Air Force One Down, la recensione dell’action-movie (no spoiler)

Air Force One Down

L’agente segreta Agnes Miles, nipote del capo dei servizi segreti americani, viene reclutata proprio da cotanto zio per entrare a far parte del team di sicurezza incaricato di proteggere il giovane Presidente neo-eletto, Edwards. Nel frattempo in un fittizio Paese dell’Europa dell’Est, tale Astovia, un leader rivoluzionario, il generale Rodinov, si scaglia contro il governo democraticamente eletto, prossimo a firmare un accordo energetico già predisposto in precedenza con gli Stati Uniti.

In Air Force One Down, Edwards e gli uomini incaricati della sua incolumità si trovano a bordo dell’aereo presidenziale, diretti proprio in quella sperduta nazione dove avrà luogo il trattato, quando alcuni dei passeggeri ospiti si palesano per quello che sono, ovvero dei terroristi agli ordini di Rodinov. Toccherà allora ad Agnes prendere in mano la situazione per salvare lo chief-in-commander dalle mire del dittatore.

Air Force One Down, recensione: tra cielo e terra

Un’eroina tutta d’un pezzo, biondissima e tostissima, il cui senso patriottico va di pari passo con l’attrazione per quell’affascinante Presidente, non soltanto anch’esso aitante e combattente ma anche incredibilmente single, senza first-lady quale possibile scocciatura. Sembra una barzelletta ma a un certo punto il legame che si crea tra questi due personaggi prende sempre più campo, contaminando quell’anima action che cerca di guardare ai moderni cult del filone senza troppa ispirazione.

Ecco così che agli ormai abusati slow-motion si aggiunge anche un ormai immancabile piano sequenza, con la Nostra che affronta a mani nude e con armi da fuoco decine di scagnozzi nemici, implacabile e determinata nella sua improbabile missione in terra nemica, fino ad un epilogo nel quale si aggiunge un superfluo colpo di scena ben più che evitabile.

Un cast sprecato

E soprattutto questo Uomo al Comando non ha certo il carisma di Harrison Ford, che in un film prototipo come Air Force One (1997) si divertiva un sacco a sfidare i cattivi in prima persona. Peccato che qui, come sottolinea anche il discorso enfatico sullo scorrere dei titoli di coda, sceneggiatura e relativa messa in scena si prendano dannatamente sul serio, con tanto di digressioni geo-politiche che lasciano il tempo che trovano e ancora una volta gli Stati Uniti come salvatori del mondo.

In questa narrazione improbabile si è inoltre sprecato un interprete di grande talento come il croato Rade Šerbedžija, indimenticato protagonista dello splendido Prima della pioggia (1994), qui ridicolizzato nelle vesti di un villain involontariamente caricaturale.

E allo stesso modo Anthony Michael Hall nei panni dello zio non ha alcuna ragione d’essere, giacché dei personaggi e del loro destino finisce per importare poco o nulla non appena compresa la linearità dell’approccio, troppo elementare e dozzinale per risultare anche appassionante.

Il film è disponibile nel catalogo di Paramount+, nella top 10 dei film più visti.

Conclusioni finali

Una coraggiosa agente speciale entra a far parte del team di sicurezza del presidente degli Stati Uniti e si trova subito impegnata in una pericolosa missione quando l’Air Force One viene dirottato da alcuni terroristi, facenti capo al leader ribelle di un immaginario Stato dell’Est Europa.

In Air Force One Down, come già fa presagire la sinossi, tutto è derivativo oltre misura e non si può nemmeno far forza sull’arma dell’autoironia, qui del tutto assente. Un paio di discrete sequenze d’azione non riescono a cancellare le enormi falle di una sceneggiatura inconsistente e improbabile, dove tutto accade per caso e la distinzione tra buoni e cattivi è talmente netta da suscitare involontaria ilarità.

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