Il gattino randagio Beckett viene adottato da Rose, una studentessa specializzata nello studio delle api, e diventa adulto crescendo nell’agio della sua casetta in campagna. Un giorno la padrona riceve la visita del suo ex fidanzato Larry, con il quale incomincia a condurre delle ricerche su un recente fenomeno che ha visto la morte di numerose api. Beckett è geloso del nuovo arrivato e fa di tutto per farlo andare via, salvo ritrovarsi in tal modo a perdere la sua nona e ultima vita.
In 10 Lives – Un gatto fortunato, il protagonista si ritrova nell’aldilà per animali gestito da Grace, la quale impietosita gli offre l’opportunità di far ritorno sulla Terra ancora una volta, seppure a condizioni assai differenti. In ognuna delle rinnovate nove vite a disposizione, avrà infatti le sembianze di un animale diverso. Beckett farà di tutto per farsi riconoscere da Rose anche in altra forma, cercando al contempo di aiutarla a smascherare il diabolico piano del subdolo Professor Craven.
10 Lives, la recensione: essere o non essere
Leggenda vuole che i felini più amati e più addomesticati siano dotati di ben nove vite e proprio da tal premessa parte questo film d’animazione trasmesso qualche giorno fa su Sky e disponibile nel catalogo di NOW. Una produzione indirizzata principalmente al pubblico dei più piccoli, pronti a essere trascinati nelle (dis)avventure di questo micio che suo malgrado si ritrova a reincarnarsi in altre specie, dando così il via ad una serie di gag sempre più paradossali.
Le varie trasformazioni vanno dal topo al cavallo, dal pesce allo storico nemico canino, all’insegna di una varietà pronta ad adattarsi al relativo contesto comico del momento. Va detto che a livello di originalità narrativa 10 Lives – Un gatto fortunato non presenta spunti effettivamente originali, limitandosi a un riciclo di idee e siparietti in una trama verticale che vede il solito cattivo di turno – poco carismatico – mettere i bastoni tra le ruote ai personaggi principali.
Tutto già visto
Canzoni ad hoc e un divertimento per tutta la famiglia si accompagnano a uno stile d’animazione 3D poco caratteristico, che segue pedissequamente modelli e design spesso sfruttati senza imporre figure memorabili, affidandosi a una frizzante palette di colori per cercare di innalzare la verve estetica e di nascondere diverse spigolature. Il regista Chris Jenkins, che aveva lavorato come effettista a grandi classici Disney come La bella e la bestia (1991), Aladdin (1992), Il re leone (1994), Pocahontas (1995) e altri ancora, è al suo secondo lavoro dietro la macchina da presa dopo l’altrettanto modesto Peng e i due anatroccoli (2018), del quale condivide pregi e difetti.
Un intrattenimento semplice, anche gradevole soprattutto per i bambini, ma incapace di reggere il paragone con gli odierni cult del filone, sia a livello di impatto visivo che di semplicità narrativa, con l’ennesimo “percorso di formazione” questa volta raccontato tramite lo sguardo di un amico a quattro zampe fortunato e sfortunato al contempo.
Conclusioni finali
Un gattone che sta tutto il giorno a poltrire, trascorrendo le sue giornate a mangiare e dormire, si ritrova improvvisamente scosso dall’arrivo di una presenza estranea – il fidanzato della sua padrona – e proprio la gelosia gli sarà più volte fatale nella sua nuova ronda di vite messegli “generosamente” a disposizione dall’Alto.
Si cerca anche di rompere la quarta parete, con il voice-over del protagonista a interagire con chi guarda, e 10 Lives – Un gatto fortunato le tenta tutte per cercare di mantenere alto l’interesse su una storia fin troppo semplice e scontata. Un prodotto capace di divertire il principale target di riferimento, quello dei più piccoli, ma che esce con le ossa rotte qualora messo vicino ai moderni capolavori del genere.