Andrea Dianetti a Teatro con “Non ci pensare”: “Vorrei che il pubblico desse il giusto valore alle ansie. Io a Sanremo? Beh il Prima Festival mi piacerebbe molto”

andrea dianetti

Dopo il successo in televisione, al cinema e sul web, Andrea Dianetti, sale sul palco con il monologo comico Non ci pensare. Lo spettacolo debutterà il 18 novembre alla Sala Umberto di Roma, aprendo una tournée che toccherà le principali città italiane. Scritto da Andrea Dianetti e prodotto da Paolo Ruffini con la sua Vera Produzione, “Non ci pensare” è un viaggio travolgente attraverso le ansie di tutti i giorni, raccontate con lo stile brillante e autoironico di Dianetti. Tra gag irresistibili e momenti di autentica riflessione, lo show promette al pubblico di ridere e, allo stesso tempo, gli offre una prospettiva diversa per affrontare la quotidianità. 

Noi di SuperGuidaTv abbiamo intervistato Andrea Dianetti e con lui oltre che dello spettacolo abbiamo parlato dei suoi esordi ad “Amici di Maria De Filippi” dei suoi ruoli in fiction, teatro e al cinema, sia come attore che come regista e autore, della sua partecipazione a “Tale e Quale Show” della conduzione dello “Zecchino d’oro” di “GF Party” su Mediaset Infinity e della conduzione dell’edizione 2024 di Miss Italia.

Andrea Dianetti: intervista

Andrea, come nasce l’idea di “Non ci pensare”? Cosa ti ha spinto a trasformare le ansie quotidiane in uno spettacolo teatrale?

“Sicuramente quello che mi ha spinto è l’ansia. Mi sono accorto che in molte cose della mia vita, della nostra vita, l’ansia la faceva da padrona e quindi mi sono detto: ‘ma sai che c’è? Facciamone uno spettacolo, così ci scherziamo sopra’. Lì è partito il campanello”.

Nel monologo tratti ansie comuni e personali: c’è qualche episodio della tua vita che ha ispirato particolarmente uno dei momenti dello show?

“La paura di prendere l’aereo, che a volte per me è veramente invalidante. Lo prendo comunque l’aereo perché accade che sono obbligato se non voglio passare la vita in 60 chilometri quadrati. Poi c’è anche l’ansia della pressione sociale, di dover sentirsi sempre in una certa maniera e di dover soddisfare le esigenze altrui. Esigenze che poi gli altri non hanno, e noi pensiamo di dover soddisfare qualcosa che nessuno in realtà ci ha chiesto”.

Quale messaggio desideri trasmettere? E quali ansie affronti nel monologo e che senti vicine a te come artista?

“Mettendo in mostra tutte le mie ansie sul palco, vorrei che il pubblico riuscisse a rendere le proprie meno forti, le esorcizzasse, le indebolisca. Di conseguenza usare la parola ‘non ci pensare’ che non vuol dire non prendere le cose sul serio, ma semplicemente dargli il giusto valore”.

Com’è stato lavorare con Paolo Ruffini e cosa ha aggiunto lui come produttore allo spettacolo?

“Con Paolo siamo amici dal lontano 2008, feci uno spettacolo a Livorno dove ero vestito da Maurizio Costanzo e lo feci salire sul palco per fare una sorta di finto Maurizio Costanzo Show. Lui ha questa capacità di far uscire delle idee dal nulla, magari sul cose che tu le hai davanti tutto il tempo e le hai completamente ignorate. Lui anche uno sgabello potrebbe farlo diventare la rampa di lancio di un missile”.

Con “Non ci pensare” ti appresti a girare l’Italia. C’è una città in cui senti particolarmente il calore del pubblico o che non vedi l’ora di visitare? Ci ricordi le date e le città?

