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Andrea Dellapiana, direttore artistico di Artico Festival: “Quattro giorni di spettacoli comici e musica. Un Festival green, con un’attenzione alle associazioni di diritti civili”

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Tutto pronto per l’ottava edizione dell’ARTICO FESTIVAL. L’evento, che si svolgerà dal 26 al 29 giugno 2024 al Parco della Zizzola di Bra (Cuneo), vedrà la presenza di performance musicali e spettacoli comici. Ma non solo, si tratta infatti di un’esperienza da vivere a 360 gradi come ci ha rivelato il direttore artistico Andrea Dellapiana. Vediamo insieme il programma e le novità di questa edizione.

Intervista ad Andrea Dellapiana, Direttore artistico di Artico Festival

Lei è il direttore artistico dell’Artico Festival. Che Festival sarà?

Sarà l’ottava edizione del Festival che nasce dall’associazione Culturale Switch On, un’associazione nata nel 2011. Torneremo al Parco della Zizzola, una location estiva, la più bella che c’è tra le manifestazioni a Bra, e ripeteremo e confermeremo il binomio stand e musica. Avremo quattro serate: due dedicate alla stand-up, due alla musica. Ci saranno Lucio Corsi, Vasco Brondi, Ditonellapiaga, Thru Collected, Giorgia Fumo, Sandro Cappai, solo per citarne alcuni. Un’edizione di cui sono molto fiero sia per la line-up, su cui abbiamo lavorato molto, sia per tutto quello che c’è intorno: dall’inclusività di altre associazione che abbiamo invitato ad un Festival green.

Il tema quest’anno è ‘milioni di scintille’. Cosa vuol dire e come pensa di metterlo in atto?

Milioni di scintille perché volevamo usare la metafora della scintilla un po’ come simbolo della luce, di diversi tipi di luce. Quella delle stelle, siamo un Festival estivo e se tutto va bene e non pioverà ci saranno le stelle sulla collina Della Zizzola, poi le luci che illuminano il palco. Ma la scintilla è anche quello che vorrei succedesse ad Artico, cioè l’inizio di una nuova passione, un amore verso un artista che non si conosceva prima o che vedendo live si riesce a capire meglio. O anche la conoscenza di nuove persone che si incontrano al Festival. Un po’ la metafora della speranza verso un futuro e qualcosa che deve ancora succedere, un qualcosa che sarà illuminato dall’arte e dalla musica.

Si è scelto, accanto alla musica, di posizionare banchetti informativi di diverse realtà attive sul territorio, dalla dipendenza alla violenza di genere, al supporto sociale e quello psicologico. Come mai?

Siamo un Festival di provincia e quindi in quanto tale abbiamo sempre avuto in noi il modus operandi della collaborazione e del fare rete. Ci è sempre piaciuto, ed è sempre stato naturale per noi, coinvolgere altre realtà, che siano associazioni che organizzano altri Festival (cosa che già facciamo), o associazioni che si occupano di diritti civili. In quanto direttore artistico vogliamo che Artico non sia solo una mera rassegna strizza soldi che mette il pubblico sotto un capannone chiedendo 8 euro per una birra annacquata e poi finito il concerto i body gard ti buttano fuori e vai a casa. Questa è l’esperienza più brutta della musica dal vivo e purtroppo, andando a tanti concerti, lo vivo spesso.

Per me è l’esattamente l’opposto di quello che dovrebbe essere. Vorrei che Artico fosse un’esperienza completa, più ricca del solo concerto e ci teniamo tanto a quello che si può chiamare allestimento, dalla scelta delle birre al cibo tutto di qualità, ai vari banchetti, alla location suggestiva dato che sei immerso nel verde. Vogliamo che Artico rimanga nei cuori delle persone anche al di là del concerto e dello spettacolo. L’obiettivo sarebbe creare un rapporto con pubblico che permetta al pubblico di dire: ‘Artico è bello, l’anno prossimo ci vado. Magari non conosco i nomi ma li conosco lì’.

Ci racconti il programma dell’Artico Festival 2024 e chi troveremo.

