Si spengono i rumori, si spegne anche l’insegna di quell’ultimo Sanremo. E stavolta c’è malinconia, c’è tristezza, c’è incertezza, c’è l’ignoto: e ora che sarà? In 5 anni abbiamo tutti imparato e reimparato ad amare Sanremo, perché Sanremo si ama. Ama. Già, Ama. Se quest’onda emotiva si è alzata è stato grazie soprattutto a un uomo, un grande uomo: Amadeus. Il merito è suo, via i convenevoli troppo spesso stucchevoli e diciamo le cose come stanno.
Amadeus: esisterà sempre un Sanremo pre e post Ama
Esiste un Sanremo pre Amadeus e uno post Amadeus e la conseguenza è già ovvia. Ma come ha fatto? Come ci è riuscito? Capacità? Esperienza? Furbizia? Intelligenza? Sì, ma soprattutto una cosa: Amadeus è una brava persona, e onestamente noi quando affidiamo qualcosa di caro a una brava persona sappiamo che la tratterà bene. Amadeus ha fatto di più: questa cosa cara l’ha ripulita, lucidata, alleggerita impreziosendola e ce l’ha restituita più bella che mai.
Amadeus non ha fatto il direttore artistico, ha fatto il papà. Ha mostrato amore paterno verso il Festival, lo ha protetto dalle polemiche facendo scudo mentre lo abbracciava di spalle, ha affrontato sempre tutto col sorriso anche quando i colpi si facevano più insistenti, quando sembravano insostenibili.
È stato il papà degli artisti, li ha accompagnati tenendoli per mano, li ha difesi, ha dato loro consigli, li ha messi di fronte al loro talento facendoglielo scoprire sul serio, li ha fatti volare e raccolti al nido se le loro ali non erano abbastanza grandi per andare già lontano. Amadeus è stato un uomo di famiglia più che di spettacolo, ha applicato il buon senso e l’ironia, la generosità e la semplicità. Un anno fa proprio noi avevamo scritto che Amadeus ha il merito di aver allentato il nodo della cravatta al Festival. Lo ribadiamo con maggior convinzione.
Le formule, gli schemi, la retorica, gli usi pomposi, le giacche rigide, gli sguardi tesi e l’ostentazione di serietà: via tutto. Sanremo non è più il tempio di una volta, Sanremo è una festa, una magnifica festa che fa cantare e ballare, che invita tutti e alla quale ora partecipa anche il pubblico più giovane. Non sono solo gli ascolti record a comunicarlo, è il trasporto emotivo che c’è, è la voglia dell’attesa, è lo stare svegli fino a tardi perché ne vale la pena, perché non ci si vuole perdere nulla, perché Sanremo è una piazza grande nella quale ci ritroviamo tutti come se soffrissimo di FOMO (fear of missing out).
E improvvisamente, in questi 5 anni, sono diventati fuori moda anche gli snob che si vantano nel dire “Io Sanremo non lo guardo”. A’ busciardi! Scusate il francesismo. Ecco, Amadeus è stato un meraviglioso spartiacque che ha riavvicinato Sanremo alla gente e la gente a Sanremo, perché la musica è di tutti, ma proprio tutti.
Certo che lo rimpiangeremo, forse abbiamo già cominciato a farlo. E neppure i cuori tenaci sono rimasti impassibili di fronte all’uscita di scena in carrozza: “Grazie, Sanremo. Grazie di tutto. Ti amiamo”.
Abbiamo paura per il Festival che sarà
Lì forse abbiamo capito che ci attende l’ignoto, perché Amadeus ci ha talmente fatto riaffezionare a Sanremo che ora abbiamo paura per lui, per il Festival. Che ne sarà? Chi ci sarà? Saprà fare di meglio? O almeno saprà non rovinare tutto? Non vorremmo essere nei suoi panni, chiunque egli sia.
Guarda che cos’hai fatto, Ama, guardalo: ci hai insegnato la sfiducia nel prossimo perché ci hai mostrato che difficilmente quel prossimo sarà migliore. E 6 anni fa, all’annuncio della scelta della Rai ricaduta su di te, chi se lo poteva aspettare? “Ah sì, Amadeus, bravo ma…”. E ora? Ora sei nella storia, con merito, come i grandi.
Un domani si parlerà di te come oggi si parla di Pippo e di Mike, e non conta il numero di Festival condotti, conta il percorso. Perché siamo convinti che ricostruire sia molto più complicato che costruire, ma tu lo hai fatto in modo impeccabile. Mai una parola fuori posto, sempre garbato nelle risposte, sempre pacato, sempre vero. Questo non lo dimenticheremo mai.
“I sogni son desideri” cantava la canzone mentre da quelle carrozza ci salutavi col tuo amico fraterno “Ciuri”; il sogno, ora, è che un domani tu decida di tornare a regalarci altri Festival come gli ultimi 5, perché sappiamo che ci mancherai. Ci stai già mancando.
Grazie, Ama, persona vera in una tv sempre più finta.