“Beh, sicuramente Roma perché sono a casa, mi ha dato anche una grande soddisfazione perché si dice nessuno è profeta in casa. È andato sold-out in 24 ore. Però, sono molto curioso di andare in alcuni posti che da tanto tempo supportano la mia carriera. La percorreremo un po’ tutta partendo da Nord dopo Roma, e andremo poi in altre regioni. Il tour teatrale partirà il 18 novembre dalla Sala Umberto di Roma e proseguirà in altre città italiane tra cui Milano (Teatro Martinitt 04/12), Genova (Teatro StradaNuova 06/12), Firenze (Teatro Puccini 11/01), il 13 gennaio nuovamente a Roma, poi Torino (Teatro Gioiello 29/01) e Bologna (Teatro Dehon 04/02)”. 

La tua carriera spazia tra televisione, cinema, teatro e anche conduzione. Come riesci a bilanciare questi diversi mondi? C’è un ruolo in cui ti senti più a tuo agio?

“In realtà non è un discorso di bilanciare, questa è una cosa un po’ italiana quella di pensare che se uno fa una cosa non può fare un’altra cosa. Da noi c’è un po’ questo modo di dire che se fai tutto non fai niente. In altri paesi è normale che trovi un artista che fa un film e poi una canzone. La conduzione è un ruolo che mi dà molta soddisfazione, mi piacerebbe cimentarmi in un programma che mi desse la possibilità di fare sia il conduttore che l’intrattenitore, un po’ come Bonolis, lui col pubblico ci gioca, quello mi piace molto”.

Quindi che tipo di programma ti piacerebbe condurre?

“Un programma anche un po’ come quelli che ha fatto Fiorello, dove il conduttore è anche un po’ intrattenitore: ecco uno Ciao Darwin sarebbe fighissimo”.

Guardando indietro ai tuoi inizi, dal tuo esordio in “Amici” a oggi, quali sono stati i momenti o le collaborazioni più significative per la tua crescita artistica?

“Amici è stato sicuramente un grande trampolino di lancio. Mi ha catapultato ad un pubblico di milioni di telespettatori, perché all’epoca veramente i telespettatori erano pari a quelli che guardano il Festival di Sanremo. Mi ha portato in una realtà estrema e la difficoltà era poi tornare ad una realtà che era quella quotidiana, più umile”.

Nel 2022 hai partecipato a Tale e Quale Show. Come descriveresti quell’esperienza e cosa ha significato per te?

“Tale e Quale è stato un po’ come tornare ad Amici, un rimettersi in gioco, alla prova con qualcosa che forse non era proprio nelle tue corde. È stato un po’ come tornare a quella gioventù in cui poteva succedere qualsiasi cosa. Carlo Conti, a cui devo tantissimo per avermi scelto anche per fare lo Zecchino d’oro, è una persona che in sordina tiene tutto sott’occhio. Non gli sfugge niente, però mai in maniera invadente. Lui ti lascia il tuo spazio, la tua libertà di esprimerti, e di essere te stesso. Ti fa sentire comunque appoggiato”.

Carlo Conti ti ha voluto Tale e Quale, ti ha voluto allo Zecchino d’oro, se dovesse chiamarti per il festival di Sanremo, quale ruolo ti piacerebbe?

“Carlo, senza che ti senti obbligato, mi rendo conto che Sanremo è una macchina talmente grande che non si possono prendere decisioni solo di pancia o di cuore. Un ruolo? Beh sarebbe bellissimo il Prima Festival, anche se mi rendo conto che ci sono tantissimi meccanismi”.

Qual è stata l’imitazione più difficile da portare sul palco? E C’è un personaggio che non hai avuto l’opportunità di imitare e che avresti voluto interpretare?

“Sicuramente la più difficile per tante cose, tecnicamente parlando, è stata quella dei Måneskin. Alcuni amici cantanti mi hanno detto ‘come hai fatto quella sera’. Mi ha dato soddisfazione fare Gianna Nannini mentre mi sarebbe piaciuto fare Massimo Ranieri”.

Progetti futuri?

“Mi concentro su questo spettacolo, ho da poco condotto Miss Italia. Beh, ce ne manca uno Carlo Conti (ride ndr). Ho diversi progetti in ballo, ma adesso mi concentro sullo spettacolo”.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here