsapevoli? 

Io penso che le citazioni siano consapevoli anche se inconsapevoli. Siamo stati tutti spettatori delle cose in cui uno ci vede una citazione. Ad esempio Orwell lo abbiamo letto, ma non abbiamo deciso di fare una determinata cosa citando Orwell volutamente. Sicuramente siamo stati nutriti da quel contenuto e avendocelo dentro di noi lo abbiamo utilizzato o meglio lo abbiamo lasciato uscire durante la fase creativa. Alcune citazioni non sono volute, ma sono comunque spontanee.

Fra le citazioni consapevoli, quelle volute e cercate, – ovviamente con i guanti e grandissimo rispetto – c’è sicuramente quella a Black Mirror. Dalla serie abbiamo voluto ‘prendere’ il fatto che ci fosse una tecnologia possibile, ma non reale in grado di agire su dinamiche sociali. Oltre a ciò abbiamo voluto riprendere anche quella sensazione di inquietudine nel finale. Le puntate della serie, infatti, finiscono sempre con quel qualcosa che lascia il telespettatore inquieto. Un esempio?  Penso a quello che viene lasciato nello spazio per l’eternità.

Eravamo oltretutto freschi di Joker per cui non possiamo non ammettere che la faccia dipinta venga da lì. Lui è un pagliaccio, il nostro protagonista si trucca da Smile, una emoticon. Entrambe sono maschere che dovrebbero significare la felicità e dietro nascondono conflitti interiori. La scena dove lui si trucca è oltretutto liberamente ispirata a…

Andrea Pisani, PanPers: fra felicità e futuro

Cosa sei disposto a fare per la ricerca della felicità?

Io sono un caso abbastanza diverso da quello che si vede in giro. Ormai lavoro nel mondo dello spettacolo da 10 anni e ne ho viste di tanti, anzi di tutti i tipi. Ho conosciuto persone grandissime che non erano felici. La buon vecchia frase che bisogna accontentarsi di quello che si ha, anche se accontentarsi è un termine sbagliato perché ha una accezione negativa, è invece una buona filosofia di vita. Mi spiego meglio. Bisogna far caso alle cose belle che si hanno, ai traguardi raggiunti. Bisogna valorizzare ciò che ci circonda.

Da quando faccio questo lavoro, che è sempre stato il mio sogno fin da quando ero bambino alle elementari, io mi considero felice. Non posso considerare altro. Nonostante la carriera sia qualcosa da coltivare e far evolvere -non bisogna mai sedersi, bisogna sempre avere nuove idee – lo stato d’animo deve essere sempre felice per quanto sei riuscito a ottenere.  Quando mi sveglio e non ho un dovere, ma solo un piacere, per me è tutto più bello. Dalla soddisfazione del lavoro arriva poi anche tutto il resto.

Non è un dunque un accontentarsi, è una consapevolezza, un far caso alle cose belle che sono accadute senza dimenticare a tutto ciò che è stato.

Come è cambiato il vostro modo di lavorare a causa del Covid -19? Come avete affrontato il fatto che abbiano chiuso cinema e teatri tanto da farvi rimandare nuovamente la tournée? Come avete pensato di rimanere in contatto con il vostro pubblico? questi mesi in cui teatri e cinema sono chiusi?

Avevamo la tornèe che era una cosa a cui tenevamo molto. Avevamo fatto 3 date demo nel 2019 ed erano andate molto bene. Avevamo dunque deciso di fare la tournèe nel 2020 dicendoci che sarebbe stato l’anno giusto … . E’ stato tutto rimandato a questo autunno, poi, è stato tutto rimandato alla prossima Primavera. Secondo me non riusciremo a farlo nemmeno in Primavera perché non la vedo molto rosea la situazione. A meno che qualcuno non si prenda davvero a cuore il settore dello spettacolo visto che è completamente ignorato,  – nonostante le proteste, le firme, le petizioni -, temo che per questo settore sarà durissima poter davvero ripartire. 

Capisco che l’intrattenimento non sia un problema primario, ma il cibo delle persone che vi lavorano lo è. Spero che qualcuno davvero possa pensare seriamente anche a tutti coloro che lavorano nel mondo dello spettacolo sia sul palco che dietro. Ci sono moltissime persone che stanno rinunciando a tutto e si stanno rovinando la vita perché non possono lavorare. 

Polemica a parte diciamo che con la tournèe rimandata in primavera, i film che si stano girando con il contagocce perché le restrizioni complicano molto le produzioni e le dinamiche interpersonali, con tutto fermo, noi abbiamo deciso di ritagliarci ulteriore spazio sui social.  Qui possiamo oltretutto creare contenuti sempre nuovi senza dipendere da nessuno.

