L’ufficialità è arrivata nei giorni scorsi: Amadeus condurrà di nuovo Sanremo, lo farà anche nel 2022 per il terzo anno consecutivo nonostante avesse sempre smentito questa possibilità. Evviva! Squillino le trombe e suonino i tamburi! Sì, siamo tutti felici per la conferma di Amadeus, persona e presentatore che stimiamo e al quale finalmente viene riconosciuto il reale valore. Però c’è un però. E Fiorello?
Quando lo scorso giovedì abbiamo dato la notizia su Instagram, tra i vari commenti dei nostri followers c’era proprio questa domanda: “E Fiorello?”. Dobbiamo ammettere che questo interrogativo ce lo siamo posti anche noi ed è un vero peccato che a distanza di giorni tutto taccia ancora.
Amadeus ha bisogno di Fiorello per Sanremo 2022, ecco perchè
Doverosa premessa: Amadeus è bravissimo e non deve di certo a Fiorello il merito della sua carriera, della sua professionalità e dei suoi successi. Tutto ciò che ha ottenuto lo ha ottenuto da solo, con tanta gavetta, qualche caduta e tanto, tantissimo impegno. Dunque la nostra richiesta di un tris anche per Fiore non è assolutamente mossa per screditare le capacità di Ama e questo ci teniamo a sottolinearlo fortemente.
È chiaro però che questa premessa non deve, dall’altra parte, screditare Rosario Fiorello facendolo passare per una spalla decorativa di poca sostanza. Fiore la sostanza ce l’ha eccome! E non siamo di certo noi a doverlo ricordare ai nostri lettori, dunque inutile stare qui a elencare i suoi successi e a sciorinare i suoi talenti.
Ciò che è sotto gli occhi di tutti è che entrambi – Ama e Fiore – abbiano reso più scanzonato il festival della canzone (ci perdonerete il gioco di parole) regalandogli un’atmosfera più familiare sì, ma soprattutto più amichevole e meno impostata.
Se pensiamo alle ultime due edizioni di Sanremo, la prima sensazione che ci viene in mente è la naturalezza, una scioltezza nei vari passaggi che raramente si era vista negli anni precedenti. E se si inciampa o si fa una gaffe non è la fine del mondo, ci si ride sopra e si va avanti. Ecco! Solo con questa spontaneità si può far sentire il pubblico meno distante anche se i sediolini dell’Ariston sono vuoti. Sanremo è stato una spremuta di realtà, non di ipocrita finzione che mostra solo il bello e la perfezione (solo emulata, mai raggiunta).
E tutto ciò è stato possibile perché sul palco c’erano a orchestrare il tutto (non ce ne vogliano Peppe Vessicchio e gli altri maestri) due amici, due grandi amici prima che due uomini di spettacolo: Ama e Fiore, Fiore e Ama. Ognuno sapeva di poter contare sull’altro, ognuno ha potuto lavorare con più tranquillità perché si sentiva a suo agio con un amico accanto, pronto a dargli sostegno. Tutto questo, vi assicuriamo, nelle case degli Italiani è arrivato e – nonostante le sempiterne critiche – ha funzionato alla grande.
Noi lo sappiamo già che in questi giorni il cellulare di Fiorello sta continuando a squillare ininterrottamente e che dall’altro capo della cornetta c’è un amico col pizzetto e un naso pronunciato che attende con ansia e non demorde, sperando che anche quest’anno – come lo scorso – la voce risponda: “E va bene, mi hai fregato anche stavolta, accetto”. Ad aspettare non c’è solo lui, ci siamo tutti noi, perché qui non si tratta di minestre riscaldate ma di amicizia, e siamo fermamente convinti che le cose se fatte da soli possono essere belle, ma fatte con gli amici – quelli veri – diventano uniche. Anche se per la terza volta, perché del bello non si è mai sazi.