Dopo il film, arriva la serie tv. Gabriele Muccino aveva spesso ripetuto che “A casa tutti bene” era quello che meglio si prestava per essere trasposto in un prodotto televisivo. Tre anni dopo quel successo cinematografico, Gabriele Muccino ha deciso di misurarsi con la serialità televisiva e il risultato è sorprendente. Avevamo visto in anteprima alla Festa del Cinema di Roma i due episodi della serie.
L’Intervista a Gabriele Muccino
Rispetto al film, Gabriele Muccino ha deciso di virare verso il genere crime. Noi lo abbiamo video intervistato in esclusiva e proprio a tal proposito, il regista ci ha raccontato qualcosa in più su questa scelta: “Era da un po’ che volevo orientarmi sulla perdita di senno e il black out della coscienza che può sfociare anche in un crimine. Ho provato una forte fascinazione nell’addentrarmi in questo labirinto mentale. Insieme agli sceneggiatori ci abbiamo lavorato tanto che questo elemento diventa preponderante nella serie e lo sarà ancora di più nella seconda stagione”.
Gabriele Muccino ci ha spiegato poi com’è cambiato il suo modo di lavorare rispetto al film: “L’approccio è rimasto invariato perché ho pensato alla serie come fosse un film. Ho adottato infatti il linguaggio cinematografico. La sfida è stata quella di cercare attori di talento che si sovrapponessero a quelli del film senza imitarli perché altrimenti sarebbe stato infelice. Mi ha colpito la chimica che si è creata sul set e che ha portato poi a creare questo tessuto familiare. La serialità mi ha permesso di esplorare al meglio le pieghe dell’umanità per capire l’origine dei traumi e delle sofferenze dei personaggi. Tendiamo spesso a giudicare le persone per quello che ci danno ma senza mai indagare perché il rancore o l’invidia o la possessività siano così forti”.
In questi anni, molti registi ci sono cimentati con la serialità televisiva. La scelta di Gabriele Muccino potrebbe però far pensare ad un atteggiamento di diffidenza nei confronti del mondo cinematografico. Ricordiamo infatti che il regista si era mostrato polemico dopo le candidature ai David di Donatello decidendo poi di abbandonare la giuria.
A tal proposito, gli abbiamo chiesto se si sia sentito ostracizzato dal mondo cinematografico: “Non mi sono mai sentito ostracizzato. L’ultimo film che ho fatto “Gli anni più belli” è uscito a febbraio 2020 ed è stato fermato a causa della pandemia. Si è creato qualche problema per la fruizione del film nelle sale. In realtà ho iniziato a pensare alla serie mentre giravo proprio quel film. Quando abbiamo iniziato a girare la serie eravamo in piena emergenza sanitaria. Un giorno abbiamo girato a Roma durante il lockdown e non sulle strade non c’era nemmeno un’automobile. Ce la siamo cavata però rispettando i protocolli anche se non è stato facile”, ha ammesso Muccino.
A casa tutti bene, parlano Francesco Scianna, Simone Liberati e Silvia D’Amico
Nel cast della serie figurano Francesco Scianna, Simone Liberati e Silvia D’Amico. I tre interpretano i figli di Alba e Pietro Ristuccia, titolari di un noto ristorante nel cuore di Roma. Li abbiamo video intervistati in esclusiva e anche loro ci hanno raccontato qualcosa in più sui loro personaggi. Francesco Scianna sorride davanti all’obiettivo e su Carlo, il suo personaggio, rivela: “Credo che di base l’ambizione nasca da una mancanza. Carlo coltiva l’ambizione per colmare un vuoto familiare. Lui vuole dimostrare al padre ciò che vale a prescindere a ciò che ha ereditato da lui. Il sogno di dar vita ad un suo progetto imprenditoriale è viziato per alcune dinamiche discutibili che lo porteranno al fallimento. Carlo rimane imprigionato e imbrigliato. Non riesce a rompere del tutto le catene che lo tengono legato alla famiglia”.
Sara Ristuccia è una donna fragile che deve fare i conti con i tradimento del marito. Silvia D’Amico perdonerebbe mai un tradimento? L’attrice ci ha confidato: “Non so se nella vita perdonerei mai un tradimento. Ogni relazione è diversa dall’altra e bisognerebbe trovarsi a vivere determinate situazioni. Sara non si accorge subito del tradimento del marito. Quando lo scoprirà, Sara esploderà ma mancandole la terra sotto i piedi deciderà di ribellarsi”.
Simone Liberati veste i panni di Paolo, l’altro figlio dei Restuccia. Il giovane torna dall’estero dopo aver fallito il sogno di diventare uno scrittore e decide di riscattarsi come padre. Simone ci ha parlato di quanto oggi sia diverso fare e essere un padre: “Non è difficile né fare né essere un padre. Fare il padre non ti obbliga a dettare regole, a diventare autoritario o ad essere rigido. Il mio personaggio ha un rapporto complicato con la genitorialità. Recuperare il rapporto con il figlio si rivelerà difficile. Paolo proverà a ritrovare un equilibrio ma non ci riuscirà”.
Il focus della serie è la famiglia. In conclusione, abbiamo chiesto a a Francesco, Simone e Silvia se nelle loro vite la famiglia è stata più un terreno di scontro o di confronto. Silvia D’Amico ha ammesso di aver incontrato delle turbolenze durante il periodo dell’adolescenza: “E’ stato un rapporto di scontro totale. Crescendo poi le cose sono cambiate”.
Simone Liberati ha una visione più pessimista: “Le famiglie sono tutte conflittuali. Il confronto con la figura paterna e materna è molto potente”. Francesco Scianna ha elaborato la conflittualità in maniera diversa dal suo personaggio: “Il rapporto conflittuale c’è stato ma si è manifestato in sordina. Ci ho lavorato tanto. Sono curioso di capire cosa succederà ora”.
La serie “A casa tutti bene” è pronta a sbarcare su Sky dal 20 dicembre e sarò disponibile anche in streaming su NOW. La sigla è cantata da Jovanotti alla terza collaborazione con Muccino dopo il grandissimo successo di “Baciami ancora” e “L’estate addosso” ed è intitolata proprio “A casa tutti bene”.