Il 26 giugno iniziamo con Giorgia Fumo mentre il 27 con Sandro Cappai. Le prime due serate quindi sono dedicate allo stand-up comedy. Mi permetto di citare anche le aperture che apriranno gli spettacoli che sono Caterina Guarini il 26 giugno e Alessandro Cerato il 27 giugno. E da venerdì 28 giugno passiamo alla musica, il core business di Artico Festival, Lucio Corsi e Vasco Brondi, due degli esponenti del nuovo cantautorato più interessanti secondo me in Italia. Date uniche in Piemonte e sono molto contento dell’accoppiata perché è rara da vedere, con un pubblico già notevole, magari uno mette un’apertura un po’ più economica mentre siamo andati all-in quella serata lì. In apertura sul Golden Stage ci sarà Gaia Morelli che è una cantautrice torinese bravissima che ha appena pubblicato il suo primo disco.

Sabato 29 giugno finiamo il Festival e abbiamo Thru Collected, Ditonellapiega e il dj set di Napoli Segreta. La serata del sabato è dedicata all’urban, al pop, al nuovo pop. I Thru Collected sono un collettivo campano, sono molto giovani e sono in sei. Riescono a fare un’unione di stili rarissimi in Italia che va a prendere sia i giovanissimi nella pancia che i meno giovani nella testa. Non a caso il loro disco è stato eletto disco dell’anno da Rockit. Ditonellapiega anche ha pubblicato da poco l’album ‘Flash’, conosciuta dal grande pubblico per Chimica a Sanremo 2022. E poi sono molto contento che finiamo il nostro Festival con Napoli Segreta che è questo duo di dj napoletani che fanno parte di Napoli esportata che è irresistibile. E anche loro, tutti e tre, sono uniche date in Piemonte.

Quali sono le novità di questa edizione del Festival?

È il primo anno in cui il Festival è totalmente Green. Non abbiamo plastica, cioè i bicchieri sono in plastica riciclabile e riutilizzabile ma non li abbiamo stampati noi. Gli abbiamo chiesti a Festival amici, tornando al tema della collaborazione. Ci piace collaborare e invece di stampare altri 3 mila bicchieri che non verranno mai riciclati, abbiamo chiesto dei bicchieri già pronti ad altri Festival. Oppure avremo l’acqua gratis ma non in bottiglia e un occhio al pubblico vegetariano-vegano. Sono molto contento che ci sarà anche un piccolo sportello per il benessere psicologico e in un festival musicale non l’ho mai visto. È una cosa che mi avrebbe fatto piacere vedere.

Parlando di lei e della sua carriera, come ha scelto di diventare direttore artistico?

Non l’ho scelto, mi è un po’ capitato. Ho sempre ascoltato molta musica, ho sempre visto molti concerti ed essendo io del Leone sono un grande snob e faccio capire a tutti che io di musica ne so, anche involontariamente. Non sono uno dei fondatori dell’associazione che ha creato il Festival, sono entrato due tre anni dopo che l’hanno fondata. Mi hanno chiamato perché vedeva in me una persona con la quale fidarsi musicalmente. Ho sempre organizzato concerti e mi piace farlo anche al di là di Artico. Con la mia etichetta, sono sette anni che organizzo house concert. Vivo in campagna, e mi piace organizzare concerti con artisti molto più piccoli di Artico. Non riesco a pensare alla mia vita senza organizzare concerti.

Cosa fa nello specifico un direttore artistico durante un Festival?

È colui che si occupa di scegliere gli artisti e di dare anche una direzione, una linea. Il suo compito è creare negli anni un’identità del Festival attraverso le scelte musicale che fa. Nel concreto manda email, ha contatti con le agenzie di booking che hanno gli artisti, incastra i programmi, il cache, si occupa del soundcheck. Io sono anche direttore di produzione del Festival e l’artista si interfaccia solo con me dall’inizio quando arriva fino a quando va via dopo il concerto.

Come è nata la tua passione per la musica?

In casa i miei ascoltano musica, non sono dei grandissimi appassionati però da piccolo mi ricordo che c’erano dei dischi. Mi ha aiutato essere del ’90 e vivere in campagna perché non avevo internet, non avevo il wi-fi fino a 18 anni, una cosa che sembra del paleolitico adesso. Ma non avere internet mi ha obbligato a comprare i dischi e ogni sabato mi compravo un cd. E lo ascoltavo perché lo avevo pagato e avevo solo quello. Ciò mi ha dato la dedizione all’ascolto e mi ha portato ad appassionarmi agli artisti in modo totalizzante.

Progetti futuri?

Ci avviciniamo, tra due anni, alla decima edizione di Artico Festival. Il mio sogno è renderlo di respiro internazionale, mi piacerebbe portare non solo artisti italiani. Sono una persona che ascolta una stragrande maggioranza di musica anglofona. Ho dei sogni nel cassetto e spero di realizzarli.

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