Ospite della trasmissione “20 anni che siamo italiani” assieme a Vanessa Incontrada e Gigi D’Alessio aveva dichiarato “20 anni fa in Rai non mi volevano“. Eppure oggi ogni sua interpretazione riscuote grandi consensi tanto da essere diventato una garanzia di successo. Stiamo parlando dell’attore Alessio Boni che dopo aver interpretato Enrico Piaggio è pronto a tornare in tv nei panni di Giorgio Ambrosoli nella docufiction “Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio“. Un omaggio a 40 anni dalla sua morte alla memoria di questo grande uomo che ha preferito mettere la legalità e il senso di responsabilità davanti alla sua stessa vita. In questa intervista, rilasciata in esclusiva a SuperGuida Tv, Alessio oltre a rivelarci la sua iniziale reticenza a prendere parte a questo progetto, ci ha svelato quali sono per lui gli esempi di coraggio da seguire nella società odierna.
Intervista Esclusiva ad Alessio Boni
1) Alessio, cosa ha significato per te interpretare Giorgio Ambrosoli?
“La personalità e la vicenda di Giorgio Ambrosoli erano di per sé delicate. Io sono di Bergamo e quando avvenne l’attentato anche se ero piccolo ricordo l’eco che la notizia ebbe in famiglia. Ne avevo sentito parlare da mio padre e da mia madre seppur molto di sfuggita. Si capiva però che era stato un signore che faceva il suo lavoro e che era stato ucciso dai cattivi. Non sapevo altro di questa vicenda, devo essere sincero. Quando una volta a Palermo parlai di Giorgio Ambrosoli poche persone sapevano chi fosse e non parlo solo di giovani ma anche di persone della mia stessa età”.
2) Hai accettato subito la proposta della Rai o ci hai pensato su?
“Quando mi è arrivata la proposta di interpretare Giorgio Ambrosoli avevo altri impegni e non sapevo se accettare o meno. Il direttore di Rai Fiction Tini Andreatta mi ha chiesto di leggere bene la sceneggiatura e di parlarne con Alessandro Celli. Non volevo farlo perché in quel momento c’era troppa carne al fuoco. Ho letto poi il libro di Umberto, il figlio di Giorgio, e quello di Staiano e da quel momento mi sono convinto. Mi ha colpito la semplicità e la normalità di un essere umano che faceva l’avvocato assolvendo ai suoi doveri. Giorgio Ambrosoli è un esempio di coraggio. Mi ha dato una bellissima lezione di etica. La verità a qualcuno fa male ma a chi vuol essere libero rende ancora più libero. Ringrazio chi ha insistito perché io non l’avrei fatto”.
3) Prima di te in questo ruolo si sono avvicendati altri due attori come Fabrizio Bentinvoglio e Pierfrancesco Favino. Ti era capitato di vedere le loro prove?
“Non avevo visto né il film né la serie TV ma ho recuperato la visione proprio per interpretare questo ruolo. Non ho pensato alla dinamica del documentario ma ho cercato di essere più vicino possibile a Giorgio Ambrosoli. E’ stato un uomo che ha toccato il marcio più di tanti magistrati e poliziotti senza averne paura. La sua figura oggi più che commuovere dovrebbe regalare una iniezione di positività e di fiducia perché ti dà un barlume di speranza. Ho incontrato molte persone intelligenti nella mia vita e continuo ad incontrarne ma non erano ironiche. Non ho mai incontrato però una persona ironica che non fosse anche intelligente”.
4) Chi sono secondo te oggi gli esempi di coraggio nella società odierna che potremmo paragonare alla grandezza di Giorgio Ambrosoli?
“Ce ne sono tantissimi. Te ne posso citare però un paio. Credo che sia il momento di sottolineare quanto valga la donna e nel 2019 un posto d’onore meritano Greta Thurnberg e Ilaria Cucchi. Dieci anni fa la prendevano in giro per aver osato sfidare l’Arma dei Carabinieri e oggi invece il suo coraggio è stato importante per rendere giustizia alla memoria del fratello”.