Arriva nel cinema l’11 novembre “3/19” il nuovo film di Silvio Soldini che ha per protagonista una bravissima Kasia Smutniak. Kasia interpreta Camilla, una donna in carriera e di successo, la cui vita viene stravolta da un incidente in cui perde la vita un giovane migrante. Nessuno reclama il suo corpo e Camilla cercherà di mettersi alla ricerca della verità restituendo dignità a quel giovane rimasto senza identità.
Un film che potremmo definire politico anche se il regista tiene a prendere le distanze da questa etichetta. Noi di SuperGuida TV abbiamo video-intervistato in esclusiva il regista Silvio Soldini e l’attrice Kasia Smutniak.
“3/19”, intervista a Kasia Smutniak e Silvio Soldini
Kasia ci ha parlato del suo personaggio. In particolare le abbiamo chiesto se Camilla sia animata da un senso di colpa o dallo spirito di umanità. L’attrice ci ha risposto: “Camilla è animata da un istinto. E’ un processo irreversibile che è iniziato dentro di lei anche se non ne comprende i motivi. Camilla è animata da questo cambiamento. Sicuramente, prova un senso di colpa. In seguito a quell’incidente, scoprirà se stessa”.
Kasia ha raccontato di aver scoperto, durante la lavorazione del film, un mondo per cui non aveva provato mai particolare interesse: “Mi riferisco al mondo dell’alta finanza. Non lo conoscevo prima e ne sono rimasta affascinata. E’ un mondo che finora è stato poco raccontato nel cinema se non attraverso i soliti clichè. Mancava uno sguardo femminile. Camilla si muove in un ambiente pressoché maschile e dimostra di essere una donna capace”.
Le abbiamo chiesto poi un’opinione in merito al tema dell’accoglienza dei migranti in Europa. L’attrice si è fatta in questi anni paladina di tante battaglie tanto che di recente è tornata in Polonia per manifestare contro la gestione degli immigrati al confine con la Bielorussia. Kasia Smutniak ha precisato: “Non si sta facendo nulla purtroppo in tema di accoglienza. Il film racconta il percorso di una donna che elaborando un lutto personale ritrova se stessa. Il senso del film è racchiuso proprio nel titolo che allude al terzo morto non identificato dall’inizio del 2019. E’ una storia particolarmente attuale considerando che ancora oggi sono tantissime le persone senza un volto e senza una storia. Elaborando il lutto collettivo potremmo trovare noi stessi e la nostra umanità. Questo è un bellissimo messaggio che il film vuole lanciare”.
Il regista Silvio Soldini ha raccontato di come sia nata l’esigenza di portare questa storia sul grande schermo: “Sono partito da un’idea. Non sapevo se il personaggio principale sarebbe stata una donna o un uomo. Ho immaginato però che la vita del personaggio potesse subire uno stop improvviso. Infatti, Camilla viene coinvolta in un incidente in cui muore un giovane migrante. Da quel momento, la sua vita non riesce più a ripartire e altri pensieri iniziano a prendere spazio nella sua mente”.
Un film in cui viene sottolineata anche l’importanza degli effetti personali. Il migrante non viene identificato e di lui vengono trovati solo alcuni oggetti. A tal proposito, Silvio Soldini ha dichiarato: “Camilla cerca di trovare un nome al ragazzo morto. Inizia così un’indagine che la porterà ad attraversare e conoscere nuovi mondi. Questi oggetti le permettono poi di sviluppare nuove conoscenze. Credo che questa sia una particolarità del mio modo di fare cinema. Mi ritrovo sempre a lavorare con delle cose che si trasformano poi in un simbolo”.
Silvio Soldini scansa la definizione di film politico: “Definirlo solo un film politico lo trovo riduttivo. C’è anche questa parte ma non è solo quello. E’ un film che racconta la capacità di questa donna di aprirsi ad un cambiamento interiore e alla possibilità di guardare la vita con un altro sguardo. Camilla condivide poi con la figlia adolescente un lutto non ancora elaborato. Da questo punto di vista, si può parlare di una rinascita”.
“3/19” è un film che nasce da un’indagine accurata della realtà. All’inizio il film sembra virare verso il thriller psicologico ma poi, complice il tema sociale, sfocia nel drammatico suscitando interessanti spunti di riflessione. Una storia che fa riflettere sulle morti dei migranti nel Mediterraneo e che può regalare una rinnovata coscienza a chi ancora oggi crede nelle distinzioni tra morti di serie A e morti di serie B.