Abbiamo aperto un canale Twitch dove facciamo le dirette. Al momenti ci stiamo dedicando a quello perché ci piace. E’ un social molto spontaneo dove bisogna essere se stessi. Stiamo cercando di ripartire da zero da qui e siamo ritornati così agli inizi. E’ una nuova sfida ed è l ‘unica che possiamo fare in questo periodo. Ci stiamo mettendo anima e corpo. 

Ai tempi del primo lockdown siamo stati molto prolifici, abbiamo realizzato tanto, tanti video tutti declinati sulla pandemia e sono andati molto bene sui social. Adesso, con il secondo, l’idea di rimetterci a fare video come a Marzo – Aprile sviscerando tutte le dinamiche, ci ha fatto pensare: No, la stessa cosa di nuovo NO!”.

Per chi fa il nostro lavoro aprire un altro social è davvero impegnativo. Ogni social è un mondo a parte. Su Facebook, Youtube e Instagram abbiamo raggiunto risultati soddisfacenti ovvero tantissimi fan. Aprire un altro social vuol dire rimettersi in giorno da capo e costruire un’altra impresa dove vedi i numeri crescere piano, piano, dove fai le dirette e al massimo ti ritrovi con 70 persone anche se sugli altri canali ne hai 1 milione. 

Colorado: arrivederci nel 2021

Perfino la televisione è ferma, o quasi. Da quello che sappiamo Colorado doveva partire i primi di Aprile 2020. Ci sono news in merito? 

Noi avevamo già registrato la prima puntata. Doveva andare in onda, ma bloccando tutta la produzione non siamo riusciti a registrare altro e non poteva andare in onda soltanto la prima puntata del programma. E’ stato bloccato tutto. Mediaset e Italia 1 non stanno passando un super periodo quindi anche loro hanno dovuto ridimensionare i progetti. Colorado è destinato per il 2021, ma quando hanno stoppato la produzione non è stata una pausa, è stato proprio uno stop completo. Hanno dismesso lo studio e tutto il resto. Al momento non vediamo nulla nell’imminente.

C’è comunque la Colorado che si sta interessando e attrezzando per rifare la trasmissione nel prossimo anno. Sarà come affrontare una edizione nuova. Si rivedrà e rivaluterà tutto.

In fin dei conti un programma comico come Colorado, che vive del pubblico e delle risate, farlo con lo studio vuoto, sarebbe stato troppo triste. Certe cose è meglio non farle piuttosto che farle male, brutte o tristi. Ci sono, infatti, certi tipi di lavori che non esistono senza il pubblico

Ci sono progetti su cui comunque tenterete di concentrarvi in questo periodo? 

Realizzare questo cortometraggio è stato un punto di arrivo. Non avevamo mai fatto una cosa del genere. Mi sono affacciato al mondo della regia, senza saper nulla di regia e devo dire che mi è piaciuto molto. Anzi, mi è piaciuto talmente tanto che non vorrei abbandonare questo aspetto. In questo momento sto studiando e continuerò a studiare ciò che mi ha affascinato anche perché vorrei essere un po’ più cosciente.

Panpers in tv: programmi di cucina o Sanremo?

Se Antonella Clerici venisse da voi a chiedere una collaborazione per il suo programma del mezzogiorno dopo aver visto il video sulla ricetta del Mojito su Facebook vi piacerebbe buttarvi in una esperienza del genere? 

Quel video del Mojito è il terzo di un format che abbiamo chiamato “Cucina tv contro cucina casa”. Devo dire che da sempre siamo spettatori di quei programmi che ti fanno le ricette in diretta, ma seguirli live è impossibile. Per questo è nata quell’idea che poi abbiamo sviluppato sui social e che oltre al Mojito comprendeva anche il panettone e altro.

A mio avviso lo spirito e la comicità stanno bene in tutti i programmi tranne che nei tg. A noi piacerebbe molto avere uno spazio comico anche in un programma di cucina. Oltretutto la cucina è parte di questo Paese e nessuno ne ha una declinazione comica. 

Vi vedremmo bene anche a Sanremo. I vostri video con le parodie di alcune canzoni hanno fatto il boom sui social. Giusto per citarne uno c’è la celebre parodia della canzone Sofia. Sarebbe bello vedervi coinvolti nel Prima o Dopo Festival, ma anche vederci comparire proprio sul palco. Con parodie dedicate alle canzoni degli anni passati. 

Partecipare a Sanremo sarebbe una consacrazione bellissima. Direi delle falsità se non ammettessi che non mi piacerebbe salire sul palco dell’Ariston.

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